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Spending: 4-5 miliardi da Regioni e Comuni. Cura di costi e fabbisogni standard ma anche primo allentamento del patto di stabilità interno

Una quadratura del cerchio difficile da trovare. È quella dei tagli per 13-16 miliardi da far scattare con la prossima legge di stabilità. Al ministero dell’Economia le riunioni a livello tecnico si sono susseguite per tutta la settimana. Ma soltanto la prossima settimana, con il rientro di Matteo Renzi dal suo viaggio negli Stati Uniti, il piano di tagli assumerà una fisionomia più o meno definitiva.

Al momento si parte da una griglia che prevede, in termini di tagli veri e propri e rimodulazioni di spese per puntellare il dispositivo delle coperture della prossima ex Finanziaria, una ricaduta per 4-5 miliardi su Regioni (due terzi) e Comuni (un terzo), i quali saranno sottoposti a una cura di costi e fabbisogni standard a tappeto ma beneficeranno anche di un primo allentamento del patto di stabilità interno. La partita è complessa e tutta in salita perché già il decreto Irpef impone una stretta di oltre un miliardo l’anno dal 2015 al 2017 alle regioni e di quasi 1 miliardo sempre all’anno per Comuni e Province.

Su altri due terreni non sarà facile trovare un compromesso: istruzione e sanità. Il ministero guidato da Stefania Giannini potrebbe contribuire per 600-900 milioni, preservando in toto il capitolo della ricerca, ma per centrare quest’obiettivo dovranno essere adottate misure restrittive anche su una parte del personale (ad esempio i bidelli). Per la sanità la richiesta arrivata dal Tesoro oscilla tra un minimo di 2 miliardi e un massimo di 4 miliardi. Come è noto il ministro Beatrice Lorenzin frena. Alla fine si dovrebbe chiudere attorno a quota 1 miliardo per preservare il Patto sulla salute.

Un altro nodo intricato è quello della Difesa che al momento del varo del decreto Irpef ha già contribuito per 400 milioni nel 2014. Per il 2015 il taglio potrebbe essere equivalente, molto dipenderà dalla ridefinizione del programma F-35. Nel menù dei tecnici del Governo è previsto anche un intervento sugli incentivi alle imprese e al settore dell’autotrasporto per circa 700 milioni che investirebbe soprattutto due ministeri: Sviluppo economico e Infrastrutture. Nel primo caso sarebbero già stati ricavati 150 milioni. Più complessa la situazione sul versante del dicastero guidato da Maurizio Lupi che potrebbe essere chiamato a contribuire al piano di tagli con altre 300-400 milioni. Circa 300 milioni dovrebbero arrivare poi dal giro di vite sulle voci di competenza del ministero della Giustizia.

Una fetta non trascurabile del pacchetto-tagli sarà poi ricavata partendo dalle proposte del dossier Cottarelli. Circa 1,5 miliardi sono attesi dall’avvio del processo di potatura della giungla delle municipalizzate e dalla contabilizzazione di una parte dei risparmi che dovrebbero arrivare dalla riforma Pa prevista dalla delega Madia attualmente ferma al Senato. La razionalizzazione degli immobili dello Stato dovrebbe fruttare invece nel 2015 4-550 milioni. Da capire infine il destino del riordino delle agevolazioni fiscali da sempre in agenda per drenare risorse ma poi utilizzato come “bancomat” per tutelare le falle nelle coperture.

Il Sole 24 Ore – 28 settembre 2014 

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