Nuovi limiti per la sicurezza alimentare. La scorsa settimana la Commissione del Codex Alimentarius si è riunita in Svizzera, a Ginevra, e ha adottato una nuova serie di norme per la sicurezza alimentare, che comprendono i livelli massimi accettabili di piombo nel latte artificiale e diarsenico nel riso. La commissione è stata istituita nel 1963 dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per sviluppare standard alimentari uniformi, linee guida e codici per la promozione di un cibo più sicuro e nutriente, con riferimento ai consumatori di tutto il mondo. E’ un sistema normativo che fissa 3.200 limiti massimi sui residui di pesticidi e farmaci veterinari ed è formato da 200 codici in materia di alimenti e 40 sull’igiene, frutto del lavoro di una commissione intergovernativa.
Latte artificiale
La raccomandazione del Codex Alimentarius per il latte artificiale riguarda un contenuto di piombo non superiore a 0,01 mg per kg. Lo standard precedente era di 0,02 mg per kg. Gli effetti negativi del piombo nei più piccoli riguardano lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso. I livelli di piombo nel latte artificiale possono essere controllati dall’approvvigionamento di materie prime provenienti da zone in cui il piombo è meno presente.
Arsenico
Per la prima volta il Codex Alimentarius ha adottato un livello massimo di arsenico nel riso, pari a 0,2 mg per kg. Ha deciso di elaborare un codice che permetta ai Paesi di rispettarlo. L’esposizione prolungata all’arsenico può causare lesioni tumorali e alla pelle. L’arsenico è stato associato anche a diabete, malattie cardiache, diabete e danni al sistema nervoso del cervello. L’arsenico è presente naturalmente in alcune parti del mondo a livelli elevati, sia nelle acque sotterranee che nel suolo. Entra nella catena alimentare quando viene assorbito dagli alimenti. Per limitare il problema è necessario migliorare l’irrigazione e le pratiche agricole, ad esempio concoltivazioni del riso in letti rialzati anziché nelle comuni risaie.
Farmaci veterinari
Il Codex Alimentarius raccomanda che alcuni farmaci veterinari non possono essere utilizzati in animali da allevamento per la produzione alimentare, per evitare residui in carne, latte, uova e miele. La motivazione è data dai potenziali effetti negativi sulla salute umana e al possibile contributo allo sviluppo della resistenza ai farmaci. Le sostanze vietate sono: cloramfenicolo, verde malachite, carbadox, furazolidone, Nitrofural, clorpromazina, stilbeni e olaquinadox.
Residui di pesticidi
Il Codex Alimentarius ha adottato i valori massimi per l’impiego di pesticidi in agricoltura dato che, anche se utilizzati secondo le norme, queste sostanze possono causare la permanenza di residui nei cibi. Ad esempio è stato fissato il limite di 0,02 mg per kg per il diserbante diquat usato sulle banane o sui chicchi di caffè e un limite di 0,6 mg per kg sulle prugne per quanto riguarda il propiconazolo, un’antimuffa.
Tossine nel mais
Le fumonisine sono tossine prodotte da muffe che crescono su mais in campo o dopo il raccolto e incidono negativamente sia gli esseri umani che sugli animali. Umidità, immagazzinamento inadeguato e danni da insetti possono aumentare il rischio. Il Codex Alimentarius ha fissato i livelli massimi per la presenza di fumonisine a 4 mg per kg sui chicchi di mais crudi e a 2 mg per kg sulla farina di mais.
Spezie
La Commissione ha inoltre adottato un nuovo codice d’igiene per aiutare a minimizzare la contaminazione delle spezie in tutte le fasi della produzione. Esso contiene raccomandazioni sulla localizzazione dei siti produttivi, la salute e l’igiene personale, attrezzature, stoccaggio e trasporto.
Marta Albè
Il Codex Alimentarius è un sistema normativo che fissa 3.200 limiti massimi sui residui di pesticidi e farmaci veterinari ed è formato da 200 codici in materia di alimenti e 40 sull’igiene. Quest’opera titanica è frutto del lavoro di una commissione intergovernativa, chiamata appunto commissione del Codex Alimentarius, attualmente finanziata e condotta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Organizzazione per gli alimenti e l’agricoltura (Fao). Si tratta dunque di un insieme di norme che determinano gli standard di sicurezza alimentare per 181 Paesi del mondo, circa il 97% dell’intera popolazione del globo.
Greenme.it – 21 luglio 2014