Con il recente decreto che ha determinato il numero dei medici chirurghi che potranno accedere alle borse per conseguire la specializzazione si è ulteriormente allargato il divario nelle condizioni di accesso al Ssn che lo Stato offre o impone ai medici chirurghi e ai medici veterinari. Ricordando che medici chirurghi e medici veterinari sono inquadrati con i medesimi requisiti e con le medesime condizioni giuridiche ed economiche nella dirigenza medica e veterinaria del Ssn, regolate entrambe da un unico ed omogeneo Contratto collettivo nazionale di lavoro, il Sivemp ha inviato una lettera al Ministro della salute e al Ministro dell’Università e ad altre autorità competenti chiedendo l’apertura di un confronto sul tema dell’accesso dei veterinari al Servizio Sanitario Nazionale. I motivi per cui il sindacato dei veterinari di medicina pubblica ha deciso di scrivere la lettera sono principalmente due.
Il primo riguarda proprio la necessità che venga superata la differenza di trattamento nel percorso di specializzazione, sostenuto da borse per i medici chirurghi e invece onerosa e a totale carico dei medici veterinari, sia per quanto riguarda le tasse universitarie sia per quanto concerne l’impegno temporale di studio e pratica. Il secondo motivo riguarda il fatto che i medici veterinari pubblici (delle Asl e degli Izs) compongono attualmente un organico di 6mila unità, ma di queste la maggior parte è destinata al pensionamento nei prossimi 5-10 anni.
Questo impone al Governo e alle Regioni di affrontare per tempo con un’adeguata programmazione il problema dell’accesso di nuovi veterinari in sostituzione di quelli che andranno in quiescenza nel giro di pochi anni.
Infine nella lettera viene evidenziata la disparità che riguarda i medici veterinari, rispetto ai medici chirurghi, circa la possibilità di assunzione nei dipartimenti di prevenzione.
Tratto da sivemp.it – 10 giugno 2015