Stop all’apertura di nuovi kebabbari nel centro storico della città. A dare l’annuncio, ieri mattina, è stato il sindaco Massimo Bitonci. Ma, a fornire l’assist è stato il suo collega di Firenze Dario Nardella, esponente del Pd e, soprattutto, fedelissimo del premier Matteo Renzi.
«Il consiglio dei ministri – ha scritto l’altra sera su Facebook il primo cittadino toscano – ha appena approvato un importante decreto legislativo. I sindaci potranno finalmente valorizzare le botteghe storiche delle proprie città e, allo stesso tempo, vietare le attività commerciali non compatibili con la tutela del nostro patrimonio culturale. Basta con i negozietti di cianfrusaglie – ha tuonato Nardella, come se fosse un leghista della prima ora e non un fervente democratico – Riprendiamoci i nostri centri storici. Perché questa è una norma che aspettavamo da anni, significativa per Firenze, fondamentale per l’Italia tutta».
Parole, quelle del sindaco che ha preso il posto di Renzi a Palazzo Vecchio, che sono presto diventate musica per le orecchie di Bitonci: «Mi fa piacere che pure il Pd e il governo si siano resi conto della bontà di un provvedimento del genere. Meglio tardi che mai, comunque. Anche se – ha sottolineato l’ex parlamentare del Carroccio – vorrei ricordare a Nardella e a Renzi che loro arrivano purtroppo in ritardo di cinque/sette anni. Perché il sottoscritto, quand’era sindaco di Cittadella, prima con un’ordinanza nel 2009 e poi con una modifica al regolamento del commercio nel 2011, decise appunto di vietare l’apertura di nuovi kebabbari nel centro storico». Una misura che, tra molte polemiche, ebbe un’eco nazionale: «Allora – ha evidenziato Bitonci – mi dissero le peggio cose e mi diedero del razzista e dell’intollerante. Mentre il mio obiettivo era ed è unicamente quello di tutelare il cuore delle nostre città e le botteghe storiche che preparano cibi in linea con la nostra tradizione».
Il decreto, che deve ancora essere messo nero su bianco, dovrebbe prendere a modello proprio il regolamento in vigore a Firenze da gennaio scorso. Dove si stabilisce che, in caso di nuove aperture in centro storico, «devono essere posti in vendita o somministrati soltanto prodotti di filiera corta e/o comunque tipici del territorio e della tradizione storico-culturale di Firenze e della Toscana». Inoltre, recita lo stesso regolamento, «nei locali dell’esercizio non devono essere esercitate attività o comunque compiute operazioni riconducibili a money change, phone center, internet point e money transfer». Insomma, una serie di direttive molto rigide, che Bitonci, dopo l’ordinanza che da aprile 2015 obbliga tutti i kebabbari e locali etnici dell’area della Stazione a chiudere alle 20, intende replicare in toto all’ombra del Santo.
Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 17 giugno 2016