Nel biennio 2015-16 attesi 3,2 miliardi dai costi standard nei Comuni e 2,5 dalle forze di polizia. Nuova mission al Corpo forestale. Quattro tetti agli stipendi di dirigenti e manager pubblici. Con l’obiettivo di estenderli da subito ai segretari generali e agli alti funzionari del Quirinale, della Corte costituzionale, e delle Camere.
E anche a quelli delle Authority e delle partecipate senza escludere i magistrati. Mancano ancora alcuni dettagli per definire l’intervento per tagliare le retribuzioni a tutti i livelli dirigenziali della pubblica amministrazione, e non solo, con il quale già quest’anno il Governo conta di recuperare quasi 400 milioni da far confluire nel dispositivo delle coperture dell’operazione taglia-cuneo fiscale. L’ultimo scoglio da superare è l’inserimento delle figure apicali degli organi costituzionali e dei magistrati nel nuovo “sistema retributivo”. Che sarà articolato su quattro tetti. Con quello massimo allineato ai circa 238mila euro lordi annui dello stipendio del capo dello Stato.
«Non mi sembra una cifra banale», ribadisce Matteo Renzi da Vinitaly. Per i dirigenti di prima fascia, in attesa che diventi operativo il nuovo ruolo unico, il limite dovrebbe essere fissato a circa 200mila euro lordi l’anno e per quelli di seconda fascia più o meno a 110mila euro. La soglia retributiva di partenza sopra la quale scatteranno i tagli dovrebbe essere quella dei 70mila euro annui.
Renzi ripete che è «inaccettabile» l’aumento delle retribuzioni dei dirigenti pubblici e che è «sacrosanto» introdurre un tetto agli stipendi. E a chi minaccia una fuga dal pubblico verso il privato il premier replica: «Vai nel privato, ce ne faremo una ragione». Intanto dal 1? aprile per i manager delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Tesoro, è scattato il tetto previsto dai governi Monti e Letta con l’allineamento allo stipendio del primo presidente di Cassazione. Per le società non quotate però la sforbiciata è solo del 25% da far scattare con il rinnovo degli organismi consiliari per gli amministratori con deleghe.
Tornando alla spending review, per centrare l’obiettivo dei 4,5 miliardi di tagli alla spesa che concorreranno per il 2014 alla copertura al decreto taglia-cuneo fiscale in arrivo la prossima settimana scatteranno, come è noto, interventi sulla sanità per quasi 1 miliardo, agendo sui costi standard e sulle convenzioni ospedaliere e quelle legate agli acquisti di beni e servizi, e sugli incentivi alle imprese, in primis quelle di autotrasporto. E anche in questo caso è stato ipotizzato quasi 1 miliardo. Complessivamente dagli acquisti della Pa sono attesi 7-800 milioni anche grazie a un nuovo meccanismo che penalizzerà gli enti, a cominciare da quelli locali, non virtuosi, ovvero lontano dai parametri Consip.
Quest’anno l’effetto spending review sugli enti locali, riduzione degli stipendi pubblici compresi, dovrebbe produrre risparmi per 6-700 milioni. Altre risorse per il 2014 saranno recuperate con interventi su Difesa, forze di polizia (agendo sulle «politiche locative» ma non sul personale), gestione degli immobili pubblici e riduzione delle commissioni bancarie pagate dallo Stato per la riscossione dei tributi. A indicare in modo chiaro i settori è lo stesso Def varato dal Governo che, sul solco del dossier Cottarelli, fa anche esplicito riferimento a una revisione mirata dei costi delle Authority e delle Camere di commercio, alla “potatura” degli enti inutili oltre al taglio netto dei costi della politica e delle auto blu. Su quest’ultimo fronte il parco macchine dei ministeri (Difesa, Interno e Giustizia esclusi) dovrebbe ridursi a 5 autovetture, con l’impiego di soli autisti già inquadrati nelle forze armate o nelle forze dell’ordine e quindi non più a carico dei singoli dicasteri.
Ma il Def già “cifra” anche una fetta consistente della “fase 2” della spending review per il biennio 2015-2016, che sarà definita nel corso della prossima estate. Almeno 3,2 miliardi arriveranno dalla piena operatività dei costi standard per i Comuni e altri 2,5 miliardi dalla riorganizzazione delle forze di polizia con una possibile ridefinizione dei compiti del Corpo Forestale dello Stato. Non meno di 2,6 miliardi, sempre nel biennio, sono poi attesi dalla revisione del processo di digitalizzazione della Pa con l’estensione a tappeto della fatturazione elettronica e la razionalizzazione dei Ced dei ministeri e degli enti locali. E un po’ più di 1 miliardo dal restyling di prefetture, vigili del fuoco, capitanerie di porto e di tutti le sedi periferiche delle amministrazioni centrali
Il Sole 24 Ore – 10 aprile 2014