Quasi la metà dei lavoratori italiani (46%) prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio. È quanto emerge da una indagine del Censis, fatta per la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione.
Al netto dei provvedimenti del governo Monti sulle pensioni, già oggi degli 11,6 milioni di pensionati con pensione di vecchiaia, più di 4 milioni (oltre il 35%) beneficiano di un assegno pensionistico inferiore a mille euro. Di questi, 741 mila (6,4%) ricevono meno di 500 euro al mese.
Se poi si tengono in conto gli effetti degli ultimi provvedimenti presi dal governo, a partire dalla riforma Fornero, la situazione peggiora. Secondo Alessandro Alberani, segretario della Cisl di Bologna, cominciando dal 2014, alla fine del percorso previsto dalla riforma Fornero e dalla legge di Stabilità, un pensionato da mille euro netti al mese «di fatto si troverà la tredicesima mangiata perché gli spariranno 900 euro». Sarebbe questo l’effetto del blocco dell’indicizzazione al costo della vita, che per i pensionati comporterà «una perdita di potere di acquisto molto rilevante»: 40 euro al mese nel 2012 e altri 30 euro nel 2013, dunque 910 all’anno dal 2014.
Corriere della Sera – 17 novembre 2012