Il documento gira da giorni tra le scrivanie del ministero della funzione pubblica che ha uno dei compiti più complessi e delicati indicati dalla spending review di Carlo Cottarelli: gestire 85 mila esuberi nella Pubblica amministrazione nei prossimi tre anni. Il documento in questione è una ricerca di poco meno di un anno fa messa a punto dal Forum Pa e il cui titolo è una domanda: «I dipendenti pubblici in Italia sono troppi?». La risposta è contenuta nella stessa copertina del documento: «No, sono solo troppo vecchi, poco qualificati e mal distribuiti». Ed in effetti, a scorrere le tabelle della ricerca, ce n’è una che indica come in Italia nella pubblica amministrazione solo un dipendente su dieci abbia meno di 35 anni, mentre in Francia sono quasi uno su tre e in Inghilterra uno su quattro.
Se il problema non sono i troppi dipendenti, ma la loro età, come si concilia tutto questo con 85 mila esuberi? «Dobbiamo distinguere», dice il sottosegretario alla funzione pubblica Angelo Rughetti, «tra il problema contingente dei risparmi posto dalla spending review di Cottarelli e il problema oggettivo della necessità di una ristrutturazione della pubblica amministrazione. Il commissario», aggiunge ancora Rughetti, «pone un obiettivo di 3 miliardi di euro risparmi dal pubblico impiego da realizzare con 85 mila esuberi o con il blocco completo del turn over, noi crediamo di poter raggiungere lo stesso obiettivo evitando entrambe le misure».
In questi giorni al ministero stanno incontrando i sindacati e che qualcosa si stesse muovendo verso uno sblocco del turn over, lo aveva fatto intendere anche il ministro Marianna Madia parlando con le organizzazioni dei lavoratori.
IL PROGETTO Ma quali altre strade ci sono per risparmiare tremiliardi? «Quello che andrà fatto», spiega ancora Rughetti, «è un Master plan nel quale si facciano anche delle scelte sui servizi prioritari che lo Stato deve fornire massimizzando i dipendenti in queste posizioni e passando dal vecchio concetto di dotazione organica a quello di pianta organica».
Ma la vera novità che sarà proposta è una sorta di «scambio generazionale » che il governo avrebbe intenzione di mettere al centro della sua azione. Gli 85 mila dipendenti, o quelli che saranno quantificati, usciranno grazie ad una serie di strumenti che già esistono e che verrebbero migliorati. Come per esempio l’istituto dell’esonero dal lavoro, un meccanismo che oggi prevede la possibilità di lasciare a casa il dipendente pubblico pagandogli una parte dello stipendio. Il sistema dovrebbe essere affinato.
«Non credo sia corretto pagare chi sta a casa, l’esonero dal servizio potrebbe essere migliorato chiedendo in cambio al lavoratore di impegnarsi per almeno tre giorni la settimana in attività per lo Stato, magari andando a lavorare al Comune o in una scuola dove c’è bisogno», sottolinea Rughetti. Altri meccanismi sarebbero legati al prepensionamento o all’uso di scivoli e incentivi per andare in pensione. «In questo modo », spiega Rughetti, «si avrebbe una maggiore efficienza della macchina amministrativa, si pensi per esempio», aggiunge, «a comparti come la sicurezza dove l’età media è di 48 anni. Abbassare l’età in casi come questi è determinante».
Tutto questo avrebbe anche una valenza economica. Il costo dei nuovi assunti sarebbe inferiore a quello di chi lascia per la quiescenza. E così anche i risparmi indicati da Cottarelli potrebbero essere raggiunti. Senza considerare che c’è anche un altro capitolo che il governo intende aprire: quello delle esternalizzazioni dei servizi. «In passato», dice Rughetti, «ne sono state fatte molte, alcune hanno funzionato, in altre si è esternalizzato il servizio tenendo però il personale. Su questo bisognerà agire
Il Messaggero – 21 marzo 2014