A Montichiari, circa un anno fa, ci fu una grande festa. Centinaia di cuccioli di beagle furono liberati da Green Hill, l’azienda che li allevava per poi venderli in Europa a laboratori di ricerca. Proprio qualche giorno fa le associazioni hanno ricordato l’anniversario con una passeggiata a sei zampe: padroni più cani.
E adesso quella storia viene definitivamente archiviata.
Centri come Green Hill non potranno più esistere sul territorio italiano. La struttura del bresciano, sotto sequestro, non verrà riaperta. Ieri la Camera ha approvato la legge di delegazione europea che contiene anche l’articolo sul benessere animale, il numero 13, il più discusso. Viene vietato «l’allevamento di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione». All’inizio di luglio il testo aveva ricevuto il via libera del Senato, manca solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
È la fine di un lungo percorso avviato nella scorsa legislatura da Michela Brambilla, Pdl. La legge ha ricominciato il percorso parlamentare tale nella forma con cui era stata presentata. «È la nostra vittoria definitiva, non ci saranno più Green Hill. È stato compiuto un nuovo passo avanti verso una maggiore tutela degli animali sottoposti a test, l’Italia ha dato un segnale importante», dice l’ex ministro del Turismo.
L’articolo 13 traduce in senso restrittivo il contenuto della direttiva europea. In particolare i commi che riducono il margine a metodiche sperimentali non rispettose degli animali. Il termine vivisezione è improprio perché nei laboratori occidentali le prove di farmaci e dispositivi medici vengono condotti limitando per quanto possibile la sofferenza delle piccole vittime.
Corriere della Sera – 1 agosto 2013