Il Consiglio dei ministri ha approvato le linee guida dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. La notizia è stata immediatamente twittata dal premier Enrico Letta: “Nel Cdm oggi trovato l’accordo su abrogazione finanziamento pubblico dei partiti. Ora la ragioneria deve preparare le norme fiscali del ddl”.
Il ddl, che sarà approvato la prossima settimana, prevederà, come ha spiegato il premier Enrico Letta durante il Consiglio dei ministri, l’abrogazione delle norme attuali sul finanziamento pubblico dei partiti; la definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza di statuti e bilanci dei partiti; la semplificazione delle procedure per le erogazioni liberali dei privati in favore dei partiti, ferma l’esigenza di assicurare la tracciabilità e l’identificabilità delle contribuzioni; l’introduzione dei meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti; la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi.
E’ l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti il prossimo step del governo. L’annuncio è di Enrico Letta. La spiegazione: «La politica deve recuperare credibilità e l’intervento non sarà contro i partiti, ma a favore di essi. Non fare nulla, non rispondere alla domanda di sobrietà che arriva dall’opinione pubblica, sarebbe un suicidio. Vorrebbe dire alimentare l’avversione dei cittadini verso la politica e favorire i movimenti populisti che cavalcano l’antipolitica». In estrema sintesi: «Solo l’autoriforma della politica può salvare la politica».
IL VIA ENTRO GIUGNO
A palazzo Chigi i collaboratori del premier garantiscono che «Letta non insegue Grillo nella lotta alla casta. Già nel 2007, il premier chiese con una proposta di legge l’abolizione del vitalizio per i parlamentari». E proprio a palazzo Chigi da qualche giorno è al lavoro sul testo di riforma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi. «Ma è presto per fare anticipazioni», dice un suo consigliere, «sveleremo le misure appena definite nel dettaglio». E i collaboratori di Letta garantiscono: «Sarà varato un disegno di legge entro il mese di giugno». Di sicuro già oggi il Consiglio dei ministri avvierà l’esame.
LA BOZZA DI RIFORMA
Eppure, una traccia di intervento già c’è. L’ha illustrata mercoledì il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. La linea di azione poggerà su «quattro pilastri». Il primo è di principio: «Sobrietà e trasparenza». Il secondo prevede il rimborso «delle spese sostenute in campagna elettorale» solo a fronte di «documentazione idonea». Insomma, «basta con il finanziamento a pioggia» che ha permesso a diversi leader politici di comprarsi case o yacht con i soldi pubblici.
Il terzo pilastro è la sostituzione «dell’erogazione diretta di denaro ai partiti con la fornitura di servizi, in ogni caso in cui ciò sia possibile». Il quarto è l’incentivazione dei contributi dei cittadini, attraverso forme di sgravi fiscali Insomma, il finanziamento più che cancellato, verrà razionalizzato e reso trasparente. «In quanto», sostiene Quagliariello, «la democrazia ha un costo che non può essere disconosciuto ma reso sostenibile». Il ministro ha anche proposto «una regolamentazione dell’attività di lobbying, in grado di evitare ingiuste demonizzazioni ma anche di scongiurare che l’attività dei gruppi di pressione possa indebitamente inquinare la vita democratica e alterare la concorrenza».
Da segnalare che intanto il Quirinale prosegue sulla via dell’austerity, con risparmi per 9 milioni l’anno. Il Colle, infatti, non ha chiesto l’adeguamento della sua dotazione per il triennio 2014-16, mantenendo i fondi fermi al 2008: 228 milioni.
Il Messaggero – 24 maggio 2013