Contratti integrativi: va malissimo nel Ssn dove, secondo l’ultima rilevazione dell’Aran (il secondo monitoraggio sulla materia a norma del Dlgs 159/2009) pubblicata sul sito dell’Agenzia, solo il 7% delle amministrazioni monitorate ha inviato almeno un contratto integrativo sottoscritto nel 2012: 5 su 70 (e il 60% ne ha più di uno) contro il 35% dei ministeri o il 31% dell’Università e seguito solo dagli Enti pubblici non economici che su 48 amministrazioni monitorate hanno ottenuto solo 4 risposte, l’8% del totale.
Il campione scelto dall’Aran per i monitoraggio per quanto riguarda il Ssn è composto da circa un terzo delle amministrazioni, rappresentativo delle varie suddivisioni geografiche: per le Asl – raggruppate in tre strati, in base alla fascia di popolazione servita – sono state monitorate 45 amministrazioni, su un totale di 146 (30,82%) con un grado di copertura, rispetto al numero dei dipendenti non dirigenti, pari al 39,92%.
Invece, le aziende ospedaliere monitorate sono 25, su un totale universo di 80 (31,3%) e il grado di copertura, rispetto ai dipendenti non dirigenti, è pari al 39,6%. Sono state escluse dal campione : agenzie, altri enti regionali, ex ipab, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, Istituti zooprofilattici sperimentali.
E l’Aran è estremamente critica rispetto a questo risultato: «Nel comparto non si può non rilevare la forte contrazione della contrattazione pervenuta (dal 49% del 2011 all’11% attuale) che, vista l’esiguità dei numeri, evidenzia certamente anche un basso livello di conformità alla norma che obbliga le aziende a trasmettere i contratti all’Aran. E’ un dato comunque significativo, solo in parte compensato da una certa presenza della contrattazione della dirigenza sanitaria (settore però che sarà oggetto della rilevazione Aran solo a partire dal prossimo anno)».
In sostanza sono arrivati all’Aran per il Ssn un contratto di una azienda ospedaliera (sulle 25 monitorate) e 7 di aziende sanitarie locali; 4 dal Centro, 3 dal Nord e uno dal Sud.
I contratti poi sono soprattuitto «di carattere prettamente economico» (oltre il 63%): il 50% riguarda i criteri di riparto e destinazione delle risorse decentrate, il 12,5% i criteri di incentivazione del personale e lo 0,98% lo spostamento di risorse tra i fondi.
Solo il 25% dei contratti è riferito all’articolazione dell’orario di lavoro e il 12,5% ai programmi di formazione professionale.
Ma l’Aran fa anche una considerazione che in parte giusitifica la situazione (ma solo per i contratti inviati però): «Non si può non rilevare – scrive l’Agenzia – come vi sia un forte aumento delle materie non più oggetto di contrattazione integrativa: per esempio in materia di articolazione dell’orario di lavoro e di formazione del personale, questioni abbastanza “calde” e su cui è forte la sensibilità sindacale e dei lavoratori, a fronte di esigenze organizzative da parte delle amministrazioni sanitarie».
Le considerazioni generali dell’Aran, infine, sottolineano a livello generale di tutti i comparti analizzati che «il quadro tracciato evidenzia una transizione incompiuta: non vi è ancora l’approdo ad un nuovo assetto e ad un nuovo modello di relazioni sindacali (nonostante i cambiamenti del quadro normativo), ma si avverte nel contempo tutta l’inadeguatezza, in un contesto profondamente cambiato, di modelli e strumenti adottati in passato».
Il Sole 24 Ore sanità – 29 aprile 2014