Il punteggio sarà ricalcolato neutralizzando due domande anomale. Giannini: la soluzione migliore per tutelare tutti i candidati. Il ministro Giannini ci ripensa e salva le prove «invertite » per le specializzazioni mediche. In altre parole, il 7 novembre non ci sarà alcuna ripetizione dei test per nessuno dei 12.168 medici specializzandi. «Trovata la soluzione: le prove per l’accesso alle scuole di specializzazione in Medicina del 29 e 31 ottobre non dovranno essere ripetute », ha annunciato ieri sera Stefania Giannini. «Abbiamo trovato una soluzione — continua — che ci consente di salvare le prove».
Ecco quale. «La commissione nazionale incaricata questa estate per validare le domande dei test ha vagliato i quesiti proposti ai candidati per l’area Medica e quella dei Servizi clinici stabilendo che, sia per l’una che per l’altra, 28 domande su 30 sono comunque valide ai fini della selezione ». E per evitare di ripetere l’intera selezione, andando incontro ad una valanga di ricorsi, il ministero procederà «al ricalcolo del punteggio dei candidati neutralizzando le due domande per area che sono state considerate non pertinenti dal gruppo di esperti», prosegue la nota del Miur.
Intanto, per il clamoroso errore si sono dimessi i vertici del Cineca. Ma a 48 ore di distanza dall’incredibile annuncio delle prove invertite, il ministero torna sui propri passi. Non è detto però che la storia finisca qui. La vicenda riguarda gli oltre 12mila laureati in medicina che si contendono le 5mila borse di studio quinquennali per ottenere la specializzazione che consente di esercitare la professione. Senza questo titolo possono soltanto fare le guardie mediche e le sostituzioni dei medici di base in ferie. Per la prima volta, il ministero ha effettuato una selezione nazionale antibaroni attraverso due batterie di test. La prima, il 28 ottobre, con 70 domande comuni a tutte e tre le aree: Medica, Chirurgica e dei Servizi clinici. La seconda, diversa per ognuna delle tre aree, con 40 domande nei giorni successivi: il 29, il 30 e il 31 ottobre. Questa seconda batteria di 40 domande ne prevedeva 30 uguali a tutte le scuole di specializzazione della singola area e 10 specifiche per la scuola di specializzazione prescelta. L’errore commesso dal Cineca è stato quello di invertite le 30 domande comuni dell’area Medica con le 30 comuni dell’area dei Servizi clinici. Ogni singolo candidato poteva concorrere a due scuole per area: in tutto sei. E, a seguito dell’errore, sarebbero stati 11.242 i candidati che avrebbero dovuto ripetere la prova venerdì prossimo. «Questa soluzione — spiega la Giannini — è il frutto di un approfondimento che ho richiesto da sabato convocando la Commissione nazionale e interpellando l’Avvocatura dello Stato per tutelare gli sforzi personali e anche economici dei candidati e delle loro famiglie a seguito del grave errore materiale commesso dal Cineca».
«Di fronte a questa ennesima situazione assurda», accusa Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari, gli studenti chiedono una sanatoria per tutti i partecipanti al test. Ma per percorrere questa strada il governo dovrebbe racimolare oltre mezzo miliardo di euro. «Se questo non accadrà — conclude Scuccimarra — ricorreremo a tutti gli strumenti necessari per tutelare i diritti degli aspiranti specializzandi, vie legali comprese».
Dagli studenti la richiesta di erogare le borse a tutti i candidati. Il lieto fine però non è scontato. Anche perché ci saranno comunque sempre degli scontenti. In particolare tutti quelli che saranno esclusi dalle scuole di specializzazione e che potranno “appigliarsi” all’anomalia dei test per fare ricorso: i posti disponibili (con borsa di studio annessa) sono solo 5.500 su 12.168 candidati che si sono presentati alle prove. E già ieri aspiranti specializzandi, studenti e associazioni di categoria erano sul piede di guerra con un presidio di fronte al ministero dell’Istruzione. Un appuntamento analogo è stato fissato anche per domani.
Le intenzioni degli studenti, almeno prima che arrivasse la notizia del “salvataggio” delle prove da parte del ministro, erano chiare: no a soluzioni tampone che darebbero comunque adito a ricorsi e via libera invece all’erogazione di tante borse di studio per quanti sono i partecipanti al concorso. Basterà la soluzione in extremis del Miur ad accontentare tutti? «Per noi rimane un’unica strada percorribile – ha spiegato ieri in una nota, Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Udu, l’Unione degli universitari – quella dei finanziamenti e dell’aumento delle borse fino alla copertura totale dei richiedenti, quelle 12mila borse che in tanti anche sui social stanno chiedendo in questi giorni», avverte . Ma quanto costerebbe al ministero pagare le altre 6.600 borse di studio? Un conto salatissimo: circa 200 milioni.
Da Veneto e Lombardia arriva la richiesta di «regionalizzare» i concorsi «Qualsiasi tentativo, e purtroppo sono tanti, di accentramento statale di una situazione qualsiasi finisce in un grande pasticcio, con inevitabile corollario di disagi per i cittadini, in questo caso gli specializzandi di Medicina», ha spiegato il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che ieri ha lanciato una proposta: «La regionalizzazione è l’unica via d’uscita. Bisogna togliere dalle mani di questi uffici complicazione cose semplici la vita e il futuro della gente».
Sulla stessa falsariga il vicepresidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia, Mario Mantovani:?«La Regione è pronta ad affrontare anche questa responsabilità, con competenza, rigore e trasparenza. Potremmo infatti organizzare le selezioni in modo autonomo, anche tenendo conto del reale fabbisogno locale e valutando altresì la previsione di specifici contributi economici aggiuntivi». «Già oggi la Regione – ha concluso Mantovani – sta, per esempio, finanziando con 17,5 milioni di euro di risorse proprie 137 contratti di formazione specialistica post laurea».
L’Ordine dei medici infine chiede «rispetto per i nostri giovani e per il loro impegno e le loro speranze» e si scaglia contro l’«insopportabile nebbia che ormai avvolge tutta la Formazione medica, dall’accesso alle Scuole di medicina alla Formazione post lauream» e «questi errori nel sistema, che vanno tragicamente ad accumularsi, sono perfetti indicatori del baratro di una crisi senza uscita».
Repubblica e il Sole 24 Ore sanità – 4 novembre 2014