Marco Bresolin. Nelle numerose dichiarazioni quotidiane dei politici italiani, della questione non c’è traccia. Eppure tra i vari fronti aperti sull’asse Roma-Bruxelles ce n’è uno che rischia di costare molto caro. L’eccesso di smog potrebbe portare a una maxi-multa europea (fino a un miliardo di euro, dicono le stime) e la strada verso la sanzione è sempre più corta. La Commissione ha inviato ieri un parere motivato definito «un ultimo avvertimento»: l’Italia ora ha due mesi di tempo per «adottare e attuare piani» in grado di migliorare la qualità dell’aria «nel più breve tempo possibile». Altrimenti Bruxelles porterà il caso alla Corte di Giustizia della Ue. Nel frattempo, il conto lo si paga ogni giorno: l’Agenzia europea dell’Ambiente stima che l’inquinamento da polveri sottili sia causa di 66 mila decessi premature l’anno e che, più in generale, 90 mila persone muoiano di smog. Un record europeo.
Città come Torino e Milano sono tra le più colpite dagli sforamenti legati all’eccesso di polveri sottili: riscaldamento, trasporti, consumo di energia elettrica, industria e agricoltura i fattori che più incidono e che vedono l’Italia in maglia nera. La procedura aperta da Bruxelles riguarda 30 aree geografiche in cui sono stati registrati superamenti del limite giornaliero di concentrazione di Pm10 (fissato in 50 milligrammi per metro cubo dai parametri entrati in vigore nel 2005): si trovano in Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. In altre 9 aree del Paese sono stati invece superati i limiti annuali (35 giorni di sforamenti): sotto la lente Milano, Torino, Brescia, Venezia, Treviso, Vicenza, due diverse zone della Pianura Padana Lombarda e la Valle del Sacco (nel Lazio). Già nel 2012 una sentenza della Corte Ue – esaminando gli sforamenti tra il 2006 e il 2007 in 55 zone del Paese – aveva ritenuto l’Italia responsabile di aver violato la normativa europea. Ma le misure prese finora, dice la Commissione, si sono rivelate «insufficienti». Di certo il nostro non è l’unico Stato membro nel mirino per i livelli eccessivi di smog – ben 16 governi sono sotto procedura -, ma certamente è il peggiore. «Abbiamo già definito con le Regioni padane un accordo che sarà implementato con nuovi interventi concordati e coordinati e siglato in giugno in occasione del G7 Ambiente a Bologna», ha replicato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.
Secondo Legambiente «l’Italia si è dimostrata incapace», mentre Coldiretti suggerisce «interventi strutturali» con un Bonus Verde e mette l’accento sull’esigenza di aumentare la quota di parchi e giardini nelle città più inquinate, puntando sulla loro capacità di catturare le polveri sottili. I Verdi parlano di un «fallimento su tutta la linea» dell’Italia e chiedono le dimissioni del ministro Galletti. Il partito guidato da Angelo Bonelli – unico a commentare la vicenda – ha presentato ieri un dossier con una serie di proposte tra cui la messa al bando del motore a scoppio entro il 2030, l’uniformità dei provvedimenti anti-smog che oggi vengono presi dai singoli sindaci, un bonus trasporti per chi va al lavoro con i mezzi pubblici, più stazioni per le auto elettriche, incentivi fiscali «strutturali», maggiori controlli sulle emissioni e più vaste aree pedonali nelle città.
La benzina con lo sconto
Intanto un’altra vicenda ha fatto un passo in avanti che porterà il governo davanti alla Corte Ue: la Commissione ha deferito l’Italia per lo «sconto» su benzina e diesel in Friuli-Venezia Giulia. La riduzione delle accise su base regionale – che favorisce il «turismo del pieno» – è considerata «un ostacolo al mercato interno» e dunque una violazione delle norme Ue. Nel dicembre del 2015 Bruxelles aveva chiesto all’Italia di modificare la normativa, ma nulla è cambiato. Ora la parola spetta alla Corte che ha sede a Lussemburgo.
La Stampa – 28 aprile 2017