Piano del governo con costi standard vincolanti. Entro metà settembre Palazzo Chigi e l’economia ufficializzeranno la nomina di un commissario. Si punta a realizzare risparmi progressivi
Dovrà garantire la copertura per il prolungamento della sterilizzazione del “balzello” Iva. E, probabilmente, dovrà contribuire anche a quella della riforma dell’Imu. Sarà decisivo per evitare l’aumento dei ticket sanitari in calendario il prossimo anno. E sarà destinato a diventare uno degli affluenti del serbatoio dal quale tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre saranno attinte le risorse per rifinanziare la Cig, dare una risposta definitiva al problema esodati e avviare la riduzione del cuneo fiscale. Il nuovo piano di spending review che sta muovendo i primi passi negli uffici del ministero dell’Economia sarà uno dei pilastri portanti della prossima legge di stabilità. Il dossier non è ancora nero su bianco. Anche perché si attende la nomina del nuovo commissario straordinario che dovrebbe essere formalizzata entro metà settembre. Ma ci sono già alcuni punti fermi. La nuova spending sarà selettiva e progressiva, con l’obiettivo (ancora nascosto) di garantire inizialmente risparmi per 3-3,5 miliardi per poi a regime salire a quota 4-5 miliardi l’anno. E introdurrà il vincolo dei costi e dei fabbisogni standard per tutte le amministrazioni, in primis quelle locali.
A finire nel mirino saranno tutti i settori gestiti a livello territoriale: dalla sanità al trasporto locale passando per le ex municipalizzate e per tutte le società sotto l’influenza degli enti locali. Molta attenzione sarà prestata alle spese di servizio (forniture, carburanti per mezzi utilizzati dalle amministrazioni, alle consulenze e agli incarichi, a partire da quelli delle ex municipalizzate). Il meccanismo è chiaro: se sarà superato il costo standard di riferimento (calcolato sul fabbisogno relativo a quantità e qualità dei servizi realmente erogati) scatterà una sorta di clausola di salvaguardia: tagli lineari automatici o riduzione dei trasferimenti.
Anche per questo motivo al ministero dell’Economia si sta sta accelerando sulla mappatura dei fabbisogni di Comuni e Province. Su questo fronte da tempo a via XX settembre sta lavorando la Copaff (Commissione tecnica per l’attuazione del federalismo fiscale) che a settembre dovrebbe essere in grado di fornire un’indicazione sui costi standard di almeno il 50% della spesa complessiva sostenuta a livello municipale per i servizi fondamentali. Un altro contributo arriverà dalla Ragioneria generale dello Stato. Toccherà poi al nuovo commissario rendere operativa la strategia che nei prossimi giorni definirà il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, insieme ai suoi tecnici. Quanto ai nomi in corsa per l’incarico, nelle scorse settimane erano circolati quelli dell’ex ministro Piero Giarda, del capoeconomista dell’Ocse, Carlo Padoan, e di Lucrezia Reichlin, già alla Bce.
Tra le idee sul tappeto c’è quella di rafforzare il ruolo della Consip come centrale di riferimento degli acquisti di tutte le amministrazioni e razionalizzare ulteriormente la spesa per beni e servizi (soprattutto sul versante sanitario) senza però operare un vero e proprio freno per non rischiare nuovi effetti recessivi. Il piano si dovrà raccordare con le iniziative messe a punto dalla Presidenza del Consiglio e dal ministero della Funzione pubblica, come ad esempio il nuovo giro di vite su consulenze e auto blu. Una vera e propria potatura dovrebbe essere operata sul terreno accidentato degli “enti inutili” e sulle strutture periferiche dello Stato. Due i settori sicuramente esentati dalla nuova spending review: scuola e ricerca. Ma saranno i soli. Sulla nuova spending Saccomanni fa molto affidamento. Anche perché dagli ultimi report emerge che, nonostante i tagli degli ultimi anni, la spesa continua la sua corsa. Basti pensare che per le sole Regioni nei primi sei mesi di quest’anno i costi di funzionamento sono aumentati del 18,6% rispetto al 2012
Il Sole 24 Ore – 23 agosto 2013