“Sementi, libero scambio tra agricoltori in Italia”. Appello in Europa: tutelare le diversità locali. La replica: così si torna al baratto
di Maurizio Tropeano. A Roma e a Bruxelles, oscurata dalla grande polemica sugli organismi geneticamente modificati, si sta combattendo la «guerra» sul commercio delle sementi. È una battaglia che si sta svolgendo a suon di interrogazioni e risoluzioni in nome della biodiversità e del libero scambio e che sta portando al sostanziale congelamento della proposta dell’esecutivo dell’Ue che vuole uniformare e rendere più omogenea la legislazione in materia di sementi e materiale riproduttivo.
L’altro giorno, infatti, la commissione agricoltura del Parlamento Europeo ha bocciato quel progetto, ma lo scontro sembra solo rinviato. «Il ritorno al baratto delle sementi non aiuta la biodiversità e nemmeno agevola la competitività», accusa Valeria Martino, vicepresidente di Assosementi. «La standardizzazione del mercato dei semi significherebbe ignorare le tante differenze e le molteplici realtà e potrebbe determinare effetti pesanti sulla biodiversità europea, producendo un livellamento della varietà», replica l’onorevole Susanna Cenni.
La deputata del Pd è la prima firmataria del documento approvato all’unanimità dalla commissione agricoltura della Camera dei deputati che impegna il governo italiano, soprattutto nel semestre di presidenza, a mettere in campo tutte le iniziative utili a tutelare il libero scambio delle sementi tra gli agricoltori e la loro «non brevettabilità a tutela della biodiversità». Assosementi, invece, denuncia le strumentalizzazioni e il clima da campagna elettorale in vista del voto dellle europee del 25 maggio e si dice convinta che «una pausa di decantazione non potrà che favorire una più distesa e ponderata ripresa dell’esame della proposta».
Facciamo un passo indietro. L’Ue ha lavorato a lungo ad una nuova legislazione per sementi e materiale riproduttivo con l’obiettivo di uniformare e rendere più omogenea la legislazione. Il 6 maggio del 2013 la Commissione Europea ha presentato la proposta di regolamento con apposite deroghe relative «al materiale riproduttivo vegetale destinato a un mercato di nicchia» e anche regole specifiche per le «antiche varietà tradizionali». Secondo Cenni, però, «questi provvedimenti non sembrano sufficienti a tutelare le specificità locali e la biodiversità agricola italiana». Il timore è che la nuova legislazione «invece di migliorare le regole sulla commercializzazione dei semi aumenti le difficoltà per gli agricoltori e che si creino precedenti in materia di brevetti». Da qui il pressing bipartisan sul governo e la soddisfazione per la bocciatura del progetto di Bruxelles.
Assomenti che non nasconde le perplessità e la mancanza di chiarezza della proposta bocciata va all’attacco di chi «ritiene che l’assenza di regole, e dunque lo scambio delle sementi senza regolamentazione, possa salvaguardare meglio la biodiversità e l’ambiente o garantire competitività alla produzione agricola».
La Stampa – 16 febbraio 2014