Si direbbe che i veneti siano quasi più fedeli al fisco che alle mogli. Almeno stando allo studio della Cgia di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), secondo cui, nella nostra regione, la correttezza dei contribuenti nei confronti del fisco si attesterebbe su livelli molto più elevati che nel resto del Paese (chiamasi proprio «fedeltà fiscale»). Addirittura al secondo posto assoluto, dietro solo al Trentino Alto Adige.
«È un po’ la scoperta dell’acqua calda – chiosa il presidente veneto di Confartigianato, Luigi Curto -. Essendo noi la seconda o terza regione anche per residuo attivo fiscale è logico pensare che il quadro sia questo. Tuttavia non so quanto questo sistema possa ancora reggersi: cioè con una parte dell’Italia che paga e l’altra no ».
Detto che anche l’Agenzia delle Entrate, cioè l’ente «certificatore» ufficiale, da tempo rileva che al Nord l’indice dell’adesione spontanea («compliance») sia più alto che al Sud, ecco come la Cgia è arrivata all’esito di cui si è detto: «Abbiamo messo a confronto i risultati emersi dall’analisi di cinque indicatori relativi a ciascuna delle 20 regioni d’Italia – si legge nella nota del centro studi -. Ovvero l’incidenza dei redditi dichiarati sui consumi; la quota di redditi dichiarati su quelli disponibili; il tasso di irregolarità degli occupati; la litigiosità fiscale e, infine, la stima della compliance degli studi di settore». Classifica: primo appunto il Trentino, poi il Veneto, infondo gli altri. «Al Sud – stando ancora allo studio – in alcuni casi il rapporto tra imposte evase e gettito potenziale sfiora il 60 per cento, ovvero 60 centesimi di gettito evaso per ogni euro regolarmente versato».
«Essere secondi dietro al Trentino, dove esiste una fiscalità di favore, è un grande risultato – sbotta l’assessore regionale al Bilancio, il leghista Gianluca Forcolin -. È come se fossimo primi noi. Io credo che il problema sia in determinate regioni del Sud, dove i controlli non ci sono. Mentre qui sono a tappeto». Forcolin la mette subito in politica: «Questa sarà una carta che ci giocheremo nella partita sull’autonomia – afferma -. Ora che il governatore Luca Zaia, accompagnato dal professore Luca Antonini, andrà a Roma a trattare una forma di autonomia maggiore per la nostra Regione, basandosi sul percorso dell’articolo 116 della Costituzione, questo problema sarà posto sul tavolo. Ormai ci sono due italie , e per altro vorrei capire in termini economici quanto recupererebbe il Paese se tutti si allineassero a noi».
Sul punto, non ci crede tanto Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia del governo Renzi: «Al Sud c’è un’evasione più diffusa in termini di contribuenti – spiega -, mentre al Nord gli evasori sono meno ma pesano di più. Tanto che alla fine in termini di imposte evase in Italia si registra una distribuzione abbastanza omogenea. Questo ragionamento serve per due riflessioni. La prima: al Nord le proteste fiscali che si verificano sono tutto sommato positive: ci si arrabbia perché le tasse si pagano, altrove invece si risolve tutto non pagando. La seconda: l’emersione dell’evasione sia al Sud che al Nord non sposta gli equilibri, quindi il ragionamento nell’ottica dell’autonomia finisce per essere debole. Conclusione: non vuol dire che il Veneto deve rinunciare all’autonomia, ma le ambizioni devono essere ragionevoli. Per cui se si chiede di tenere i nove decimi del gettito diventa autarchia, altro che autonomia».
Post scriptum : saremmo pure i più fedeli, ma quest’anno, nel proprio rapporto finale la Guardia di Finanza ha detto che in Veneto sono aumentati sia gli evasori totali, sia gli accertamenti. Non illudiamoci troppo…
Giovanni Viafora – Il Corriere del Veneto – 3 aprile 2016