Le varianti si stanno radicando in Italia centrale, con focolai anche tra i bambini. Marche e Abruzzo hanno in alcune province il 50% di contagi dovuti al ceppo inglese. In Emilia Romagna la prevalenza è stimata al 30%. In Umbria c’è un focolaio di variante brasiliana esteso a Chiusi. Il timore spinge il ministero e l’Istituto superiore di sanità a promuovere un approfondimento diagnostico straordinario nelle Regioni e a rivedere le regole sull’isolamento. A 21 giorni dal tampone positivo, è l’idea sottoposta al Cts, nelle aree dove circolano le varianti non si potrà più interrompere la quarantena senza un test negativo. Fino ad ora bastava che la persona infettata non avesse avuto sintomi.
I casi certificati per la variante inglese nel nostro Paese sono 162. Ma il dato è certamente sottostimato. Per questo è stata promossa una “indagine rapida per la stima della prevalenza della diffusione della variante inglese”. Prevede che tutte le Regioni prendano un campione dei tamponi positivi del 3 e 4 febbraio e li analizzino per capire se è presente la variante inglese. Sono stati 1.798 i tamponi analizzati ogni giorno in questo modo. I risultati andranno comunicati entro l’11 febbraio all’Istituto superiore di sanità. I primi dati raccontano di una presenza della variante nel 30-50% dei campioni a seconda delle Regioni, in particolare al centro.
L’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise è quello che finora ne ha trovati di più e sul quale stanno confluendo anche i campioni dell’Umbria Qui è stato decretato il rosso per la provincia di Perugia e si sta approfondendo il caso di 6-7 sanitari positivi dopo la seconda dose di vaccino. «Il ceppo britannico compare sempre più spesso. È evidente che cammini più degli altri», conferma Nicola D’Alterio, direttore dell’Istituto. I sintomi non sembrano più gravi. «Nel primo focolaio di variante inglese, quello di Guardiagrele, abbiamo avuto 35 contagiati. Solo una è andato in ospedale». Liborio Stuppìa, che dirige il laboratorio di genetica molecolare all’università di Chieti, ha osservato un’altra mutazione nuova: «È una variante simile ma non identica a quella inglese, diffusa in un carcere». La progressione del ceppo britannico è impressionante: «Dove prende piede, la curva dei contagi sale in modo quasi verticale ». Maria Grazia Cusi, microbiologa dell’università di Siena che ha isolato i tre casi di brasiliana a Chiusi, conferma: «A differenza della variante inglese, che può essere individuata anche con screening molecolare, la brasiliana necessita di sequenziamento. Ma il focolaio di Chiusi era cresciuto molto in fretta e ci aveva insospettiti».
Un problema delle varianti è la contagiosità, in particolare fra i giovani. «Vediamo casi in età sempre più basse», conferma D’Alterio. L’Abruzzo per questo ha chiuso le superiori. In Umbria, fa notare l’epidemiologa Stefania Salmaso, «nell’ultimo monitoraggio dell’Associazione italiana di epidemiologia abbiamo visto un aumento dei casi fra i bambini sotto ai dieci anni. È la prima volta che notiamo un segnale del genere. Il virus potrebbe diffondersi in una categoria finora poco toccata, che rischia di portare i contagi in famiglia ». Le Marche, con casi positivi di variante inglese nelle scuole di Tolentino, Pollenza e Castelfidardo, anche in materne e primarie, confermano l’allerta per i bambini.
«Ora la curva in Italia è quasi piatta, ma le varianti possono farla rialzare in pochi giorni. Se aggiungiamo il possibile coinvolgimento delle scuole, abbiamo le condizioni per un nuovo lockdown», prevede Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare del Campus Biomedico di Roma. «Non dimentichiamo — aggiunge Gianguglielmo Zehender, virologo dell’università di Milano — che un’altra variante molto contagiosa, la D614G, ha alimentato l’ondata così violenta lo scorso marzo in Italia».
Pierluigi Viale, direttore di malattie infettive all’ospedale Sant’Orsola, dove si è registrato un sospetto focolaio di variante inglese, spiega: «Contro le varianti valgono le misure di sempre: distanze e mascherine. Ma con maggiore attenzione». Un altro cluster sospetto, sempre a Bologna, è comparso nella scuola San Luigi, che è stata chiusa. «La situazione — dice Viale — rischia di sfuggirci di mano ancora una volta».