di Michele Bocci, la Repubblica. Il coronavirus circola ancora, la scienza ci permetterà di sconfiggerlo ma è necessario altro tempo. Così, «ci attendono mesi di resistenza », ha detto il ministro alla Salute Roberto Speranza nell’intervista al direttore di Repubblica Maurizio Molinari che ha aperto Frontiere.
Da metà agosto in Europa si assiste a un aumento di infezioni. «In certi Paesi ci sono segnali di recrudescenza importanti. Vuol dire che il virus ancora circola e di fronte a noi abbiamo mesi non facili. Sono convito che troveremo una soluzione, la scienza ci farà vincere la battaglia ma ora facciamo attenzione, rispettiamo le regole». Riguardo a farmaci e vaccini, Speranza spiega che si tratta di «due partite fondamentali. Sul vaccino, con la Francia, Germania e Olanda abbiamo individuato come promettente quello di Astra-Zeneca, inventato a Oxford, il cui vettore virale è fatto a Pomezia e il cui infialamento avverrà ad Anagni, a dimostrazione dell’importanza del nostro Paese. La Commissione europea, che sta dialogando anche con altre industrie, intanto ha chiuso un accordo con quell’azienda e se va tutto bene le prime dosi arriveranno prima della fine di quest’anno. Vogliamo vaccinare il personale sanitario e subito dopo gli anziani fragili. Ho parlato di 6 mesi per vedere la luce perché in quel periodo inizieremo a proteggere quelle persone, da lì poi inizierà il percorso che ci permetterà di vincere la sfida».
Quella dei farmaci è una partita diversa. «Se ne parla meno ma diventa sempre più importante. Anche l’Italia è nella sfida per i nuovi medicinali. Sono stato a Siena, a Toscana Life sciences, dove un gruppo di scienziati italiani guidati da Rino Rappuoli lavora sugli anticorpi monoclonali e la ricerca dà risultati incoraggianti. Anche su queste cure ci vogliono le sperimentazioni, noi intendiamo correre ma non possiamo pensare che dei prodotti arrivino sul mercato senza i dovuti controlli». Ma tra le armi in campo, Speranza cita anche i test. «Ne arrivano sempre di migliori, tra antigenici e molecolari». Oggi gli esami sono fondamentali anche per la scuola. Su questo tema, il ministro ricorda prima di tutto l’impegno del Governo per ricostruire un rapporto stabile tra servizio sanitario e gli istituti. «Non possiamo lasciare i presidi soli quando si decide se fare tamponi e quarantene». Però è necessario anche che gli esami vengano svolti velocemente, per evitare di bloccare intere classi per giorni in attesa dei risultati. «Lavoriamo per aumentare la capacità del nostro Paese di fare tamponi. Poi siamo stati i primi a testare i test antigenici, più rapidi, negli aeroproti. La mia idea è che vadano estesi anche fuori dagli aeroporti, sono una risposta potenziale per la scuola. Speriamo anche nei test di natura salivare. Capisco la preoccupazione delle famiglie, anch’io sono nelle chat dei genitori e dico che bisogna fidarsi dei medici. Il messagio è: no al panico, all’improvvisazione, al sentito dire, alle informazioni trovate per caso su internet».
Speranza annuncia che il vaccino antinfluenzale si inizierà asomministrare alle categorie a rischio già ad ottobre e che quest’anno è fondamentale perché protegge da una patologia con sintomi molto simili al Covid, con cui si può così confondere. Alla domanda su come si intende superare la politica dei tagli in sanità avviata nel 2008 in Italia come in tutte le democrazie avanzate, il ministro risponde che «dobbiamo chiudere definitivamente la stagione dei tagli e aprire quella degli investimenti. Noi ci abbiamo messo più soldi in 5 mesi che negli ultimi 5 anni, alzando i fondi di 10 miliardi. Le risorse sono essenziali ma ci vogliono anche le riforme». Speranza annuncia una rilettura del servizio sanitario e ricorda le parole di Papa Francesco: «Peggio della crisi c’è solo il rischio di sprecarla. Il Covid ci ha insegnato la centralità del territorio, il luogo dove si affronta la cronicità. Il sistema deve essere vicino al cittadino e qual è il primo luogo di cura? La casa. Abbiamo alzato la spesa per l’assistenza domicliare dal 4 al 6,7% ma vogliamo fare di più, arrivare al 10% e superare i Paesi migliori in questo campo. Ecco a cosa servono Recovery fund e Mes». I fondi europei saranno utili anche a rinforzare la telemedicina. «In certi casi anche un messaggio sul cellulare significa prossimità». Oltre al grande investimento sul territorio, il piano di utilizzo dei fondi Ue prevede il rinforzo di ospedali e centri di ricerca e cura, gli Irccs, oltre alla sanità digitale. Poi c’è da rendere l’Italia attrattiva per gli investimenti dell’industria farmaceutica. «Quasi nessun ministro aveva avuto occasione di fare una riforma con più risorse. Oggi passa un treno che non so se tornerà, approfittiamone per ripensare il servizio sanitario nazionale».