Comune di Sorrento e Consorzio di tutela del limone di Sorrento Igp pronti a una battaglia legale contro la Bauli, l’azienda veneta di dolciumi, nota per i suoi panettoni e pandori. La Bauli, nell’arricchire la sua gamma di prodotti, in vista del Natale, ha diffuso la pubblicità di una torta con crema al limone denominata, appunto, “Sorrento”.
La notizia, che partita da Castel d’Azzano sul web ha fatto in poche ore il giro dell’Italia, ha suscitato non poca agitazione dall’altra parte dello Stivale, in penisola sorrentina. I pasticcieri della rinomata costiera e sopratutto i produttori del limone di Sorrento, oggi tutelato da una Igp, e non ultimo il Comune, infatti, paventano un uso scorretto del nome della città, e dell’abbinamento con l’agrume protetto. «All’ufficio legale del Comune – chiarisce il vicesindaco Giuseppe Stinga, titolare della delega al Marketing Territoriale – è stato chiesto un parere sulla questione, in riferimento anche al decreto legislativo 297 del 2004, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari. Valuteremo poi come proseguire l’azione. Il brand Sorrento, città nota e apprezzata nel mondo, ha grande valore e va tutelato». Più diretta la reazione del Consorzio di tutela del limone di Sorrento: «Abbiamo inviato una informativa ufficiale all’Ispettorato per il controllo della qualità e la repressione delle frodi di Napoli – dice il presidente Mariano Vinaccia – riteniamo che la Bauli sia incorsa in una infrazione poichè l’abbinamento crema di limone con il nome Sorrento induce a pensare che il dolce sia stato prodotto con agrumi sorrentini. Ma al consorzio non è giunta alcuna richiesta di autorizzazione in tal senso. Ora attendiamo l’esito della nostra denuncia». Tra produttori di limoni e trasformatori in limoncello in penisola sorrentina si contano circa 300 piccole imprese. Queste chiedono il rispetto del disciplinare di produzione secondo cui l’utilizzo del marchio è consentito a chi utilizza limoni della penisola e di Capri e Anacapori e li trasforma in aziende dello stesso territorio. Intanto l’azienda veneta, informata a mezzo stampa delle reazioni campane, sta anch’essa studiando le contromosse. Mentre la vertenza legale, insomma, prende forma, il Comune si prepara anche a dotarsi di un regolamento sull’uso del nome della città, sulle condizioni da rispettare e i costi da sostenere (voce non irrilevante in tempi di bilanci comunali creativi!). A quanto sembra, infatti, non è la prima volta che si incorre in un uso, quanto meno non autorizzato del nome Sorrento. Qualcuno ricorda il caso di un’automobile prodotta da azienda Coreana che, accortasi in tempo del rischio che stava per correre, per non urtare la suscettibilità dei sorrentini, preferì sacrificare una “R”.
Il Sole 24 Ore – 14 novembre 2013