Il regolamento che conferma il blocco dei rinnovi contrattuali per il pubblico impiego fino al 31 dicembre 2014 è pronto ma si fa sempre più forte la possibilità che a vararlo non sarà il Governo Monti. Lo stop arriva da via XX settembre. Il ministero dell’Economia, infatti, non avrebbe nessuna intenzione di autorizzare ora il riconoscimento degli scatti di anzianità per il 2012 del personale della scuola. Una misura che vale 300 milioni e che per farla scattare dovrebbe arrivare entro marzo. L’operazione sul blocco dei rinnovi prevede risparmi per 1,3 miliardi sulla spesa dell’anno venturo, 659 milioni sul 2015 e 726 milioni per il 2016. Il regolamento conferma per intero le disposizioni contenute del decreto 78 del 2010 in materia di risparmi sul pubblico impiego. Scarica lo schema del decreto
A questo punto i termini per l’approvazione del Dpr, salvo nuovi ripensamenti dell’ultima ora che potrebbero arrivare al Consiglio dei ministri la prossima settimana, non sono più stretti. Il suo varo, che prevede un doppio passaggio in Consiglio dei ministri dopo i pareri delle commissioni parlamentari competenti e il via libera di Corte dei conti e Consiglio di Stato, può avvenire tranquillamente entro la fine dell’anno.
E di questi, come detto, 300 milioni di euro arrivano dal comparto della scuola. Senza quelle risorse non si può replicare l’operazione che era andata in porto con gli incrementi economici di questo comparto nel 2011, tanto che nel provvedimento ne viene epressamente disposta la sua sospensione.
Tempi lunghi per una stretta già scontata
Il regolamento conferma per intero le disposizioni contenute del decreto 78 del 2010 in materia di risparmi sul pubblico impiego che prevedono, oltre al blocco dei rinnovi, lo stop alle nuove assunzioni (con un turn over di fatto limitato al 20%), il blocco degli adeguamenti automatici, degli automatismi stipendiali e la conferma dei tagli sulle indennità di diretta collaborazione. Gli effetti dei questa ulteriore sterilizzazione della spesa per redditi da lavoro dipendente sono già incorporati nei tendenziali dell’ultima Nota di aggiornamento del Def e verranno confermati nel nuovo Documento di economia e finanza che verrà presentato entro aprile.
Rispettata la sentenza della Corte sui super stipendi
L’unica novità del testo riguarda i super stipendi dei dirigenti, dopo la sentenza della Consulta di qualche mese fa (223/2012) che ha dichiarato incostituzionale la riduzione dei trattamenti economici superiori ai 90mila e 150mila euro (con tagli lineari del 5 e 10%) applicati solo nel pubblico impiego. Quella riduzione non verrà confermata a e compensazione scatteranno i tagli lineari sulla spesa delle amministrazioni previsti dalla clausola di salvaguardia.
I risparmi sul pubblico impiego
In termini monetari il congelamento sui contratti scattato con il decreto 78 del 2010, una misura in seguito rafforzata con altri quattro interventi che hanno messo un tappo che va oltre i rinnovi e sterilizza le retribuzioni individuali, gli scatti e le progressioni di carriera, produrrà 13 miliardi di risparmi, in termini cumulati, tra il 2010 e il 2015. E tra due anni una massa salariale che oggi viaggia attorno ai 165 miliardi di euro sarà scesa sotto la soglia del 10% del Pil. Secondo una nostra stima nei cinque anni “congelati” gli statali e i loro colleghi delle Pubbliche amministrazioni territoriali rinunceranno, in termini di mancati aumenti, a circa il 9,2% dello stipendio. Un sacrificio permanente, perché le norme escludono espressamente ogni possibilità di recupero di quanto perso alla ripresa dei rinnovi. Senza contare gli effetti sulle pensioni di coloro che lasceranno il lavoro nei prossimi anni.
Il Sole 24 Ore – 12 marzo 2013