Dieci miliardi di euro e mezzo per trasformare l’Italia al suon del digitale in sette anni: nelle scuole, nelle case, nelle amministrazioni pubbliche e aziende. Grazie a un mix di fondi pubblici europei attivabili tra il 2014 e il 2020. È il piano Crescita Digitale che la Presidenza del Consiglio manderà oggi a Bruxelles. Trovano così espressione, nero su bianco, le idee con cui il governo Renzi vuole affrontare i grandi temi dell’Agenda digitale.
Tra i tanti punti del piano c’è un progetto che emerge solo ora: “Italia Login” (questo il nome trovato dal governo). E’ l’idea di obbligare tutti i cittadini a rapportarsi solo via Internet con la Pubblica amministrazione entro il 2020, abolendo quindi la carta. Ma come fare con quel 40 per cento di italiani che non si connette a Internet? “Italia Login” risponde con 800 milioni di fondi pubblici da destinare a una piattaforma di assistenza (telefonica e con sportelli fisici), per coloro che ne hanno bisogno. Obiettivo, fornire a tutti gli italiani una identità digitale: una specie di password con cui potremo usare via Internet, in moscicolo do facile e diretto, tutti i servizi non solo pubblici ma anche di aziende private che aderiranno (le banche sono in prima fila).
Il piano comprende anche grandi progetti infrastrutturali. La razionalizzazione dell’informatica delle pubbliche amministrazioni tramite il cloud computer, per ottenere risparmi e una maggiore efficienza (adesso è spesso un caos che genera sprechi ed errori): per questa voce il piano prevede un miliardo di euro. Vuole inoltre collegare tutti gli edifici pubblici, comprese scuole e ospedali, con il wi-fi: 200 milioni di euro. I progetti di “Sanità digitale” richiedono 750 milioni di euro, per esempio per dare a tutti gli italiani un faoperativi sanitario elettronico (che adesso funziona solo in poche amministrazioni d’avanguardia, come la Provincia di Trento), sempre per ridurre costi ed errori. Altri 400 milioni sono previsti per le smart city: il governo selezionerà i progetti migliori di innovazione e li estenderà a tutta l’Italia. Per esempio per avere città con una maggiore efficienza energetica e una gestione intelligente (informatizzata) del traffico. Tutti questi progetti, più altri di minore importo (come la “Giustizia digitale”) valgono 4,5 milioni di euro, che verranno dai fondi europei Fesr, Feasr (compreso il co-finanziamento nazionale e regionale), da vari pon (Programmi nazionali) e dal nuovo Fondo sviluppo e coesione che il governo sta calibrando in questi giorni.
Altri sei miliardi, previsti nel piano della Presidenza del Consiglio ed elaborato dall’Agenzia per l’Italia digitale, serviranno per la banda ultra larga. L’obiettivo è dare a tutta la popolazione una velocità di almeno 30 Megabit e i 100 Megabit al 50 per cento degli italiani, entro il 2020, sempre con un misto di fondi Fesr (2,1 miliardi di euro), Feasr (256 milioni), Fondo Sviluppo e Coesione e un residuo di risorse che avanzeranno dalla vecchia programmazione (2007-2013).
Repubblica – 11 novembre 2014