La speranza potrebbe essere il frigorifero intelligente: quello che ricorda le date di scadenza del cibo in modo da evitare che venga facilmente gettato via perché dimenticato in fondo al ripiano. La crisi sta cambiando i comportamenti degli italiani, perché c’è meno da sprecare, ma non abbastanza da modificare alcune abitudini di spesa che portano facilmente allo spreco del cibo.
Un problema non solo dal punto di vista morale ma anche per l’impatto sull’ambiente – in termini di consumo di acqua e natura – del cibo prodotto e non consumato.
Questi alcuni dei temi al centro dell’odierna Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, istituita nel 2013 dal Ministero dell’Ambiente non solo per recuperare lo spreco alimentare ma anche per prevenirlo. Qual è la dimensione di questo fenomeno? Secondo il rapporto 2014 sullo spreco domestico realizzato da Waste Watcher – Knowledge for Expo in Italia vengono gettati nella spazzatura più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno. Una famiglia in media spreca circa 6 euro e mezzo a settimana, pari a 630 grammi di cibo settimanali che finiscono nel bidone della spazzatura. La consapevolezza degli italiani sta però cambiando, se è vero che “non sprecare” è l’appello che il 63% di loro rivolge al paese: l’Italia sembra più attenta agli sprechi, sa leggere meglio le etichette e controlla se il cibo scaduto è buono prima di gettarlo via (così dichiara a Waste Watcher l’81% degli italiani).
Anche Coldiretti, ad esempio, dice che sei italiani su dieci hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici nel 2014, anche se questo non ha impedito di gettare via 76 chili di prodotti alimentari l’anno. Secondo un’indagine Coldiretti Ixè, fra chi ha tagliato gli sprechi, il 75% fa la spesa in modo più oculato, il 56% usa gli avanzi di cibo nel pasto successivo, il 37% riduce le quantità acquistate, il 34% guarda con più attenzione le date di scadenza. Ma la crisi ha portato a una diminuzione degli sprechi oppure, semplicemente, si compra di meno?
Sostiene Silvia Biasotto, responsabile sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino: “Si spreca di meno perché c’è meno da sprecare. Si acquistano meno prodotti ma è anche vero che i consumatori italiani sono più attenti. Il vero problema dello spreco domestico (senza considerare le mense) deriva da cattive abitudini e dalla non conoscenza di alcune buone prassi, come quelle della conservazione del cibo. Secondo il sondaggio “E tu quanto sprechi a tavola” condotto da MDC – prosegue Biasotto – oltre il 46% del campione non controlla regolarmente le scadenze e circa la metà va al supermercato solo una volta a settimana a fare la cd “spesona”. Questa è una classica cattiva abitudine che non ci consente di programmare i menù e i consumi durante la settimana con il rischio di ritrovarci con prodotti freschi in scadenza o porzioni eccessive”.
Secondo il sondaggio realizzato da MDC si spreca ormai poco o raramente: otto consumatori su dieci hanno dichiarato di gettare raramente, o quasi mai, gli avanzi di cibo nella spazzatura. Si tratta soprattutto di verdura, avanzi di cibo cotto, frutta e pane. E anche se spesso si dà vita a nuove ricette, quasi un quinto (19,6%) del campione intervistato ammette di gettare nel cassonetto gli avanzi di pranzi o cene troppo abbondanti o non graditi. Oltre il 46% dei consumatori intervistati, fra l’altro, controlla le etichette solo quando deve consumare un prodotto: a quel punto potrebbe essere già tardi.
Nel frattempo qualche novità positiva si prospetta per la gestione degli alimenti invenduti. “Possiamo oggi annunciare – ha detto il presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal Ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo – che è finalmente in vista la semplificazione normativa per gli alimenti invenduti. Sarà una pietra miliare sul versante della lotta allo spreco alimentare, perché consentirà finalmente di favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, attraverso la semplificazione, razionalizzazione e armonizzazione del quadro di riferimento – procedurale, fiscale, igienico-sanitario – che disciplina il settore”.
Gli italiani intanto guardano alle nuove tecnologie e chiedono campagne di educazione contro lo spreco. Una nuova ricerca lanciata da Waste Watcher – Knowledge for Expo, l’Osservatorio dedicato ai temi dell’alimentazione, dell’agricoltura, dell’ambiente e della sostenibilità, attivato da Last Minute Market con Swg, si occupa proprio di tecnologia e spreco alimentare. Emerge che quattro italiani su cinque si dichiarano “incuriositi e soddisfatti delle tecnologie che possono favorire la riduzione e prevenzione dello spreco alimentare”. Una delle nuove frontiere è il frigorifero intelligente, capace di segnalare date di scadenza e di conservare meglio il cibo, ma è anche vero che ancora il 19% degli intervistati si dichiara impreparato di fronte alle nuove tecnologie. Per gli italiani, in maggioranza, i luoghi principali dello spreco alimentare sono mense, supermercati e ristoranti. Moltissimi chiedono una campagna di educazione sul tema sia per gli studenti che per i cittadini: lo chiede l’80% degli intervistati.
Lo spreco alimentare ha un impatto anche sulla biodiversità e sul clima. Spiega il WWF: “I dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources” realizzato dal Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel 2013, segnalano infatti che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti”.
Produrre cibo che non viene consumato e viene sprecato porta a sprecare risorse idriche: il consumo di acqua blu (acqua dolce prelevata dalla superficie o da falde acquifere e usata a scopi agricoli) legato allo spreco alimentare è di circa 250 km cubici, equivalenti al flusso annuale d’acqua del Volga oppure a tre volte il volume delle acque del lago di Ginevra. Ancora: il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra e rappresenta il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. Lo spreco insomma ha un peso anche sull’ambiente e sul consumo di natura. Secondo il WWF la responsabilità è sia del sistema produttivo (fino al 50% delle perdite totali di cibo arriva lungo la filiera) sia dei consumatori che “spendono in media 316 euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato”.
Sprecare cibo, insomma, è un danno per l’ambiente e per le tasche, senza contare la responsabilità morale insita nel gesto stesso di buttare via gli alimenti.
di Sabrina Bergamini – help consumatori – 5 febbraio 2015