In questi giorni di tempo variabile e ventilazione moderata, la qualità dell’aria è definita dall’Arpav «accettabile»su tutte le zone. Ma prima che la morsa dello smog torni a soffocare il Veneto, e dopo le polemiche dei mesi scorsi, il consiglio regionale cerca di farsi trovare pronto. In attesa dell’approvazione finale da parte dell’aula, ieri la commissione Ambiente ha infatti licenziato il Piano di tutela e risanamento dell’atmosfera, chiamato a sostituire una normativa vecchia di una dozzina d’anni e adottato dalla giunta quasi sei mesi fa, al termine di un travaglio cominciato ancora nel 2012.
L’iter
Fra le tante insidie incontrate, l’iter ha dovuto superare anche la decadenza della deliberazione che nell’aprile del 2014 sembrava aver chiuso il capitolo, aggiornando uno strumento ormai decennale. Questo perché, a luglio di quell’anno, la Commissione Europea aveva avviato nei confronti dell’Italia una nuova procedura d’infrazione per la qualità dell’aria, mettendo in mora per il superamento delle Pm10 anche sei aree situate in Veneto. Il percorso è così ripartito daccapo, «al fine di ovviare alle possibili iniziative moratorie nel caso di perdurante inerzia nell’adozione dello strumento pianificatorio». Dunque avanti tutta, fino all’ok della commissione presieduta da Francesco Calzavara.
Le misure
Il tomo è poderoso: 840 pagine, dedicate in larga parte alla valutazione ambientale strategica, ma anche alle osservazioni pervenute dal territorio. Spiegano da Palazzo Ferro Fini: «Le misure strutturali contenute nel piano, che hanno obiettivi di riduzione dell’inquinamento atmosferico nel medio e lungo periodo, prevedono azioni a tutto campo, ma si focalizzano su settori emissivi quali il riscaldamento domestico ed il traffico veicolare e non, responsabili della maggior parte delle emissioni di polveri sottili, ossidi di azoto e microinquinanti organici». Saranno la giunta regionale e gli enti locali a deliberare i provvedimenti puntuali. La cornice che sarà definitivamente disegnata in consiglio inquadra comunque le azioni programmate fino al 2020. Fra le altre: contributi per incentivare la rottamazione delle stufe tradizionali, sostituite da impianti ad alta efficienza energetica; divieto d’uso nelle aree a rischio inquinamento di apparecchi peggiori e insostenibili dal punto di vista ambientale per riscaldare gli edifici; programmazione e realizzazione di sistemi di trasporto ferroviario regionale e locale; rinnovo del parco pubblico circolante; contributi per la diffusione di gas metano e gpl per il trasporto privato e di auto elettriche e a basso impatto ambientale; limitazione della circolazione ai veicoli maggiormente inquinanti e creazione di zone a bassa emissione nei centri abitati.
La zonizzazione
Si tratta di concetti che richiamano princìpi e interventi enunciati anche dalle recenti intese nazionali. «Il Piano – rileva l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin – è il frutto della condivisione con le amministrazioni provinciali e comunali ed è in sintonia con l’accordo di programma per il bacino padano. Come ho ricordato più volte al ministro Galletti, lo Stato deve insistere sul riconoscimento della situazione critica della pianura padana anche in sede europea per ottenere risorse finalizzate a interventi infrastrutturali nei diversi settori emissivi». Al riguardo spicca l’introduzione della zonizzazione: le misure saranno differenziate in base alle aree. «È un piano a misura di territorio – aggiunge Bottacin – perché le fonti di emissioni e la conformazione del territorio a Venezia e a Vicenza sono diverse, pertanto le azioni contro l’inquinamento saranno diverse, così da essere efficaci».
I «Pfas»
Per un fronte che si chiude, un altro che si apre. «Centinaia di migliaia di veneti sono stati esposti ai Pfas e non è stato dato seguito ad azioni di tutela della salute per le persone che hanno mangiato alimenti con concentrazioni critiche», attacca il senatore Enrico Cappelletti (M5S) in un’interrogazione parlamentare, a proposito della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche registrata tra le province di Verona, Padova e Vicenza. Dopo che Il Fatto Quotidiano ha scritto che «la Direzione Tutela Ambiente della Regione del Veneto considererebbe “non sotto controllo” la situazione», il dem Andrea Zanoni invita la giunta a portare il fascicolo in procura ed il consigliere pentastellato Manuel Brusco a riferire in aula.
Il Corriere del Veneto – 26 febbraio 2016