6 settembre 2020. Lievitano ancora i numeri del focolaio carni, scoppiato tre giorni fa alla Furlani di Trento: sono 30 infatti i nuovi positivi collegati a questo ceppo, sei lavoratori, 14 tra i loro famigliari e altri dieci in una quarta azienda trentina presso il cui stabilimento operavano le due cooperative di facchinaggio e disosso che avrebbero innescato la miccia nello stabilimento di via Maccani a Trento.
A questi 30 positivi il bollettino Covid dell’Azienda sanitaria ne aggiunge altri 23, che dipendono invece da rientri da altre Regioni o sono legati a singole casistiche particolari.
Con i tamponi processati ieri, secondo quanto comunicato dall’Azienda sanitaria, si sarebbe chiuso il cerchio sui lavoratori della Furlani: su circa 140 addetti sottoposti ai tamponi nella ditta di Trento nord i contagiati sono 114, un tasso molto alto. Le analisi sono pressoché completate e ieri hanno fatto aggiungere, rispetto ai numeri di giovedì, altri 6 nuovi casi. Le indagini hanno preso in esame anche l’incidenza del contagio rispetto alle singole mansioni ed è risultata una percentuale molto alta (90%) nelle attività che vanno dalla disossatura alla macellazione al facchinaggio, mentre fra gli autisti il problema è sensibilmente più contenuto (25%).
Come noto, l’indagine è stata estesa anche ai gruppi familiari: fra i conviventi, al momento sono stati riscontrati 16 positivi, fra cui alcuni bambini, tutti asintomatici o sintomi lievissimi. A loro — si tratta di una quarantina di famiglie — è rivolto un servizio della protezione civile e dei servizi sociali, supportato da polizia municipale e forze dell’ordine mirato ad offrire sostegno nella gestione del periodo di isolamento. Domani aprirà anche il Centro delle Viote sul Bondone dove potranno svolgere l’isolamento coloro che non riuscissero a garantirlo in condizioni adeguate nel proprio domicilio.
I pochi positivi, 3 su oltre 100 tamponi fatti, alla Segata Carni sempre di Trento fanno ben sperare l’Azienda sanitaria: i rischi che divampasse un secondo focolaio paiono scongiurati. Per sicurezza tuttavia nei prossimi giorni saranno eseguiti tamponi anche a un secondo cerchio di contatti.
Se una terza azienda che aveva dei lavoratori con rapporti di amicizia e convivenza con alcuni dei positivi della Furlani ha chiesto di tracciare i propri lavoratori e per ora ha 2 positivi, c’è una quarta realtà produttiva che preoccupa maggiormente la Provincia: si tratta di una realtà che opera in valle e presso la quale erano attivi anche lavoratori delle due società esterne che avrebbero diffuso il contagio in Furlani. Ieri sono emersi 10 casi e per questo la notte tra venerdì e sabato è stata effettuata la sanificazione straordinaria dei locali e dei macchinari, che si accompagnerà a delle informative multilingue di educazione sanitaria e alla igienizzazione degli impianti di climatizzazione. Anche qui prosegue comunque l’azione di «contact tracing»: inevitabile dunque che nei prossimi giorni affiorino nuove positività, interne all’azienda ma anche tra i famigliari dei lavoratori positivi.
I ricoveri intanto sono scesi a 6, grazie alla dimissione di un paziente. Ieri sono stati eseguiti 1.708 tamponi (1.007 dall’Azienda sanitaria e 701 dalla Fem). L’Azienda sanitaria fa notare che, su un totale di oltre 150 tamponi già eseguiti per lo screening sui lavoratori agricolo forestali, al momento è emerso 1 solo positivo.
Sul tema interviene la Uila-Uil con il segretario Fulvio Giaimo che chiede «controlli diffusi in tutto il comparto, con tamponi a lavoratori e famiglie. Le particolari direttive tecniche dettate dalle procedure di lavoro impongono particolari condizioni ambientali — spiega —(temperatura media di 10 gradi e umidità pressoché continua) e la presenza di molte maestranze negli stabilimenti, cosa che favorisce la diffusione del virus. Rispetto al quadro generale contrattuale dipinto da altre organizzazioni sindacali precisiamo che le ditte del comparto in Trentino applicano contratti di lavoro dell’industria alimentare».
Ferro, Dipartimento di prevenzione: «Ora screening su tutto il comparto»
Screening di massa su tutte le aziende attive nella macellazione delle carni: è questa la strategia che l’azienda sanitaria vuole mettere in atto «in via preventiva» come spiega Antonio Ferro, direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria, dopo l’esplosione del focolaio alla Furlani Carni, che ha coinvolto, seppure in modo più lieve, altre tre aziende. Nonostante il maxi impegno dell’azienda su più fronti: dai turisti di rientro («Abbiamo fatto 4.500 tamponi per chi è tornato da Croazia, Spagna, Grecia e Malta») alla scuola: «L’invito agli studenti che stanno per tornare in classe è di usare la massima attenzione verso i loro nonni».
Dottore, ci sono trenta nuovi casi nell’ambito del focolaio carni, più o meno di quelli che vi aspettavate?
«Oggi (ieri, ndr) abbiamo le prime positività dai nuclei famigliari dei lavoratori positivi, come era prevedibile. Dal nostro punto di vista è un bene aver fatto emergere i conviventi dei positivi, ci aiuta a circoscrivere il focolaio: i numeri sono quelli che ci aspettavamo, ogni caso prima o poi ne genera 2 o 3 e nel nucleo famigliare è più facile. Ma nello specifico, visto l’intervento tempestivo, presumo che il numero dei casi sia minore della situazione classica a livello famigliare. Ci sono invece più casi un’altra azienda su cui siamo intervenuti e per la quale abbiamo in programma altri tamponi».
Si può dunque dire che il cerchio si sia chiuso e che il focolaio sia circoscritto o ci sono altre aziende che potrebbero essere state toccate?
«Non abbiamo altri casi segnalati, ma vorremmo riprendere il lavoro fatto sui macelli un mese e mezzo fa circa: ossia sulla scorta di quanto capitato vorremo fare un giro preventivo di tamponi su tutte le aziende trentine del comparto. Siamo abbastanza tranquilli, il grosso del lavoro è fatto, ma un’idea precisa del quadro la avremo tra mercoledì e giovedì con l’esito degli ultimi tamponi».
Dal Corriere del Trentino