Prima di partire per Parigi, prima tappa del suo tour europeo (che lo porterà ad Helsinki e a Madrid), Mario Monti ha fatto sfoggio di ottimismo. «Noi e il resto d’Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel», ha dichiarato in un’intervista.
Ma i compiti a casa, ha avvertito, non sono finiti. Poi, dall’Eliseo, al termine dell’incontro con Hollande, ha dichiarato che «la posta in gioco è talmente vitale che non possiamo permetterci neanche un minuto di disattenzione».
Il presidente francese è stato più esplicito del nostro presidente del Consiglio. Ha elogiato le «parole forti del presidente della Bce», affermando di ritenere che «l’eurozona debba preservare ciò che rappresenta, ovvero avere una moneta unica, e dare all’Europa una coerenza e un progetto».
In parole povere, il merito dell’ottimismo che si va diffondendo in questi giorni è motivato dalla decisione di SuperMario (cioè Draghi) di dare il via all’acquisto dei bond dei Paesi in difficoltà. Il problema dell’Europa è finanziario, e va risolto in sede finanziaria. Le parole «forti» del presidente della Bce hanno indotto, finalmente, il governo Merkel a chinare la testa, e questo ha provocato il sollievo delle borse. Ma i «compiti a casa» devono continuare, soprattutto per avviare la ripresa.
Mentre Monti era in aereo per Parigi, l’Istat ha reso noti i dati della disoccupazione che ha raggiunto in Italia il suo massimo storico: 2 milioni 792 mila persone sono rimaste senza lavoro, con un incremento di 73 mila unità rispetto al mese di maggio. Il tasso di disoccupazione nel nostro Paese è oggi del 10,8%, con un aumento del 2,7% rispetto a un anno fa. Si certificano gli effetti della depressione, con previsioni funeste per la diminuzione del prodotto interno lordo. È vero che il governo si attende risultati dalla riforma del mercato del lavoro e dalla spending review, ma la situazione economica non è affatto rosea. Nella dichiarazione congiunta diffusa al termine del vertice italo-francese si auspica che gli strumenti anti-spread possano «essere utilizzati nel minor tempo possibile».
La speranza è che (dopo aver dichiarato ripetutamente che lo spread è una variabile indipendente) Monti non si trovi a dover fare i conti con una crisi finanziaria avviata a soluzione, ma con una crisi economica e sociale (perché la disoccupazione aumenta inevitabilmente le tensioni) difficilmente governabile, in assenza di altre riforme strutturali che incidano davvero sulle strutture obsolete di un Paese che mostra i segni di un invecchiamento ben più grave di quello della sua classe politica.
ItaliaOggi – 1 agosto 2012