Circa la metà della dote necessaria per evitare l’aumento dell’Iva nel 2013, già sterilizzato fino al prossimo giugno, dovrà arrivare dalla “fase 2” della spending review. È questa l’ipotesi che sta circolando tra i tecnici del Governo. Nuovi tagli per 3-3,5 miliardi potrebbero arrivare con un “collegato” alla legge di stabilità; nel mirino prefetture e uffici periferici del Governo. Novità in vista anche sulla lotta all’evasione con la nuova intesa Anci-Entrate da siglare a settembre. Ad annunciarlo è stato Graziano Delrio, presidente dell’Anci: la convenzione servirà a rendere ancora più efficace il “patto” siglato a febbraio con l’amministrazione finanziaria, favorendo tra l’altro lo scambio di dati tra più enti. Bloccare del tutto nel 2013 l’aumento di due punti delle aliquote Iva, già sterilizzato fmo a giugno.
Al momento è questo, insieme alla spinta alla crescita, l’obiettivo prioritario del Governo. Me per centrarlo occorrerà trovare 6-6,5 miliardi. Che dovranno arrivare da vari versanti: nuovi tagli, riordino delle agevolazioni fiscali, razionalizzazione di incentivi alle imprese. Ma come è già accaduto per il primo stop impresso dal Governo Monti al previsto balzello dell’Iva, il maggiore contributo dovrà essere assicurato dalla cosiddetta “fase due” della spending review.
A palazzo Chigi ufficialmente cifre non ne sono state ancora fatte. Ma tra diversi tecnici del Governo si sta radicando l’idea che la nuova stretta sulla spesa dovrà garantire circa la metà della dote necessaria, ovvero 3-3,5 miliardi. Allo stato attuale si tratta solo di ipotesi. L’asticella sarà fissata a metà settembre quando entreranno nel vivo i lavori preparatori degli interventi da incardinare nella prossima sessione di bilancio. Un dato, infatti, è già certo: la nuova fase di spending review decollerà con un “collegato” alla legge di stabilità attesa per metà ottobre, ma che potrebbe vedere la luce già alla fine del prossimo mese. Un “collegato” che quasi sicuramente si materializzerà sotto forma di decreto legge. A differenza della fase uno della revisione della spesa, approvata dal Parlamento prima della pausa di ferragosto, che era finalizzata soprattutto a limitare la spesa sanitaria e ad aggredire alcuni sprechi sotto la regia del commissario straordinario Enrico Bondi, il nuovo provvedimento avrà un “mission” precisa: riorganizzazione e alleggerimento della macchina statale. A partire da ministeri e grandi enti ma con un’azione incisiva anche sulle strutture centrali presenti sul territorio. Un processo a vasto raggio che sarà definito sulla base delle linee guida che saranno tracciate dai ministri dei Rapporti con il Parlamento e della Pubblica amministrazione, Piero Giarda e Filippo Patroni Griffi, in collaborazione con il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Una delle tessere chiave del puzzle sarà la potatura delle strutture centrali a livello territoriale. E in questo caso sarà decisiva l’azione di raccordo con alcune delle misure contenute nel primo decreto, in primis quelle sul taglio delle Province. La nuova riorganizzazione a livello provinciale renderà di fatto automatico il taglio delle prefetture, la razionalizzazione delle questure, delle ex strutture della Motorizzazione civile e degli uffici scolastici. Attualmente i soli costi di funzionamento delle Prefetture e degli uffici territoriali del Governo si aggirerebbero attorno ai 500 milioni l’anno. La razionalizzazio-ne innescata dalla riduzione delle Province che dovrà essere definita entro la fine di quest’anno dovrebbe assicurare un risparmio automatico. Novità sono in arrivo anche per i ministeri. Il processo di accorpamento di molte delle strutture collegate (come è ad esempio già accaduto per le agenzie fiscali) sarà rafforzato così come quello relativo all’eliminazione di alcuni enti e istituti specifici, già avviato con la prima fase di spending review. Questa misure avranno una ricaduta diretta anche sull’organizzazione del personale. Esuberi tra gli statali sono praticamente scontati. E saranno gestiti facendo leva sulla
LA PAROLA CHIAVE
Spending review
Letteralmente significa “revisione della spesa”. A introdurla nel nostro sistema di finanza pubblica è stato l’ex ministro dell’Economia dell’ultimo governo Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa. Rientrano in questo ambito le procedure che analizzano le tendenze della spesa, i meccanismi che la regolano e l’attualità o l’efficacia degli interventi che la compongono. L’obiettivo è quello di migliorare la gestione e il controllo della spesa attraverso la razionalizzazione dei processi di bilancio, la verifica costante dei livelli di efficienza e qualità dei programmi di spesa mobilità e sui prepensionamenti grazie alla deroga alla riforma Fornero prevista dalla fase uno della revisione della spesa. I sindacati restano in allarme, ma il ministro Patroni Griffe assicura che non esistono rischi di licenziamenti di massa. Palazzo Vidoni punta a redistribuire il personale e a ottimizzare le risorse magari anche al fine di alzare ulteriormente il livello di produttività. Probabile anche un nuovo intervento sugli acquisti di beni e servizi.II lavoro del super-commissario Bondi non è ancora finito. L’idea resta quella di allargare il più possibile il bacino gestito con il metodo Consip. Per effetto del primo decreto dai 29 miliardi di spesa per forniture aggrediti nel 2011 con gli strumenti Consip (sui 136 complessivi) si dovrebbe salire a quasi 5o miliardi nel 2013 con risparmi per 8-io miliardi. Il tentativo potrebbe essere quello di far lievitare la spesa gestita da Consip a quota 6o miliardi aggiungendo ai risparmi già previsti almeno un altro miliardo. In ogni caso Bondi dovrà vigilare affinché le amministrazioni evitino nuovi sprechi per approvvigionamenti e affitti.
Il menù della «fase 2»
LE NUOVE AREE DI INTERVENTO
PREFETTURE
In arrivo iltaglio delle prefetture, che sarà reso di fatto automatico dalla riduzione e dalla riorganizzazione delle Province previsto dal primo decreto sulla spending review. Attualmente i soli costi di funzionamento delle Prefetture e degli Uffici territoriali del Governo si aggirerebbero attorno ai 500 milioni l’anno. La razionalizzazione innescata dalla riduzione delle Province — che dovrà essere definita entro la fine di quest’anno — dovrebbe assicurare un risparmio automatico
MINISTERI
Novità anche peri ministeri. Sarà rafforzato il processo di accorpamento di molte delle strutture collegate e quello per l’eliminazione di alcuni alcuni enti e istituti specifici, già awiato con la prima fase di spending review. Misure con una ricaduta diretta anche sull’organizzazione del personale. Gli esuberi tra gli statali saranno gestiti facendo leva sulla mobilità e sui prepensionamenti grazie alla deroga alla riforma Fornero prevista dalla fase uno della revisione della spesa
La fase due della spending review tornerà anche sul capitolo acquisti di beni e servizi. Puntando ad allargare il più possibile il bacino gestito con il metodo Consip. Per effetto del primo decreto dai 29 miliardi di spesa per forniture aggrediti nel 2011 con gli strumenti Consip (sui 136 complessivi) si dovrebbe salire nel 2013 a quasi 50 miliardi, con risparmi per 8-10 miliardi. L’obiettivo e arrivare a 60 miliardi aggiungendo ai risparmi già previsti almeno un altro miliardo
Il Sole 24 Ore – 22 agosto 2012