Studio Cergas-Bocconi: farmaci, in Italia i prezzi più bassi
Il 19% in meno in farmacia e l’8 in meno in ospedale, con una media totale in sofferenza del 14,6% sul mercato totale. I prezzi dei farmaci (a ricavo industria) sono in Italia da ultima della classe rispetto a Germania, Francia, Inghilterra e Spagna, i primi quattro competitor europei.
E sarebbero ancora più bassi se ai valori di listino si inglobassero anche gli effetti di tutti gli sconti applicati a livello nazionale e locale, tra pay back, tetti di spesa, payment by result, risk e cost sharing.
Ad arrivare a queste conclusioni è uno studio realizzato dal Cergas Bocconi su dati Ims che ha messo a confronto i listini dei farmaci nei 5 big Ue, aggiornando un precedente studio che stavolta ingloba anche la farmaceutica ospedaliera e i senza brevetto. Col risultato che pressoché da tutte le comparazioni il mercato italiano sarebbe il meno vantaggioso per le industrie farmaceutiche. Con due sole eccezioni: in Spagna i prezzi dei farmaci ospedalieri sono meno cari del 15,2% mentre in Inghilterra i farmaci senza brevetto hanno in media un costo inferiore del 12,4%.
«Lo studio conferma quanto diciamo da tempo – afferma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi –. In una situazione che tra prezzi più bassi, tempi d’accesso al mercato più lunghi e ritmi di rimborso delle forniture impossibili, sta creando seri problemi di sostenibilità alle imprese». Tutto questo mentre la domanda interna cala (-0,3 di media annua) e così il valore della produzione (stima dell’1,5% nel biennio), che senza il sostegno dell’export avrebbe fatto segnare una contrazione (-6,5%) ancora più marcata. Ma proprio l’export, pur crescendo, è destinato a segnare battute d’arresto trascinando ancora più indietro la produzione col rischio di non potere più compensare il ribasso del mercato nazionale.
«È chiaro che il rischio di delocalizzazione è lì…», aggiunge Scaccabarozzi. Le sirene di altri Paesi certo non mancano: l’ultimo caso è la Russia, pronta ad allargare l’accesso ai farmaci in cambio dell’insediamento di nuovi impianti di produzione.
Lo studio Cergas Bocconi, curato da Claudio Jommi e Francesco Costa, confronta i prezzi unitari delle prime 150 molecole in farmacia (60% del fatturato di classe A) e le prime 50 per l’ospedaliera (30% del mercato) al lordo di sconti e di contratti specifici di rimborso o di prezzo condizionati. I prezzi in Italia sono sempre più bassi, col picco massimo della Germania (89% dei casi) e quello minimo del Regno Unito (56%). Rispetto al mercato in farmacia, i listini sono in media più alti del 18,9% che in Italia (+39% in Germania, +16% in Francia, +12,5 in Spagna, appena +0,4% nel Regno Unito). Nel canale farmacia, in particolare, i prezzi dei farmaci con brevetto costano fuori Italia in media il 19% in più (dal +51% della Germania al +0,6% della Spagna), i senza brevetto +16,5% (dal +28,7% della Francia al -12,4 del Regno Unito). Perdita secca per i prezzi in Italia anche per la farmaceutica ospedaliera: -8% in media, dal +21% del Regno Unito al -15,2% della Spagna. Risultato: il 14,6% in media di prezzi più bassi, con la Germania più favorevole per i listini delle farmaceutiche (+32%) e la Spagna che ci insegue a un passo (+3,5%).
Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)- 18 gennaio 2013