Un referendum preventivo tra i lavoratori prima della proclamazione di uno sciopero. L’effettività delle sanzioni economiche per chi viola la legge. I periodi di tregua dagli scioperi estesi ad eventi di rilievo nazionale ed internazionale, come l’Expo o il Giubileo. Per il presidente della commissione di Garanzia, Roberto Alesse, serve una «rivisitazione complessiva» della disciplina sugli scioperi nei servizi pubblici, a 14 anni dalla revisione della legge 146 del 1990, avvenuta in occasione del Giubileo con la legge 83 del 2000. Episodi come la protesta dei vigili che la notte di capodanno si finsero in massa malati, o lo stop della metro della capitale per la protesta di venerdì scorso alla quale hanno aderito sei macchinisti (ieri l’assessore ai trasporti, Guido Improta, ha spiegato che nove dipendenti Atac rischiano da provvedimenti disciplinari fino al licenziamento), evidenziano le lacune dell’attuale disciplina.
«Lo sciopero è un diritto costituzionale e nessuno intende comprimerlo – sostiene Alesse – ma occorre trovare un equilibrio con i diritti della collettività che talvolta vengono compromessi da proteste organizzate da esigue minoranze.
Serve anzitutto una verifica concreta della rappresentatività, anche facendo riferimento al Testo unico del 2014 firmato da sindacati e Confindustria. La proclamazione di uno sciopero va sottoposta ad un referendum tra lavoratori». Quella del referendum preventivo è una strada intrapresa da paesi come la Germania (dove serve il consenso del 75% dei lavoratori), la Gran Bretagna, l’Olanda, la Danimarca, per evitare che la collettività venga danneggiata da uno sciopero che ha adesioni minime.
Per Alesse, inoltre, serve una modifica ed un aumento dell’apparato sanzionatorio: «Attualmente la commissione di garanzia invita l’azienda a sanzionare i singoli lavoratori che hanno violato la legge, lasciando un ampio margine di discrezionalità all’azienda – spiega – che spesso si limita ad un semplice richiamino scritto. Bisogna, invece, tipizzare le sanzioni a carico dei singoli lavoratori che si astengono illegittimamente dal servizio, per recuperare l’effetto di deterrente. L’importo delle sanzioni andrebbe aumentato, in particolare quelle a carico delle aziende, visto che oscillano da 2.500 e 100mila euro, cifre irrisorie per i grandi gruppi». La commissione di Garanzia ha evidenziato che negli ultimi anni molti conflitti sono generati in settori come la pulizia, lo smaltimento o la raccolta dei rifiuti, da amministrazioni o enti che bandiscono le gare senza avere un’adeguata copertura economica, generando così il conflitto. Altra priorità per Alesse è «l’estensione delle franchigie», ovvero dei periodi di tempo in cui le parti si impegnano a non scioperare, «a eventi di particolare rilievo nazionale e internazionale come l’Expo, o il Giubileo».
La commissione di Garanzia circa un anno fa scrisse al Governo per proporre di lavorare ad una moratoria per Roma e Milano, dopo un lungo silenzio, nei giorni scorsi il ministro Graziano Del Rio (Infrastrutture e trasporti) ha rilanciato il tema. «Andrebbe anche recepito in una norma il principio che la fruizione del patrimonio artistico è servizio pubblico, almeno durante le franchigie, in modo da evitare casi come quelli della chiusura di Pompei, del Colosseo o gli Uffizi (poi scongiurato) che ci hanno fatto sfigurare nel mondo», continua Alesse. Più in generale, il presidente dei Garanti ritiene vada trasformata la Commissione in un’Autorità delle relazioni industriali con «forti poteri di mediazione preventiva per evitare l’insorgere del conflitto con interventi “a monte” della proclamazione dello sciopero». Oggi il ruolo di mediazione è esercitabile solo su richiesta esplicita delle parti, mentre per «prevenire le ragioni del conflitto l’Autorità dovrebbe pronunciarsi su controversie con lodi che abbiano potere vincolante per le parti» continua Alesse, che rivendica più poteri anche in tema di precettazione.
Il Sole 24 Ore – 23 aprile 2015