Nove milioni dalla Regione per gli specializzandi in medicina, ma a precise condizioni. Padrin: «Un gesto di equità». In V. Commissione parere favorevole anche a bilancio e finanziaria
Se ti vuoi specializzare in medicina, utilizzando la borsa di studio, devi anche esserti laureato in Veneto. E non importa la residenza, come non ha peso l’origine, o ancora il voto di laurea. A far testo è solo l’Università che ha emesso l’attestato di laurea. Quindi Padova o Verona. La V. Commissione sanità ha ieri licenziato un provvedimento che ha alle spalle un dibattito vivace (in Consiglio regionale avevano espresso critiche i rappresentanti di Pd, Idv e Verso Nord). In effetti la gestione dei 9 milioni di euro che la Regione stanzia per consentire ai giovani camici bianchi di completare il proprio iter formativo, in una prima stesura del documento, prevedeva anche che una volta specializzati i medici rimanessero anche per un periodo negli ospedali della regione. Una scelta che aveva fatto storcere il naso a quanti vi intravvedevano una discriminazione. Ora, una volta concluso l’iter che resta vincolato, i medici saranno comunque liberi di scegliere dove lavorare. Questione questa non poco controversa e non solo per motivi economici. Una “specialità” costa circa 200mila euro, soldi che la Regione impegna per coprire le carenze: dalle borse pagate dallo Stato restano infatti esclusi ogni anno decine di candidati. E in Veneto, come in altre regioni, ci sono branche della medicina in grande sofferenza per mancanza di medici specializzati. Leonardo Padrin, che aveva sostenuto con forza questo provvedimento arenatosi per le perplessità di alcuni consiglieri che vi intravvedevano discriminazioni, lo considera “un gesto di civiltà e di serietà. Un naturale percorso per consentire il completamento degli studi, non penalizzando gli investimenti che la Regione ha fatto”. Nel Veneto vengono finanziati con risorse ministeriali 215 posti all’Università di Padova e 162 all’Ateneo veronese. Dal canto suo la Regione ha deciso di pagare con fondi propri oltre una cinquantina di borse di studio a Padova e altrettante a Verona. E sono proprio queste ad essere vincolate alle laurea acquisita in Veneto. Sciolto il nodo degli specializzandi la V. Commissione ha anche dato il parere favorevole al bilancio e alla finanziaria (contraria l’opposizione). Pesante il giudizio del vicepresidende Claudio Sinigaglia, legato soprattutto al sociale: «Se si pensa – spiega Sinigaglia – che in soli due anni i finanziamenti di fonte regionale a favore del sociale hanno subito un crollo pari a 46 milioni di euro (- 40% circa), si capisce tutta la gravità di una situazione che ormai vede questo come un settore residuale nelle politiche del governo veneto».
Daniela Boresi – 11.01.2013 Il Gazzettino