I furbetti non mancano mai, neppure quando una nuova normativa sembra funzionare meglio del previsto. Il mese da poco trascorso, come conferma ancora una volta «Veneto Lavoro», ha fatto registrare un importante incremento di nuovi contratti a tempo indeterminato, portando in positivo il saldo fra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi.
Però, con l’aumento ingiustificato dei licenziamenti, un sospetto: un utilizzo distorto dei nuovi strumenti, cioè il ghiotto sconto sui versamenti Inps per ogni contratto e l’affievolimento delle garanzie insito nelle «tutele crescenti». L’agenzia della Regione, pur ammettendo di non avere elementi oggettivi, insinua il dubbio che diverse aziende abbiano pretestuosamente mandato in mobilità propri dipendenti per poterli assumere di lì a poco con le agevolazioni del Jobs Act.
E se per «Veneto Lavoro» è solo un pensiero malizioso, a confermare il sospetto è l’ambiente professionale che cura gli interessi delle aziende ossia i consulenti del lavoro. «Lo sconsiglio sempre – assicura il presidente regionale dell’Ordine, Alessandro Bonzio- ma non vado lontano se dico che il 30% delle imprese che si rivolgono a noi cercano di capire se questo giochino sia possibile».
Possibile lo è. Se l’azienda è piccola basta giustificare il licenziamento, ad esempio con una perdita di ordini e il lavoratore sta a casa. A pazientare un po’ perché il datore gli ha promesso che entro pochi mesi lo riassumerà, con le nuove agevolazioni Inps del pacchetto del governo Renzi. Le garanzie contrattuali nominalmente non saranno più quelle di prima, ma nel piccolo non si nota la differenza. Risultato: l’azienda riprende lo stesso collaudato lavoratore, ma in tre anni risparmia fino a 25 mila euro in contributi previdenziali.
«Tecnicamente è un comportamento difficile da perseguire, a meno di non voler andare a spulciare i conti dell’impresa – aggiunge Bonzio – però è un abuso del diritto. Gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato non sono contributi a pioggia, lo spirito della legge è un altro».
Si tratta di comportamenti che non avvengono nelle grandi imprese, dicono i sindacati e neppure da quelle iscritte alle sigle di categoria le quali, per le consulenze, si rivolgono agli organi associativi. I settori in cui c’è la sensazione che questi abusi siano più accentuati sono logistica e trasporti.
Esempi? La Cisl vicentina cita una cooperativa che, soffiando l’appalto a una sua concorrente, anzichè acquisirne pure i lavoratori con un identico contratto a tempo indeterminato, cerca di far accettare loro dei rapporti a termine. «Ufficialmente per attraversare un periodo di prova, ma per conto nostro l’intenzione era un’altra – raccontano dal sindacato – Cioè di procedere in seguito a una trasformazione usufruendo dei nuovi incentivi. Per questo abbiamo detto no all’accordo».
Con o senza i furbetti, il Veneto continua a stabilizzare precari e disoccupati. In giugno i nuovi assunti a tempo indeterminato 9.500 (+55% rispetto a un anno fa) e nei primi sei mesi la somma è di 66 mila (+51%), mentre i passaggi da contratti a termine a stabili hanno raggiunto nel semestre quota 21.700 (+12%). Quello che stona, e da qui la puzza di bruciato, l’aumento anche dei licenziamenti, +16% a giugno e +9% nei sei mesi.
Gianni Favero – Il Corriere del Veneto – 12 luglio 2015