L’idea è quella di legare rappresentanza ed esercizio del diritto di sciopero: chi meno rappresenta ha meno possibilità di dichiarare astensioni dal lavoro che rischiano di bloccare i servizi pubblici anche con pochi aderenti. Il governo sta studiando le possibilità di intervento anche se, fanno sapere dal ministero del lavoro, della questione non si parlerà prima della ripresa dopo la pausa estiva.
Le parole di Renzi e la reazione di Susanna Camusso hanno innescato il dibattito. La polemica del premier contro gli scioperi organizzati dai piccoli sindacati e contro le organizzazioni dei lavoratori che avrebbero «più tessere che idee» ha provocato la reazione della segretaria della Cgil: «Renzi ci attacca sperando di riconquistare consensi nell’elettorato moderato». Uno dei nodi da sciogliere è quello sulla rappresentanza. Il ministro Delrio propone di varare una legge che stabilisca quali sindacati hanno titolo a trattare in base al numero degli iscritti e al voto nelle elezioni di fabbrica. La Cgil è d’accordo, la Cisl si oppone a una legge. Ma in questa direzione vanno anche gli esponenti della sinistra dem come l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano. « Condivido l’opinione di Susanna Camusso, espressa nell’intervista a Repubblica – dice Damiano – quando afferma che “lo scorso anno Cgil, Cisl e Uil hanno firmato insieme alle associazioni degli imprenditori un accordo che stabilisce delle regole. Determina come si misura la rappresentanza e come si rendono validi gli accordi con il voto dei lavoratori. Basta tradurre quell’accordo in legge”». Secondo l’esponende del Pd, che da tempo ha presentato proposte di legge alla Camera, si potrebbe utilizzare lo stesso criterio di rappresentanza anche per stabilire quando è possibile dichiarare uno sciopero. Per Damiano dovrebbe essere necessario il sì di almeno il 30 per cento dei lavoratori interessati: «Ipotizzare la metà più uno – spiega – sarebbe irragionevole e significherebbe nei fatti impedire l’esercizio del diritto di sciopero».
Per Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro nei governi Berlusconi, la legge sulla rappresentanza non sarebbe invece utile. Al contrario servirebbero «regole più efficaci sulla conciliazione tra il diritto di sciopero e altri diritti più rilevanti». Secondo Sacconi il governo dovrebbe ascoltare le parti sociali collaborative «e non quelle che vogliono la legge solo per poter andare in tribunale». Nella discussione interviene anche il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, che respinge la battuta di Renzi: «Noi abbiamo sia le tessere sia le idee. Se Renzi vuole ascoltare le nostre proposte venga a bari all’assemblea nazionale della Uil, il 17 settembre». Sarcastico il commento di Stefano Fassina, già viceministro dell’economia poi esponente della minoranza dem e recentemente uscito dal partito: «Renzi dice che i sindacati hanno più tessere che idee? Almeno loro le tessere le hanno mentre mi pare che il Pd neanche a tessere, oltre che a idee, sia particolarmente in salute»
(p.g.) – Repubblica – 3 agosto 2015