Dietro l’approvazione del nuovo Piano Sociosanitario si è consumato un feroce braccio di ferro tra l’assessore Luca Coletto, vicino a Flavio Tosi, ed il presidente della V commissione Leonardo Padrin, uscito vincitore dallo scontro grazie anche all’appoggio di Zaia e Mantoan. Scontro anche nel Pdl sull’ordine del giorno di Padrin per lo stop ai project financing: «Così si sconfessano 15 anni di Galan». Il governatore Zaia avvisa: «Servirà coraggio». Il nuovo Piano, d’altronde, è il capolavoro del presidente della commissione, che prosegue nella lunga marcia che sta dirottando larga parte dei poteri in Sanità da una sponda all’altra del Canal Grande. Chi si attendeva un intervento di rottura di Zaia, specie dopo la triplice bocciatura del suo esecutivo è rimasto deluso.
Dopo una travagliata discussione in consiglio regionale, che ha visto pure la giunta andare sotto tre volte, ieri è stato approvato il nuovo Piano Sociosanitario del Veneto. Hanno votato a favore Lega e Pdl, contro Pd, Idv, Verso Nord e Unione Nordest, astenuti Udc e Giuseppe Bortolussi. Sotto il profilo tecnico, l’evento è memorabile: il Piano mancava infatti all’appello da 16 anni ed è il pilastro attorno al quale ruoterà la Sanità del Veneto di qui al 2016. Sotto il profilo politico, invece, riportiamo un’immagine che ben riassume quali siano oggi gli equilibri tra Palazzo Balbi e Palazzo Ferro Fini nella gestione del principale settore d’intervento della Regione (8,6 miliardi di euro l’anno): il presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin, definito dal governatore Luca Zaia «il dominus di tutta questa partita», sta facendo il suo intervento conclusivo; dietro di lui, Zaia parla con l’assessore alla Sanità, Luca Coletto; Padrin si spazientisce, si ferma, si gira con la barba vibrante di indignazione e li riprende non una, ma due volte: «Per cortesia, silenzio!».
Come fossero due scocciatori qualsiasi. Zaia e Coletto si scusano, Padrin chiude l’intervento. Il nuovo Piano, d’altronde, è il capolavoro del presidente della commissione, che prosegue nella lunga marcia (iniziata con lo spostamento del servizio ispettivo dalla giunta al consiglio) che sta dirottando larga parte dei poteri in Sanità da una sponda all’altra del Canal Grande. Chi si attendeva un intervento di rottura di Zaia, specie dopo la triplice bocciatura del suo esecutivo quanto alla nomina del futuro direttore generale ed il parere vincolante della commissione sulle schede territoriali e le schede ospedaliere, è rimasto deluso e forse non lo conosce: il presidente ha preferito tener fede al suo celebre ecumenismo, nei toni e nei contenuti, arrivando perfino a vezzeggiare l’opposizione nella speranza che questa virasse sull’astensione (il che poi non è stato).
Il momento più delicato è stato il passaggio sugli emendamenti di Coletto, naufragati malamente sotto i colpi del Pdl («Li avevo voluti io, se fossi stato in aula li avrei votati»), che ha spinto Zaia a contestare «la confusione di ruoli e competenze tra il consiglio e la giunta agli occhi dell’uomo della strada» e ad ammonire: «Con la sua decisione, il consiglio espone il Piano al rischio di un ricorso e costringerà i consiglieri ad assumersi la delicata responsabilità del parere che verrà reso sulle schede». Lo spettro di un ricorso alla Corte costituzionale da parte di Palazzo Chigi, più volte agitato da Coletto in virtù dei pareri legali del ministero della Salute e della giunta, non sembra però avere grandi chance di concretizzarsi e non preoccupa più di tanto Padrin: «Facciano ricorso, ci difenderemo. E se bocciano il parere vincolante della commissione, faremo una legge per portare le schede in consiglio».
La riduzione dei posti letto negli ospedali (in qualche caso drastica al punto da comportarne la chiusura) è d’altronde la vera partita, la più delicata sia sotto il profilo politico (basta collocare ciascun nosocomio nel collegio elettorale di riferimento) che sotto quello economico (attorno alle 55 strutture pubbliche oggi attive in Veneto, cui si aggiungono 15 cliniche e 5 case di cura private, ruotano 60 mila dipendenti e buona parte degli 8 miliardi di cui sopra). «Dopo il traguardo storico del Piano – afferma Zaia – ora ci vuole il coraggio di chiudere, perché troppo spesso la demagogia e l’eccesso di democrazia spingono la Pubblica Amministrazione a non decidere più alcunché. Si deve mettere ordine nel disordine, ridurre l’ospedalizzazione, investire nelle tecnologie, ripartire dai costi standard che il Piano impone segnando la fine dell’epoca della spesa storica, ridefinire i bacini delle Usl». La road map tracciata dal governatore è condivisa da Padrin: «Con le nuove schede assicureremo una vera democrazia sanitaria e sono convinto che ciascun consigliere saprà decidere per il bene del Veneto e non soltanto dei Comuni in cui va a prendere le preferenze».
Padrin sposta poi il terreno dello scontro dai rapporti giunta-consiglio a quelli tra la Regione e lo Stato: «Quelle tra noi sono tragiche schermaglie, la sfida è semmai quella al governo dei tagli lineari». A Roma guarda pure Coletto («Il Piano è la nostra spending review virtuosa, fatta non di tagli ma di riorganizzazioni e riforme che manterranno inalterati i servizi nonostante le risorse calanti») mentre Claudio Sinigaglia, vice presidente Pd della commissione, rivendica il ruolo della minoranza: «Molti emendamenti sono stati accolti, a salvaguardia del modello veneto che prevede l’integrazione sociosanitaria e questo nonostante manchi in Regione un governo unitario, solido. Resta l’amarezza per la poca considerazione riservata al Terzo Settore ed alle Conferenze dei sindaci, ora guardiamo alle sfide dei ticket e delle liste d’attesa».
In chiusa, breve accenno al caso dell’ordine del giorno Padrin sui project financing che ha spaccato il Pdl. Padrin, spalleggiato dal capogruppo del Pdl Dario Bond, proponeva di congelare tutti i project (da Borgo Roma a Borgo Trento, passando per Treviso ed Arzignano) fino all’approvazione delle nuove schede ma ha dovuto fronteggiare il niet della Lega (che ha minacciato di votare contro il Piano) e soprattutto quello dell’ala galaniana del suo partito, guidata dal vice presidente Marino Zorzato: «Votare questo odg vorrebbe dire sconfessare 15 anni di governo Galan». Gran baruffa nelle stanze azzurre, fino a che Padrin non ha acconsentito al ritiro.
Corriere del Veneto – 21 giugno 2012
Zaia: «Grande risultato, adesso pensiamo alla ridefinizione delle Asl»
Soddisfatto, anzi soddisfattissimo Luca Zaia che parla di “giornata storica”. «Ne esce un bel Piano, solido, reso ancora più forte da una bella discussione. Era 16 anni che il Veneto lo aspettava. Dopo l’approvazione dello Statuto questo è un nuovo passaggio fondamentale della stagione di riforme che abbiamo avviato assieme».
Presidente, e la spaccatura con gli alleati?
«Ho un approccio che è diverso dalla bulimia del potere, credo nel rispetto dei ruoli. Ho sostenuto i tre emendamenti dell’assessore Coletto che erano migliorativi e li avrei votati, erano provvedimenti che avevo condiviso».
Paura che adesso il Piano possa essere impugnato?
«Oggi non abbiamo approfondito questo aspetto. Non esiste in Italia che un provvedimento nel suo complesso venga gettato al vento, semmai potranno esserlo i singoli aspetti. É una leggenda metropolitana che il Piano possa essere buttato via».
E adesso?
«Adesso ci sono le schede e prima di tutto il numero delle Asl. Con il Piano abbiamo votato e condiviso i bacini ottimali a 300 mila abitanti e ora andremo a definirli. E tutto senza che ci sia qualcuno che si indigni per lesa maestà. La giunta ha l’obbligo di portare una proposta, dopo di che il consiglio si assume la responsabilità di migliorarla. In altre assemblee è normale, qui c’è sempre qualcuno che s’indigna».
La priorità assoluta?
«Arrivare quanto prima alle schede che sono la parte operativa. Fino ad oggi è stato fatto un grande lavoro e vorrei ringraziare gli assessori Coletto e Sernagiotto e tutti quelli che hanno lavorato, dal presidente Padrin al segretario Mantoan. É entrato in consiglio un Piano e ne è uscito uno più forte e migliore. E questa è una vittoria dei Veneti».
In aula ha ringraziato anche le minoranze.
«Va dato atto al’opposizione di aver dato un apporto costruttivo».
Adesso dovete affrontare i tagli da Roma.
«Già hanno parlato di ticket, penso che un ulteriore taglio ci massacrerebbe. Il Veneto regione virtuosa grida a gran voce “basta con la spesa storica, applicate i costi standard”».
Il Gazzettino – 21 giugno 2012-06-21