Servizi regionali verso lo smantellamento, mancati finanziamenti al Centro regionale epidemiologia veterinaria, addirittura l’ipotesi di smembrare il prestigioso Istituto Zooprofilattico delle Venezie, fiore all’occhiello della sanità veneta, sede di centri di referenza nazionale e internazionale. Ce ne è abbastanza per far pensare che quelli odierni siano momenti di grande incertezza per la veterinaria veneta. E non solo. «Si tratta di tanti e diversi segnali che si sono succeduti negli ultimi mesi e che stanno alimentando la nostra preoccupazione e il nostro disagio – spiega Roberto Poggiani, segretario regionale SIVeMP -. Quello che è certo è che tutti questi indizi, come tessere di un puzzle, sembrerebbero configurare un attacco concentrico alla veterinaria veneta, che finisce con l’essere sempre più emarginata».
«Atteggiamento – continua – che sarebbe inspiegabile da parte della Regione, visto che i servizi di tutela della sanità animale e della sicurezza alimentare hanno sempre rappresentato un punto di eccellenza per il nostro territorio».
Ma vediamo più nel dettaglio le singole vicende che si intrecciano. Il Crev (Centro regionale epidemiologia veterinaria) nasce nel 1990 con funzioni di studio e coordinamento delle attività di sorveglianza epidemiologica (tra l’altro su Bse e influenza aviaria). Il suo funzionamento è disciplinato da una convenzione stipulata fra Regione Veneto e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e viene garantito mediante un finanziamento annuale stabilito dalla Regione. Vengono gestite dal Crev, per conto della Regione, anche le banche dati dei capi bovini, l’anagrafe canina e quella per il controllo della qualità del latte.
Ora nel 2011 per tutte queste attività la Regione non avrebbe stanziato nulla. Nessuna delibera di giunta, diversamente dal consueto. Si parla di una cifra non versata intorno agli 800mila euro. L’Istituto fa fronte come può. Ma è chiaro che la situazione pesa sui bilanci.
A fine 2011, nell’ultima seduta annuale della giunta regionale, viene approvata una delibera che destina i fondi per l’attività del Crev del 2012. Così almeno si legge sull’ordine del giorno del 29 dicembre. Ma come, si chiedono gli addetti ai lavori, e il 2011? Forse quei soldi (pare oltre 800mila euro) andranno a copertura dell’esercizio 2011? Bene. E il 2012 allora? Sembra che la Regione abbia in animo di ridefinire con una nuova convenzione quali siano i servizi, le attività e il personale di propria competenza e da qui far discendere i relativi finanziamenti. Pare che i costi rimanenti sarebbero a carico dell’IZSVe. C’è da capire come andrà a finire.
Ma sembra che quella del Crev non sia l’unica questione aperta tra Regione e vertici IZSVe. A metà dicembre è stata inaugurata a Padova la Torre della ricerca (nella foto). Dovrebbe essere destinata a centro di ricerca per le patologie pediatriche e la Regione Veneto ha contribuito acquistando un intero piano della “Torre”. In quegli spazi, lo dice il governatore Zaia senza mezzi termini, vuole ora trasferire la virologa Ilaria Capua, a capo del Dipartimento ricerca biomedica comparata dell’IZSVe, ricercatrice di fama internazionale che si occupa tra l’altro delle malattie dell’interfaccia uomo-animale (leggi l’articolo del Mattino). Peccato che l’IZSVe proprio per il team della dottoressa Capua, un’ottantina di persone, abbia già progettato un ampliamento della sede di Legnaro, facendo ricorso a fondi propri e a un finanziamento ottenuto dal Ministero di circa tre milioni.
Ora sembra che la Regione “suggerisca” invece che, con quei tre milioni, l’IZSVe compri un altro piano della Torre che, aggiunto a quello già acquistato, farebbe da sede ai laboratori per il team della dottoressa Capua. Spostare ricerche di questo tipo, però, non è semplice. Innanzitutto per l’esigenza di avere elevati livelli di biosicurezza. Strutture come lo stabulario poi sono necessariamente esterne e non potrebbero certo trovare posto all’interno della famosa Torre. Inoltre andrebbero assicurati i necessari collegamenti con la sede “madre”, visto tra l’altro che una parte di servizi di cui è responsabile la dottoressa Capua rimarrebbero gioco forza a Legnaro. Da più parti c’è il timore che tutto questo possa tradursi in una perdita di funzionalità ed efficienza. E in ogni caso, anche risolti tutti i problemi tecnici e di sicurezza, la proposta andrebbe sottoposta al comitato di indirizzo dell’Istituto di cui fanno parte oltre alla Regione Veneto, anche la Regione Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano.
«Lo Zooprofilattico di Legnaro rappresenta un modello di gestione tra gli altri Izs italiani – afferma Poggiani – e non attraversa le difficoltà che si stanno verificando altrove, basti pensare alle guerre intestine, con tanto di esposti alla Procura, in corso all’Istituto di Teramo. L’IZSVe meriterebbe quindi tutto l’appoggio delle istituzioni. Invece sembra quasi di respirare un’aria di delegittimazione».
Una preoccupazione che acuisce il disagio per il progressivo indebolimento dei servizi veterinari regionali. Sparita nel 2010 l’Unità di progetto specifica declassata ad Unità complessa, questi servizi non sembrano trovare pace, con avvicendamenti ai vertici in breve tempo e una diaspora dei dirigenti. «Un depauperamento di un settore chiave della sanità pubblica veneta – commenta il segretario regionale SIVeMP – che deve destare allarme. Non solo nella categoria, ma anche tra i consumatori e gli operatori del settore primario».
E conclude: «Come veterinaria pubblica veneta, pur non volendo entrare nelle scelte strategiche della Regione, vorremmo tuttavia il rispetto che si deve a una categoria che, nonostante i numeri esigui, ha sempre saputo governare tutte le emergenze che si sono presentate. E crediamo ci spetti anche il riconoscimento dell’unicità della nostra professionalità».
A cura di C.Fo – 22 gennaio 2012