Milioni di euro da sbloccare per i partiti. Gli ultimi da spartire, ancora per un paio d’anni, prima che nel 2017 cali il sipario. Ed è un lampo l’approvazione al Senato: inversione dell’ordine del giorno, tre ore nette tra il blitz in commissione Bilancio e l’aula, a passo di carica. In serata il ddl sul finanziamento (di tre soli articoli del resto), che rivede, in parte alleggerisce, comunque corregge la mannaia della norma Letta del 2012, diventa legge. Gli importi non cambiano, le regole sì.
Maggioranza ampia, amplissima, con le barricate dei soli grillini, anche perché tutti i partiti stanno boccheggiando, i loro tesorieri sull’orlo della bancarotta, dopo che i quasi venti milioni di euro della rata 2015 sono rimasti nel freezer. Colpa di una legge a maglie strettissime e di quella commissione di controllo assai virtuosa e pignola che infine qualche mese fa ha gettato la spugna.
L’aula si infiamma giusto quando la grillina Paola Taverna si alza e, rivolta a tutti i colleghi degli altri partiti, urla: «Ladri! Voi fregate questi soldi ai cittadini italiani». E il socialista Enrico Buemi l’attacca: «Moralisti da strapazzo». Ma è il pd Mauro Del Barba a zittire i Cinque stelle accusandoli di montare «un reality » mentre i «bilanci restano certificati come per le società quotate» e «il M5S è l’unico partito a non aver presentato i bilanci, unico a non aver diritto ai rimborsi, unico a violare la legge che oggi abbiamo emendato». Sono giusto le ultime fiammate. Poi diventa subito legge il ddl che porta il nome del deputato dem (ex tesoriere Sel) Sergio Boccadutri.
Parlano i numeri con cui è passata in via definitiva a Palazzo Madama. Hanno votato a favore in 148, contrari 44, sono stati 17 gli astenuti. Favorevoli Pd, Fi, Conservatori e riformisti, Area popolare, contro il solo M5S, si è astenuta Sel. Esce dall’aula Vito Crimi (M5s) indignato: «A questo tavolo a cui vi state spartendo la torta io non voglio neanche partecipare ». Dai loro banchi d’altronde era stata esposta all’arrivo del premier Renzi al Senato per riferire sul Consiglio Ue di oggi una carta di credito gigante con la scritta “Boccadutri Card”. Il via libera alla Camera era stato altrettanto sprint, nel primo giorno di ripresa post vacanze del 9 settembre e anche lì col pienone: 319 sì, 88 no (M5s) e 27 astenuti (Sel). Immediato sarà il risultato: vengono sbloccati i fondi ai partiti per il periodo 2013-2014, rimasti intrappolati nelle maglie della legge 2012 oltremodo restrittiva in materia di controlli, così come la rata 2015 che avrebbero dovuto incassare già a luglio. Sono 10,5 milioni di rimborsi per l’anno 2014 (per la Camera) e 7,8 circa per il Senato. Il prossimo anno saranno il 50 per cento in meno. La Commissione di garanzia e trasparenza (presieduta dal magistrato contabile Luciano Calamaro) che avrebbe dovuto effettuare il check sui bilanci e le spese dei 48 partiti ha gettato la spugna: solo 5 persone, senza indennità extra, con la legge che imponeva loro di visionare fino all’ultimo scontrino. Ora si cambia: 5 funzionari della Corte dei conti e 2 di altre amministrazioni pubbliche «esperti nell’attività di controllo contabile» aiuteranno i 5 magistrati già previsti dalla legge Letta e provenienti da Consiglio di Stato, Cassazione e Corte dei conti. Saranno sempre tenuti a controllare i bilanci, ma con la facoltà (non più l’obbligo) di verificare ogni singolo scontrino. Un ultimo articolo estende la possibilità di mettere in cassa integrazione i dipendenti dei partiti in via di estinzione.
Repubblica – 15 ottobre 2015