Italia Oggi In Italia circolano ormai solo varianti Covid. Quella inglese è prevalente, secondo la nuova indagine di Iss e mistero della salute, tanto da rappresentare il 91,6% ti tutti i nuovi casi, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 77,8% e il 100%. Ma è presente anche la brasiliana nel 4,5% dei casi, con punte del 18,3% nel Lazio e del 14% in Umbria e Bolzano. I nuovi positivi individuati nelle scuole tra studenti e personale sono tutti da varianti Covid e necessitano, quindi, di essere trattati come tali. Non accade, però, sempre così.
Nonostante le indicazioni del ministero della salute su tracciamento e varianti siano chiari fin da febbraio, quando un’ordinanza del dicastero ha modificato alcuni misure per i casi positivi da varianti. Indicazioni a cui, però, scuole e asl non sempre si attengono, preferendo applicare gli stessi protocolli utilizzati da settembre, quando le varianti non erano ancora state individuate. Bisogna, infatti, “identificare tempestivamente sia i contatti ad alto rischio (contatti stretti) che quelli a basso rischio di esposizione”, cioè, tra l’altro, una persona che ha avuto contatto diretto (faccia a faccia) con un caso Covid a distanza minore di 2 metri e per meno di 15 minuti, una persona che si è trovata in una ambiente chiuso con un caso positivo per meno di 15 minuti. Tutte condizioni abituali in un’aula scolastica o in una sala docenti. Non solo.
La ricerca retrospettiva dei contatti si effettua “oltre le 48 ore e fino a 14 prima dell’insorgenza dei sintomi del caso o di esecuzione del tampone se il caso è asintomatico”. Ancora, ai contatti, “sia ad alto che a basso rischio” “si esegue un test molecolare il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena”, “non si interrompe la quarantena al decimo giorno”. Infine, è importante “nella settimana successiva al termine della quarantena osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare il medico curante”.