In caso di apertura della procedura di infrazione con lettera formale inviata il 10 luglio venturo, si darà l’inizio ad un lungo percorso, che potrebbe richiedere anni prima di arrivare a una soluzione per tramite della Corte Europea. Giovedì scorso la Commissione Europea avrebbe dovuto riunirsi, in merito all’incontro circa una possibile procedura di infrazione contro il Regno Unito: al centro del contendere, i contestatissimi “Semafori” in etichetta nutrizionale. Ma l’incontro verrà spostato al prossimo 10 luglio.
E allora il vice presidente della Commissione Antonio Tajani- che aveva fortemente voluto la procedura- non sarà più al suo posto, in ragione del rinnovo della Commissione Europea.
Tajani sarà infatti eletto al Parlamento Europeo.
Non è poi chiaro cosa accadrà durante l’incontro del 10 luglio, e nemmeno è detto che sarà inviata notifica dell’infrazione alle autorità del Regno Unito. Un portavoce di Tajani avrebbe riferito che la decisione dovrà essere presa dall’insieme dei Commissari UE e con consulenza apposita dei servizi legali della Commissione.
Al cuore del dibattito infatti, l’appiglio normativo stabilito dalla normativa europea, che autorizzerebbe schemi nutrizionali aggiuntivi di tipo volontario a livello nazionale. Ma il condizionale è d’obbligo, in quanto la stessa norma prevede che le misure nazionali non dovranno in ogni caso arrecare danno al buon funzionamento del mercato interno, restringendo la circolazione di alimenti. Ed è proprio questo aspetto che è stato sollevato dal partito degli oppositori ai Traffic Lights: lo schema sarebbe discriminatorio per prodotti artigianali e ad alta connotazione agricola, poco trasformati, e tipici del patrimonio alimentare mediterraneo: non solo salumi ed insaccati, ma – pietra dello scandalo- niente meno che l’olio extravergine di oliva, campione dei condimenti considerati universalmente salubri.
La procedura
In base alle notizie filtrate, in caso di apertura della procedura di infrazione con lettera formale inviata il 10 luglio venturo, si darà l’inizio ad un lungo percorso, che potrebbe richiedere anni prima di addivenire ad una soluzione per tramite della Corte Europea. Infatti le autorità britanniche avranno due mesi per obiettare alla lettala della EC e solitamente tale percorso arriva a durare dai 2 ai 3 anni prima di una soluzione legale.
Mentre entro il 2017 la Commissione dovrà produrre un report per verificare il buon funzionamento di schemi volontari come quello inglese: con il rischio di essere sia parte in causa giudicata, che giudicante.
Il Regno Unito si è trovato ad adottare un rimedio così estremo come l’Hybrid Traffic Light per le grandi difficoltà in etichetta in ragione di livelli di obesità impressionanti, e con una mortalitàù annua di malattie cardiovascolari prevenibile stimata in almeno 70.000 all’anno. Ma la crescita di persone obese e in sovrappeso è sembrata inarrestabile negli ultimi anni, arrivando a sfiorare il 66% del totale della popolazione. Con necessità di correre ai ripari in tutti i modi.
I dubbi
Rimangono dubbi sul fatto che l’etichettatura in quanto tale possa portare, in ambito nutrizionale, a tanti benefici. Secondo un ben noto studio, osservando gli USA (che hanno obbligo di etichetta nutrizionale dal 1990, dal 1973 avendola volontaria), nei 24 anni successivi all’introduzione dell’obbligo i tassi di obesità sono cresciuti dal 14,5% al 30,1%. Un altro studio del 2013, avrebbe sottolineato che in presenza di indicazioni come “a basso contenuto di grassi” o “a basso contenuto di calorie” (simili agli orientamenti del Semaforo inglese dove corrisponderebbero a tanti bollini di colore verde) i consumatori sarebbero propensi ad aumentare la razione media. Con effetti esattamente contrari a quelli preventivati.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 24 giugno 2014