Nelle misure del governo Letta per far ripartire l’occupazione giovanile i periodi di formazione sono assimilati a un impiego. Ma non è così. Non solo perché i bonus occupazionali si fermano ai 29 anni, ma anche perché per molti sono solo parentesi mal retribuite. Ecco alcune esperienze di trentenni ‘qualificati’
Stage e tirocini: per il governo Letta e per il ministro del lavoro Giovannini sono da considerarsi lavoro. Dopo aver promesso un miliardo e mezzo (spalmati in 5 anni e di cui 500 milioni solo per il sud) per l’occupazione giovanile, il governo ha infatti dato le cifre: 200mila nuovi posti di lavoro. Di questi 100mila sarebbero stage e tirocini formativi, e il tasso di disoccupazione tra i giovani potrebbe calare di due punti percentuali.
Ma stage e tirocini si possono considerare lavoro? Scrive Antonio Sciotto su L’Espresso: «Secondo l’ultimo studio di Excelsior/Unioncamere (del 2012) soltanto il 10,6 per cento dei tirocinanti entra a far parte dell’organico aziendale». In una realtà italiana dove la dimensione dello stage va molto vicina a quella dello sfruttamento: «Io e gli altri tirocinanti facevamo spesso manovalanza gratuita», racconta Giancarlo Sechi che ha 29 anni, una laurea, due tirocini, due anni in Irlanda e due corsi professionali di prestigio nel suo curriculum. Giancarlo viene dalla Sardegna, dove i giovani disoccupati sono il 40 per cento, ed è solo uno dei tanti (troppo “vecchi” per acceder ai bonus occupazionali di Letta) che dopo aver usufruito di tirocini e master regionali è ancora alla ricerca di un lavoro.
«I tirocini che ho fatto me li sono trovati da solo», spiega Giancarlo. Aggiunge Francesco, sardo anche lui, che a 31 anni è andato a lavorare in Estonia dopo aver rifiutato due stage italiani: «Per fare un tirocinio alla radio di Oristano ho dovuto insistere con tante persone e fare tutto da solo. Qui in Estonia lo Stato paga direttamente degli esperti dall’estero per far fare un salto di qualità alle proprie aziende, e io ora potrei rientrare in questo progetto».
«L’azienda sostanzialmente ti usa gratis, e dopo di te prenderà un altro stagista», dice Claudio, che ha vinto un premio di comunicazione, e che ora sta finendo il suo contratto a tempo determinato in Sardegna. Aggiunge Francesco: «A Milano mi hanno offerto uno stage full time a 300 euro netti. Di affitto ne pagavo 400». Francesco, Claudio, Giancarlo: sono solo tre dei tanti giovani disoccupati che lasciano la Sardegna prima e l’Italia poi, alla soglia dei 30 anni e dopo tanti stage e tirocini gratuiti, perché: «Questa non è vita». Per questi giovani, che hanno appena passato i 29 anni e non potranno usufruire del bonus occupazionale del governo, l’unica chance rimasta è andare all’estero.
LAVORARE GRATIS. Giancarlo Sechi ha 29 anni e si è laureato in comunicazione a Sassari. Ha vissuto due anni a Dublino, poi si è reinventato designer e grafico: «Ho fatto due corsi di formazione professionale alla Bauer di Milano, una scuola prestigiosa, un anno in graphic design e un anno in web design». Durante il suo percorso Giancarlo ha fatto cameriere, lavapiatti, in Irlanda da commesso è diventato manager del negozio. «Gestivo gli ordini e i fornitori, così come l’incasso», racconta. Dopo due anni è tornato in Italia, a Milano, e ha svolto diversi tirocini. Il primo di tre mesi in un piccolo studio grafico: «Non mi hanno insegnato nulla. Ho avuto diverse gratificazioni, come quando la provincia ha scelto un mio progetto, ma per il resto si è trattato di manovalanza gratuita». Il secondo tirocinio Giancarlo lo ha svolto in uno studio conosciuto di Milano: «Mi hanno trattato a pesci in faccia: è il classico studio dove i tirocinanti vengono sfruttati e i capi fanno le pubbliche relazioni».
Giancarlo si trasferisce a Cagliari, e inizia a lavorare come grafico freelance. «Ho lavorato gratis per un anno, con tante promesse di guadagni che poi non si sono concretizzate», racconta il 29enne. Dopo aver aperto la partita iva Giancarlo accede a un master gratuito della Regione Sardegna, a Alghero, in comunicazione visiva. Durante questo master svolge un tirocinio a Barcellona, e anche questo lo ha dovuto cercare da solo: «Avrò chiamato trenta studi di grafica a Barcellona per trovare. Però è stato un tirocinio come dovrebbe funzionare: il capo si siedeva a spiegarmi le cose e ho imparato tanto». Anche qui, finiti i tre mesi lo studio ha preso altri due stagisti e Giancarlo è tornato in Italia. Dove ora cerca lavoro.TORNARE ALL’ESTERO. Claudio Simbula ha 29 anni ed è nato ad Alghero. Durante la laurea ha fatto l’Erasmus a Murcia, in Spagna, poi l’Erasmus Placement a Barcellona, e una volta laureato ha vissuto a Londra per imparare l’inglese. Ha svolto il primo stage di due mesi in un’agenzia di comunicazione di Sassari, dove prendeva un contributo pari al costo della benzina e dell’affito di una stanza. «Una volta finito ho continuato a fare dei lavori freelance per loro». Pagato 150/200 euro a progetto. Trasferitosi a Londra, Claudio, si è recato a una “agenzia di idee” di King’s Cross col suo progetto di promozione turistica basato sui codici QR, che dallo smartphone permettono di leggere le informazioni sul luogo (e non solo). Un progetto innovativo, con cui Claudio ha vinto il premio italiano “Linfa”. Tornato in Sardegna Claudio partecipa a un tirocinio della Regione con una cooperativa di eventi, prendendo 300 euro part time, senza contributi. Ha lavorato per gli eventi più famosi dell’isola, tra cui la Sartiglia di Oristano. Ora il tirocinio si è convertito in un anno di contratto a tempo determinato. «Per me gli stage sono stata un’esperienza positiva, però sei sempre appeso a un filo, ci sarebbe bisogno di più controlli su dove vanno i finanziamenti ai tirocini». A novembre il contratto a tempo determinato di Claudio finisce. «Non credo mi assumeranno. E tornare freelance a quasi 30 anni, o prendere 800 euro al mese è frustrante. Probabilmente tornerò all’estero».
CERVELLI IN FUGA. Francesco Sardu ha 31 anni ed è di Oristano. «Il primo tirocinio l’ho fatto a Radio Cuore ad Oristano, poi sono andato a Milano a fare un master alla Domus Academy, poi in Australia a imparare l’inglese». Un curriculum importante, che l’ha portato nel 2011 a vincere una borsa di studio per il master alla Domus Academy. «E’ un master in ‘service experiences and design’, tutto in inglese, e la Domus academy di Milano è famosa in tutto il mondo: i miei colleghi venivano tutti dall’estero». Francesco si occupa di servizi e design, e durante il master ha lavorato al servizio di bikesharing di Milano, che è lo stesso di Barcellona e Bologna. «Ho lavorato per clienti turchi, americani, cinesi», racconta. Un vero master di inserimento al lavoro, quindi, come dovrebbero essere anche gli stage e i tirocini.
Finito il master Francesco cerca lavoro. Gli vengono fatte due offerte: «Due proposte ridicole, che ho rifiutato». Il primo è uno stage full time per gestire sito internet e servizi di un’azienda. L’offerta è di 300 euro netti al mese «E io a Milano pagavo 400 euro solo di affitto», racconta Francesco. La seconda offerta è a Torino, da parte di un’associazione cattolica, che offre 600 euro al mese per tre mesi per progettare i servizi di un nuovo ostello: «Ho speso 500 euro di treni per andare tre volte a Torino per i colloqui.
Dopo ho iniziato a fare colloqui con aziende tedesche e turche, che accettano di fare il colloquio su skype, senza dover prendere treni o aerei», racconta Francesco, che ora ha accettato un contratto a Tallinn, in Estonia, dove ha subito iniziato a parlare direttamente coi clienti e a lavorare a progetti di servizi di rilevanza nazionale. «In Estonia lo Stato paga direttamente degli esperti dall’estero per far fare un salto di qualità alle proprie aziende». Un cervello sardo in fuga, Francesco, che sulle manovra del governo Letta sull’occupazione giovanile ha le idee chiare: «Sono contrario ai finanziamenti a pioggia, l’economia si muove in settori precisi, la conoscenza e l’innovazione, o il turismo in Italia. 200mila nuovi posti di lavoro a caso non servono a nulla».
L’Espresso – 13 luglio 2013