«Meglio se morivi, mi hanno scritto. Io ho risposto: aspettate un attimo, vi faccio vedere come vivo, quanto devo vivere». Caterina Simonsen ha 25 anni, ne aveva nove la prima volta che è finita in rianimazione perché non respirava. «Non posso uscire di casa, devo passare 16 ore al giorno attaccata a un respiratore e farne tre di fisioterapia per i polmoni. Ho fatto più ricoveri io che un vecchio di 110 anni», spiega.
Due settimane fa, «scandalizzata» dopo che il fondatore di Stamina Davide Vannoni aveva strizzato l’occhio agli animalisti (sostenendo di non aver bisogno di testare il suo metodo sugli animali), Caterina ha girato un video in difesa della ricerca scientifica e lo ha postato online. Le reazioni sono state violentissime: «Per me puoi morire pure domani, non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per te», «Magari fosse morta a 9 anni», le hanno scritto sul profilo Facebook. Ha replicato con un altro video, in cui spiegava perché le persone come lei hanno bisogno che la medicina possa testare nuove cure e con un messaggio pro-scienza. Anche quelli presi d’assalto dagli animalisti radicali.
Caterina soffre di 4 malattie rare, deficit di Alfa 1 Antitripsina, deficit di proteina C ed S anticoagulanti, immunodeficienza primaria, mononeuropatia assonopatica bilaterale dei nervi frenici. Tra le altre cose le riducono la funzionalità polmonare e la rendono vulnerabile a qualsiasi infezione. Ieri sera era ricoverata in ospedale a Padova, per una polmonite: «Quando ho la polmonite semplice mi sento fortunata, ne faccio almeno sette all’anno. Venti giorni fa tossendo mi si è bucato un polmone: è marcio. Mi hanno dovuto mettere un drenaggio di 15 centimetri. Volendo, di particolari splatter ne ho un po’», ride. Parla con precisione e senso dell’umorismo (nero, nerissimo). Poi però torna subito seria: «Chiedo che Lega antivivisezione, Enpa, l’onorevole Michela Brambilla e il Partito animalista europeo si dissocino da questi estremisti», è il suo appello. «La mia unica colpa è essermi curata: non ho sgozzato animali, ho solo preso farmaci a norma di legge, non bile di orso. Lo faranno anche loro, no?». Intanto ha chiamato il 113 per denunciare i commenti online: «Mi hanno detto che sarebbero venuti per prendere l’esposto, li sto ancora spettando».
Solo una volta si è arresa, aveva 15 anni: «Non respiravo da 4 giorni, ogni respiro mi faceva un male cane. Allora per un attimo ho deciso di non respirare. Mi sono addormentata e sono andata in arresto respiratorio. Quando mi hanno rianimata ho visto la faccia dei miei genitori e ho deciso che non avrei mollato mai più».
A Caterina gli animali piacciono e si è iscritta a veterinaria a Bologna, anche se non può frequentare. «Sono cresciuta in ospedale, in pediatria, ho visto bimbi malati con una gran voglia di vivere: correvano in corridoio con 4 flebo attaccate tre giorni dopo il terzo intervento al cuore — racconta —. Non potrei curare dei bambini. Ma gli animali sono innocenti come i bambini». Ha scelto anche di non mangiare carne: «Ci penso alla vita degli animali. Quanti animali vengono macellati ogni anno? Quanti usati per la sperimentazione? — domanda —. Milioni contro migliaia. Ci sono cose di cui possiamo fare a meno: infatti non mangio carne. Della ricerca non possiamo fare a meno».
Caterina si è esposta, ma non per sé: «Spero che i bambini che nascono oggi sappiano che in futuro potranno curarsi. So che la ricerca non potrà aiutare me: le mie malattie sono troppo rare e se anche adesso sviluppassero un farmaco, ci vogliono almeno dieci anni per poterlo usare. Io dieci anni non ce li ho».
Elena Tebano – Corriere della Sera – 28 dicembre 2013