In relazione alla riduzione dell’impiego di antibiotici nell’allevamento animale, le commissioni riunite Agricoltura e Sanità nella seduta di mercoledì 2 marzo hanno concluso l’esame, con l’approvazione duin una risoluzione. Il documento è stato adottato con il parere favorevole del sottosegretario di Stato per la salute Vito De Filippo e del vice ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero. Relatori sono stati i senatori Piero Aiello e Leana Pignedoli per le rispettive Commissioni. La risoluzione approvata in Senato fissa le linee strategiche dell’uso di antibiotici negli allevamenti nazionali. Un documento programmatico importante che delinea il piano pluriennale dell’Italia per tradurre i principi in azioni e soluzioni. Nell’atto viene sottolineato che in Italia non esiste ancora una visione organica e condivisa della problematica e le azioni esistenti appaiono isolate e riservate ad alcuni specifici settori.
Sia il ministero della Salute che quello delle Politiche agricole sono chiamati a svolgere un ruolo sinergico sul fronte sanitario e produttivo. Nel contesto della nuova Pac saranno premiate azioni di carattere non solo produttivo ma anche di tipo sanitario.
Il fulcro del problema non è il divieto dell’impiego di antibiotici in zootecnia, bensì l’adozione dell’approccio basato sul “buon uso” o “uso consapevole”, per questo si rende indispensabile la messa a punto di protocolli mirati di intervento volti a supportare gli operatori in uno sforzo di riorganizzazione delle proprie procedure operative, sulla base delle direttive europee. Ferma restando la necessità di un utilizzo razionale e responsabile degli antibiotici, l’approccio al tema delle cure per gli animali negli allevamenti non può non tenere conto di una opportuna diversificazione a seconda del contesto territoriale di riferimento e delle differenti esigenze. La risoluzione aggiunge che l’impiego di antibiotici in Italia si concentra principalmente su alcune specie animali e su particolari tipologie di allevamento.
La risoluzione impegna il Governo:
a promuovere e sviluppare, attraverso politiche adeguate e condivise, un sistema di allevamento italiano che faccia un uso migliore e responsabile dei presidi sanitari in generale e degli antibiotici in particolare, riducendone l’impiego in termini quantitativi, anche mediante l’introduzione di indici quantitativi, di portata oggettiva, della salute degli animali allevati, ed attuando una attenta selezione dei principi attivi da utilizzare e delle diverse modalità di utilizzo;
ad adottare le necessarie iniziative che, in un’ottica di prevenzione della salute umana, mettano al centro il benessere degli animali allevati e ne garantiscano condizioni di vita adeguate, in relazione all’esigenza di tener conto della trasmissibilità delle malattie all’interno degli allevamenti, attaverso scelte volte a incentivare l’incremento di allevamenti al pascolo o semi-pascolo nelle zone di montagna, dove gli ambienti e gli spazi lo permettono;
a sostenere, attraverso incentivi coordinati di carattere nazionale e territoriale, il processo di miglioramento degli allevamenti intensivi, più a rischio di trasmissibilità delle malattie, con adeguamenti di spazi e miglioramenti delle condizioni ambientali rispondenti alle esigenze degli animali, coerenti con gli standard europei già assunti , dal punto di vista normativo e delle buone pratiche già diffuse in gran parte del Paese;
a promuovere, secondo un approccio di natura zootecnica, tutte quelle pratiche atte a finalizzare meglio e quindi ridurre la necessità d’impiego del farmaco, secondo una visione moderna della zootecnia basata sullo studio di strategie che rendano gli animali più resistenti all’insorgenza delle malattie, sviluppando una “zootecnia di precisione”, basata sulla migliore coscienza dei fabbisogni degli animali allevati nel nostro territorio;
ad adottare un piano nazionale pluriennale già a partire dal 2016, basato sull’implementazione della road-map europea, che preveda azioni disegnate considerando le peculiarità delle filiere produttive in termini di organizzazione ed integrazione con l’industria, con la finalità di promuovere un approccio zootecnico. In particolare, detto piano dovrà incentrarsi sulla necessità di: prevenire le infezioni batteriche e la loro diffusione; sviluppare trattamenti alternativi agli antibiotici; promuovere ricerca ed innovazione; migliorare la comunicazione, l’educazione e la formazione, oltre a creare un percorso condiviso tra Istituzioni e rappresentanti delle filiere, che porti a declinare questi quattro punti in azioni utili a promuovere nuove conoscenze e modelli applicati basati sull’approccio ad una zootecnia di precisione, quale elemento fondante per migliorare la sostenibilità delle filiere zootecniche come punto centrale per mantenere la competitività del made in Italy sul mercato internazionale. Un primo passo potrebbe essere l’inserimento di indicazioni specifiche già nelle linee guida o nei requisiti per i regimi nazionali di qualità certificati per le filiere zootecniche e/o nelle Linee programmatiche di settore;
ad attribuire importanza al rispetto, da parte degli allevatori, di quanto contenuto nella linea guida “Biosicurezza e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia” emanata dal Ministero della salute del febbraio 2012, e a tal fine definire una misura tipo a livello nazionale, finalizzata anche alla riduzione del consumo di antibiotici in allevamento, che le Regioni e Province autonome possano inserire nei Psr 2015-2020;
ad affiancare le linee strategiche con misure nazionali e regionali che stimolino i produttori ad adottare le tecnologie adeguate a perseguire i fini della strategia nazionale, così da accelerare il processo di ammodernamento delle filiere e il raggiungimento degli obiettivi stessi;
a porre in essere efficaci misure nella direzione del rafforzamento delle attività di vigilanza e di contrasto degli illeciti nel settore agro-alimentare, in un processo di semplificazione e coordinamento tra gli enti competenti, anche con riguardo alle problematiche connesse agli approvvigionamenti on line di medicinali, assegnando il dovuto rilievo allo strumento della ricetta elettronica, che anche nel settore veterinario potrebbe fornire un contributo prezioso alle attività di controllo ed alla tracciabilità;
ad assicurare un adeguato impulso finalizzato a rafforzare l’informazione sulla filiera produttiva, così da porre il consumatore in condizione di effettuare scelte consapevoli, evitando l’acquisto di prodotti derivanti da allevamenti che non offrono adeguate garanzie e che ricorrono a metodologie caratterizzate da eccessiva intensività.
Fonte Senato – 4 marzo 2016