“Senza tagli addio agli sgravi fiscali”. Il ministro Padoan al Parlamento, ma anche all’esecutivo. Cottarelli: dalle partecipate risparmi per due miliardi
di Paolo Baroni. Parlava ai deputati, ma il messaggio era (anche) rivolto ai colleghi ministri. Ieri alla Camera si è svolta l’informativa urgente del ministero dell’economia Pier Carlo Padoan, «sugli interventi in materia di revisione della spesa pubblica alla luce degli attuali vincoli di bilancio».
Ed il responsabile del Tesoro, oltre a ricordare, che le decisioni sulla spending review, come pure la decisione sull’allocazione delle risorse che si liberano, «è compito del governo» e non certo dei tecnici, ha rinfrescato a tutti la memoria sulla tagliola che scatterà di qui a fine anno se la «spending» non decollasse.
Per conseguire gli obiettivi di finanza pubblica la legge di stabilità 2014 prevede infatti una «clausola di salvaguardia», che scatta automaticamente. Una di queste clausole riguarda le detrazioni fiscali. Questo vuol dire che se il governo entro fine anno non riuscirà a ridurre la spesa pubblica e incrementare il gettito in linea con i target di bilancio sarebbe costretto a tagliare le cosiddette «tax expenditures». In altre parole ad aumentare le tasse.
Ovviamente c’è l’impegno dell’esecutivo per evitare che questo scenario si materializzi. Ma per questo occorre raggiungere i target indicati per la revisione della spesa: 4,5 miliardi per quest’anno, 17 il prossimo e 32 nel 2017. Anche perchè il taglio delle detrazioni (vedere articolo in basso), che scatterebbe il 15 gennaio con la semplice adozione di un decreto della Presidenza del Consiglio, può essere molto doloroso: si parla infatti di 3 miliardi di minori sconti nel 2015, 7 nel 2016 e 10 nel 2017. Venti miliardi di tre anno, su un totale di 260. Prospettiva che già ora fa imbufalire i sindacati. «Abbiamo perso molti mesi in chiacchiere – ha dichiarato ieri a Skytg24 il leader della Cisl, Raffaele Bonanni – l’economia è stata abbandonata e se ora pensano di tagliare le detrazioni saremo in prima linea per organizzare iniziative fortissime».
Padoan, nel suo intervento, ha anche spiegato che la revisione della spesa «è e resta al centro della strategia del governo. È indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e della sostenibilità delle finanza pubblica». Quindi ha spiegato che difficilmente si procederà coi tagli lineari, «perchè sono incoerenti con la logica stessa di revisione della spesa». E infine ha difeso il bonus da 80 euro («è prematuro abbandonarsi a valutazioni sull’impatto dell’introduzione del bonus fiscale a soli tre mesi dall’effettiva ricezione da parte della famiglie», assicurando che con la prossima legge di stabilità questa misura, «che deve essere credibile e permanente per produrre effetti significativi sulle decisioni delle famiglie e gli investimenti delle imprese», sarà finanziata con misure di carattere strutturale.
La spending review «va avanti», ha assicurato a sua volta il commissario Cottarelli in quella che probabilmente è stata la sua ultima audizione parlamentare. Ieri pomeriggio «Mr. Spending» ha inviato al Comitato interministeriale il suo rapporto sulle società partecipate locali, che in tre anni devono scendere da 8000 a 1000 per assicurare a regime risparmi per circa 2-3 miliardi di euro. Quindi ha annunciato per il 10 settembre il rapporto sulle sedi territoriali delle Regioni e dieci giorni dopo quello sulla digitalizzazione. Inoltre ha sostenuto che se ci fosse la volontà politica si potrebbe chiudere, almeno coi i Comuni, l’accordo sui fabbisogni standard. E le dimissioni di cui tanto si parla? «Adesso io lavoro, continuo a lavorare – ha tagliato corto Cottarelli -. Ci sono cose importanti da fare…io mi concentro sul lavoro».
La Stampa – 8 agosto 2014