La Conferenza delle Regioni ha formalizzato in una lettera di Errani al ministro della Salute la sua ipotesi per la suddivione del taglio di 900 milioni alle risorse 2012 stabilito dalla spending review. Non è ancora nota la proporzione dei tagli tra quote indistinte e fondi a destinazione vincolata (obiettivi di piano e altro). Era all’ordine del giorno della riunione di stamattina della Conferenza delle Regioni la ripartizione dei tagli della spending review al Fsn 2012 ancora da ripartire tra le Regioni. Una discusione vera e propria non c’è stata anche a causa della decisione di concentrarsi unicamente sulla partita dei tagli alla politica dopo lo scandalo del Lazio. Tuttavia una proposta è stata messa a punto e scritta nero su bianco su una lettera del presidente Errani consegnata al ministro Balduzzi.
Il nodo era quello sul come suddividere tra le Regioni i 900 milioni in meno di risorse dopo i tagli della spending review. Secondo una proposta informale del ministero (vedi articolo di ieri) i tagli si sarebbero potuti ripartire per 800 milioni sulle quote di riparto regionali e per 100 milioni su Izs e obiettivi di piano. Una proposta che aveva lasciato perplesse le Regioni e che nella lettera di Errani, che però non è stata ancora resa pubblica, potrebbe essere stata quindi modificata rimodulando i tagli. Una decisione finale sarà comunque presa in settimana prossima per dare il via libera al riparto.
Pollice verso al decreto Balduzzi “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”.
In Conferenza Unificata le Regioni hanno espresso parere “Complessivamente negativo” presentando modifiche al testo che considerano irrinunciabili su due punti: cure primarie e governo clinico. (Artt 1 e 4).
Il provvedimento andrà comunque avanti, anche se con la spada di Damocle di possibili ricorsi da parte dei Governatori.
Le Regioni chiedono la riscrittura dell’articolo 1 in quanto ciò che è previsto nel testo rischia di essere peggiorativo rispetto all’attuale quadro normativo.
“Conditio sine qua non” per l’accettazione del provvedimento è quindi che venga istituito e si definisca il ruolo unico. Le norme di legge indicate nel testo devono essere esecutive e cogenti senza rimandare a provvedimenti successivi, come il rinnovo delle convenzioni che non potrà avvenire prima del 2015.
E ancora, deve essere affermata l’autonomia organizzative delle Regioni in materia. Così come bisogna precisare che la riorganizzazione delle cure primarie non può prevedere un aumento delle attuali risorse disponibili per la medicina convenzionata
Per quanto riguarda invece il capitolo sul Governo clinico, le Regioni chiedono che sulla nomina dei Direttori di Struttura Complessa vada reintrodotta la figura del Direttore Sanitario nella commissione che giudica i candidati “per dare coerenza al concetto stesso di governo clinico dell’azienda sanitaria”. Che venga cancellato il principio della graduatoria e del punteggio nella terna dei candidati selezionati dalla commissione per cui al Direttore Generale deve essere presentata una terna “motivata” senza graduatoria interna. E ancora, occorre prevedere che il sorteggio dei componenti della Commissione debba avvenire da un albo regionale e non da un albo nazionale (non esiste il ruolo unico nazionale) tornando al testo precedente
Sulla nomina dei Direttori Generali, meccanismo che le regioni definiscono “non chiaro”, i Governatori chiedono che la selezione dei Direttori Generali deve essere fatta da parte della Commissione di esperti sulla base di criteri individuati in trasparenza dalle Regioni.
Ecco il documento delle Regioni
Riparto 2012: le Regioni all’attacco del Governo
L’ultima parola, quella politica, spetta ai governatori e al confronto del pomeriggio in conferenza Stato-Regioni, ma le Regioni hanno messo a punto la strategia comune per il riparto del fondo 2012 “ridotto” dei 900 milioni previsti dalla spending review.
I fronti aperti erano tre
Il primo puntava a una riduzione secondo le quote di accesso già utilizzate per la colonna finale – quella corretta col lapis dai governatori – già pronta a maggio. Il secondo proponeva di non toccare la parte corrente e caricare l’intero taglio sui 1,469 miliardi degli obiettivi di Piano, ma in questo caso a essere penalizzate sarebbero le Regioni titolari di un maggior numero di progetti. La terza opzione era quella sponsorizzata dalle Regioni del Sud (quasi tutte sotto piano di rientro), dal Piemonte e dalla Liguria, anch’esse in difficoltà dal punto di vista economico: chiedono tagli differenziati e inversamente proporzionali ai disavanzi. Ovvero: paghi di più chi ha i conti a posto e può farcela. Criterio che le controparti più abbienti non sono certo disposte a sottoscrivere.
Alla fine la scelta della commissione Salute, formalizzata con una lettera del coordinatore degli assessori, il veneto Luca Coletto, al presidente dei governatori Vasco Errani che oggi la illustrerà ai suoi colleghi presidenti, prevede che la riduzione delle disponibilità finanziarie del Ssn per il 2012 debba essere ripartita tra le Regioni e il ministero della Salute. In questo modo : Regioni, 500 milioni a carico delle disponibilità finanziarie relative all’indistinta ed agli obiettivi di piano (1,468 miliardi); ministero della Salute, 400 milioni sulla risorse per la finalizzata e vincolata per altri enti (846 milioni circa).
La proposta, hanno sottolineato gli assessori, è motivata anche dal fatto che in sede di conversione del decreto legge sulla spending review, la manovra prevista per la farmaceutica è stata modificata con la riduzione degli sconti a carico della filiera distributiva creando un minore risparmio per le Regioni rispetto a quello preventivato di circa 300 milioni.
La motivazione è chiara: gli interventi legislativi di riduzione delle risorse del Fondo negli ultimi anni hanno riguardato tutto il Ssn e quindi il contenimento della spesa pubblica e la riduzione del finanziamento deve essere ripartito ora tra i vari soggetti istituzionali e non solo sul sistema delle Regioni.
La scelta finale spetta questa mattina ai governatori. Che tuttavia dovranno far presto: entro il 30 settembre domenica prossima quindi) secondo la legge le Regioni dovranno formulare una nuova proposta e in caso di mancato accordo, la procedura d’ufficio è dietro l’angolo e con essa il via libera alla proposta della Salute.
26 settembre 2012 – Il Sole 24 Ore Sanità e Quotidiano sanità