Tre punti su sei del documento di richieste delle Regioni sugli standard ospedalieri approvato il 13 dicembre sono stati recepiti nell’ultimo testo concordato da Salute ed Economia che tenterà di fare il suo ingresso alla Stato-Regioni in programma per il 24 gennaio.
Anzi, due e mezzo. Si tratta dell’incremento dei posti letto standard per le Regioni con mobilità attiva (ma qui c’è anche la previsione voluta dall’Economia che non piace alle Regioni di riduzione dei posti letto per chi è in mobilità passiva), la riscrittura del comma 4 del decreto secondo quanto concordato tra ministero e assessori e della riduzione della soglia iniziale di 80 posti letto per l’accreditamento delle strutture private a 60, ma senza la previsione di possibili «forme associative e consortili» e dal 1° gennaio 2014 non dal 2015 come richiesto dalle Regioni.
Gli altri due aspetti “chiave” per le Regioni non ci sono. Il primo era la chiarezza sulle modalità di calcolo dei posti letto, specificando la necessità dell’utilizzo dei modelli relativi alle strutture di ricovero pubbliche ed equiparate, l’attività delle cliniche, il day hospital ma anche il nido, il pronto soccorso, le sale operatorie, l’ospedalizzazione domiciliare e i nati immaturi. E manca all’appello anche il differimento al 30 giugno 2013 dei termini per la presentazione del provvedimento generale di programmazione che nel testo trasmesso alla Stato-Regioni resta fissato al 31 dicembre 2012, anche se ora, ovviamente, visto il «no» dei governatori a una presentazione “fuori sacco” a dicembre del provvedimento, la scadenza non può essere rispettata e sarà necessariamente da modificare. È previsto invece che siano «successivi provvedimenti programmatici» a individuare l’ulteriore processo di riassetto per il raggiungimento di 3,7 posti letto per mille abitanti.
Il valore della mobilità. Il numero dei posti letto per mille abitanti secondo l’ultimo testo del regolamento, potrà essere incrementato in base alla mobilità tra Regioni. Ma anche decrementato. Il che si tradurrebbe in una saldo zero del numero di posti letto rispetto a quello messo in preventivo dai ministeri su cui c’è il muro delle Regioni con mobilità passiva (quasi tutte del Sud e in piano di rientro) che non accettano di perdere ancora più posti letto del previsto, rifiutando quindi a priori il «sì» all’unanimità indispensabile per l’intesa.
Il calcolo infatti è un po’ diverso dalla proposta iniziale degli assessori. Prevede che si divida il costo complessivo dell’assistenza ospedaliera nazionale, contabilizzato nel modello economico La (dei livelli di assistenza) relativo però al 2011, per il numero di posti letto effettivi attivi negli ospedali al 1° gennaio 2012 e rilevati dal Comitato Lea. Poi si divide il costo medio per posto letto a livello nazionale per il valore del saldo di mobilità attiva, ma anche passiva di ciascuna Regione secondo la matrice 2012 e non al 2013 come richiesto dalle Regioni, per individuare il numero di posti letto equivalenti utilizzati per la mobilità. Ma mentre la proposta delle Regioni si fermava qui, l’ipotesi di testo di Salute ed Economia moltiplica il numero di posti letto equivalenti per un coefficiente di 0,80, ridotto a 0,65 dal 2015. Un calcolo che riduce i posti letto euivalenti del 20 e del 35 per cento
Sole sanità – 12 gennaio 2013