Il governatore del Piemonte: in questi anni è mancato dappertutto il rapporto fra spesa ed efficacia Ho chiesto chiarimenti ai tecnici. L’obiettivo è arrivare a un miglioramento progressivo dei conti
Non sale sulle barricate in difesa delle Regioni ma neppure si avventura in giudizi sui bilanci presentati negli ultimi anni dai colleghi governatori. Nell’ufficio di piazza Castello di Sergio Chiamparino, da mesi i conti del Piemonte vengono ai raggi x e le sorprese non sono mancate: bilanci delle aziende sanitarie in ritardo di anni, partecipate in perdita e personale in sovrannumero. La fotografia pubblicata ieri da Repubblica sui bilanci delle Regioni emersa dalle relazioni della Corte dei Conti, dice il presidente del Piemonte, richiede risposte che solo i responsabili di quei bilanci sono in grado di dare. «Ho chiesto ai tecnici della Conferenza delle Regioni di mettersi al lavoro per dare delle spiegazioni, vorrei tutti gli elementi necessari per approfondire le singole situazioni», dice con cautela.
Presidente Chiamparino, una fotografia piuttosto impietosa, non crede?
«Sono dati che si riferiscono al 2012, due anni fa. Peraltro analoghe relazioni le abbiamo viste sui ministeri e devo dire che le osservazioni mi paiono non così distanti. Al di là dei titoli dei giornali, ritengo molto utili i controlli della Regione, preziosi per individuare eventuali sacche di malfunzionamento che non nego ci possano essere. E anche differenze nei costi fra le Regioni. Queste verifiche offrono poi un altro vantaggio: il confronto fra il recente passato e il prossimo futuro permetterà di sottolineare il progressivo miglioramento dei conti».
Al di là di singoli errori o mancanze, i rilievi della magistratura contabile rivelano un’inquietante assenza di controllo da parte degli enti regionali. Crede si tratti di un giudizio eccessivamente severo?
«Penso che in questi anni sia mancato dappertutto il rapporto fra costi ed efficacia. In sostanza non è stata applicata la logica dei costi standard. Mi sembra questa la pecca più evidente. In effetti nelle Regioni dove questo è stato fatto i risultati si sono visti, tant’è che i rilievi non sono stati significativi ».
Ci sono situazioni, come quella della Calabria, dove la Corte dei Conti sostiene che non ci fosse alcuna consapevolezza sulle cifre presenti in cassa.
Come presidente delle Regioni era a conoscenza di problemi di questa gravità?
«Non sono in grado di dire cosa sia successo in Calabria o altrove. Posso parlare nei dettagli della situazione piemontese della quale mi assumo tutta la responsabilità anche se non c’ero. Nel merito, delle situazioni specifiche risponderanno coloro che hanno redatto i bilanci nel 2012. Quello che per il momento posso dire come presidente della Conferenza delle Regioni è che ho già chiesto ai tecnici della Conferenza di mettersi al lavoro con i tecnici delle diverse Regioni per chiarire “discrasie” come quelle riportate».
Parliamo del Piemonte. I rilievi della Corte dei Conti dicono che i prestiti del Tesoro concessi con il decreto Sblocca crediti per pagare i fornitori sono stati iscritti come debiti e non come anticipazioni di liquidità. Una strada seguita peraltro da altre Regioni italiane, almeno sulla sanità. In caso di pronunciamento negativo della Corte Costituzionale il disavanzo della Regione potrebbe sfiorare i 7 miliardi di euro. Un quadro sostenibile?
«Su questo potrò rispondere a tempo debito, ma certamente la risposta è che non sarà sostenibile. Se però la Consulta dovesse confermare quella valutazione, questo smentirebbe l’impostazione del ministero dell’Economia, perché mi risulta che l’assessore al bilancio della giunta Cota avesse firmato un contratto con il Mef. Con clausole poi contestate da alcune sezioni regionali di controllo della Corte. Non tutte la pensano allo stesso modo. Sarebbe dunque auspicabile un chiarimento normativo da parte del ministero: attendere la decisione della Corte Costituzionale significherebbe creare ulteriori insicurezze».
In Piemonte ha annunciato un piano drastico. Le tasse aumenteranno?
«Non toccheremo l’Irap, ma sarà inevitabile aumentare l’Irpef. Non vogliamo però penalizzare però i redditi più bassi, per i quali stiamo studiando anche una leggera riduzione del prelievo fiscale».
Prevede tagli ai costi della politica?
«Sono convinto che si debba fare e il nostro piano lo prevede. La nuova Costituzione prevede un adeguamento delle indennità dei consiglieri a quella del sindaco di città capoluogo, una riduzione del 35 per cento».
Repubblica – 4 novembre 2014