Il dottor Alessio Giordana, veterinario in via Lorenteggio, a Milano, in questi giorni ha fatto discutere per aver appeso un manifesto-proclama alla porta del suo studio, un avviso molto chiaro, subito diventato virale, per tutti coloro che in superficie piangono per film strappalacrime sugli animali, tipo Hachiko, ma arrivano a chiedere l’esecuzione «legale» dei loro cuccioli, se ne sono infastiditi.
Contro di loro è esplosa l’ira funesta del dottor Giordana, che sul proclama ha scritto senza mezzi termini: «Mi avete rotto i coglioni», rivolto a tutti coloro che gli chiedono la soppressione di un animale più o meno cresciuto, non perché i loro «pet» siano affetti da gravi malattie, ma in nome di un egoismo che nega compassione agli indifesi.
«In questo ambulatorio l’eutanasia mediante iniezione letale verrà praticata solo quando, ad insindacabile giudizio del Direttore Sanitario, sussistano gli estremi clinicomedici affinché venga effettuata», ha concluso nel comunicato il dottor Giordana, consapevole del rischio di incorrere nell’ira dell’Ordine Veterinario, ma ancor più rotto, secondo le sue parole, dall’incalzare delle richieste. «Poche mattine fa non avevo ancora aperto lo studio che mi stavano già aspettando due clienti con richieste di eliminazione», ha ribadito il medico. Che ha poi raccontato di aver tentato in ogni modo di allontanare i proprietari dal loro funereo obiettivo, ma con risultati assai scarsi. Il medico ha insistito sulla miseria dell’animo di queste persone, ribadendo ciò che molti amanti degli animali già conoscono. I cuccioli in genere vengono acquistati per il compleanno di un bambino, oppure durante le feste natalizie (questo è il periodo che favorisce il fenomeno), poi ci si rende conto che è faticoso accudirli, che rosiccchiano le gambe dei tavoli o graffiano i divani.
«Quanti gatti ho visto con le unghie strappate», dice il dottor Giordana, che infinite volte ha cercato di far comprendere la loro disumanità ai «padroni». Inutile. Anzi, c’è chi si diletta di far procreare la propria cagnolina o gattina, e poi vuol disfarsi dei cuccioli appena nati. E in certi casi, quando il medico chiede perché invece non li regalino agli amici, questi signori, si fa per dire, rispondono che «così si guasta il mercato», perché costoro ci vogliono pure guadagnare.
Alla base c’è una contraddizione incredibile, punta dell’iceberg dell’umana crudeltà. Da una parte, a parole, oggi quasi tutti si dichiarano pazzi per gli animali, adottano chiunque si muova, non più solo i criceti, ma anche animali esotici, salvo disfarsene al primo fastidio. Tutti indignati
Il veterinario Alessio Giordana strillano per i casi di cronaca, dall’orsa del Trentino uccisa al cane dell’infermiera spagnola soppresso per pericolo Ebola, tutti pronti a scendere in piazza, anzi a calare sui social menando fendenti sugli assassini «di Stato». Salvo disfarsi del personale «carico inutile» con assoluta faccia tosta. Come se il fastidio privato assolvesse dall’obbligo di amare i propri animali e difenderli, anche loro, dalle cattiverie della vita.
Sono le stesse persone che magari da piccole si erano commosse per La carica dei 101 e poi fanno scoprire la storia ai loro figli. Eppure proprio dai cartoon dovrebbero aver imparato quanto c’è di buono negli animali, perché sempre loro ne sono stati protagonisti: paperi, topi, mucche, galline, gatti Garfield e cani Pippo, sino ai recenti Pinguini del Madagascar. Ebbene, queste sono le persone che poi chiedono l’esecuzione dei propri animali, senza pensare che essi avvertono l’imminenza della fine, forse persino la intuiscono. Credono forse che questo accada soltanto nei film «crudeli», come gli agnellini de Il silenzio degli innocenti?
Secondo un’indagine svolta dall’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) alla fine delle scorso anno le richieste di soppressione di animali domestici (molte delle quali con la scusa della crisi) si erano quasi triplicate rispetto al 2012 (1.200 contro 440). I veterinari hanno cercato di dissuadere i richiedenti. Ma non si sa quale fine abbiano fatto «dietro le quinte». Attendiamo nuovi dati: forse possiamo sperare solo in San Francesco, amico e protettore degli animali.
Libero – 3 dicembre 2014