Due animali di grossa taglia fatti uscire da una macchina di una coppia attaccano la padrona di un piccolo esemplare mentre sta passeggiando. Carla Corradi ricoverata quattro giorni in ospedale «Adesso ho una lesione al cuore per lo spavento» Un altro padrone assolto per il collare anti-abbaio
È stata aggredita da due cani e ha rischiato di morire d´infarto per la paura. La sopravvissuta è Carla Corradi di 64 anni, abitante in via Chiesolina. Una mattina verso le 7 si stava dirigendo in passeggiata verso la località Madonna del Monte, al guinzaglio il suo cagnolino fornito di libretto e regolare cip. «Appena passata la zona degli impianti sportivi», racconta, «vengo superata da un´auto che poco dopo si ferma. Escono dall´autovettura un uomo e una donna, aprono lo sportello posteriore da dove saltano giù due cani di grossa taglia che immediatamente corrono verso di me. Improvvisamente, assalita dal primo, mi trovo atterrata, sempre con il mio cane al guinzaglio. Nel frattempo sono assalita anche dal secondo e capisco che per deviare le loro attenzioni devo sganciare il mio cagnolino dal guinzaglio. Pur presa dal panico, riesco nell´intento: il mio cane fugge e gli altri due si mettono al suo inseguimento. Nel frattempo vengo soccorsa dal concittadino Silvano Zenatti, pure lui in passeggiata, ma ora mi ritrovo con una lesione al cuore».
Rincara il marito Silvano Cordioli: «I due cani erano senza guinzaglio, senza museruola e non sono assicurati. I due concittadini, proprietari dei cani, si sono limitati ad accompagnare mia moglie davanti a casa. Di persona ho dovuto con urgenza recarmi al pronto soccorso di Bussolengo dove hanno constatato che nello spavento i valori dell´andrenalina nel sangue erano superiori al normale. Sembrava che verso le 14 la dimettessero, invece è rimasta ricoverata all´ospedale dal martedì al venerdì. Adesso faremo degli accertamenti: coronografia ed eventuale angioplastica». Per la moglie Carla Corradi, invece, «quanto accaduto mi ha cambiato la vita, quella passeggiata non la farò mai più». E c´è un´altra storia che riguarda un cane, sempre avvenuta a Sommacampagna. Due anni di carte bollate sono stati invece necessari a N.C., 77 anni, residente in via Campagnol, per avere ragione in una causa intentata dalla Lav per aver messo il collare antiabbaio al proprio cane, razza Kurzhaar. Tutto iniziò con un esposto della Lav il 17 aprile 2010 e la segnalazione il 20 aprile al corpo forestale che il giorno successivo è uscito per fotografare e porre sotto sequestro il cane. Quindi, la denuncia alla procura della repubblica perchè il collare avrebbe provocato sofferenza e danno fisico alla salute del cane. Precisa l´avvocato Romeo Montresor: «È stata considerata violazione all´articolo 544 ter codice penale, quello che punisce il maltrattamento degli animali. La procura ha quindi aperto il fascicolo penale e dimostrato subito come il cane sia in buone condizioni di salute per cui il pm ha disposto dopo pochi giorni la restituzione dell´animale al proprietario. Non ha invece ritenuto di accettare la tesi difensiva immediatamente avanzata che l´uso del collare era lecito e che il tipo di apparecchio non causava nè sofferenze nè lesioni all´animale».
Il 21 luglio 2010 il pm ha proceduto al rinvio a giudizio notificato nel febbraio 2011 per l´udienza del 30 giugno 2011 avanti al giudice monocratico. A questo punto N.C. con due difensori (gli avvocati Montresor di Sommacampagna e Antonio Bana di Milano, che ha difeso in tutta Italia proprietari di cani e venditori di collari antiabbaio) si rivolgeva anche a due consulenti tecnici che spiegassero dal punto di vista tecnico, per l´aspetto del benessere animale, la legittimità dell´uso dell´apparecchio e l´assenza di sofferenza a carico dell´animale. Dopo quanto depositato nelle loro relazioni tecniche dai due consulenti milanesi, l´ingegner Giovanni Gambino e Daniele Vigo, professore ordinario di fisiologia veterinaria all´università di Milano, il processo dopo 3 udienze è arrivato alla fase della decisione lo scorso 24 maggio. Dopo la discussione dei due avvocati difensori e nonostante il parere contrario del pm che aveva chiesto comunque la condanna dell´imputato, il giudice ha pronunciato sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto. Il risultato riserva piena soddisfazione a N.C. per il quale comunque l´avventura comporta notevoli costi per il processo e le consulenze.
L’Arena – 10 giugno 2012