In Italia solo due Regioni – Liguria e Basilicata – possono vantare una sanità pubblica trasparente al 100%. E’ la fotografia che emerge da ‘Riparte il futuro’, campagna promossa da Libera e Gruppo Abele, attraverso l’iniziativa “Salute: obiettivo 100%”, il primo monitoraggio civico delle 240 aziende sanitarie italiane, condotto in collaborazione con Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
L’indagine, aggiornata al 14 febbraio 2014, è pubblicata sull’ultimo numero di Monitor, rivista trimestrale dell’Agenas. Con questo lavoro, Agenas, Libera e Gruppo Abele hanno voluto osservare l’attuazione da parte delle aziende sanitarie delle nuove leggi anticorruzione. In pratica, le Asl sono state classificate in base a un punteggio che misura il livello di applicazione della legge 190/2012 sulla lotta alla corruzione e del decreto legislativo 33/2013 sulla trasparenza nella Pa. Tre, in particolare, gli adempimenti monitorati: la nomina del responsabile locale anticorruzione; la pubblicazione online del Piano triennale anticorruzione; la trasparenza sui vertici dell’organizzazione, ad esempio la pubblicazione di curriculum e compenso dei manager (direttore generale, direttore sanitario, direttore amministrativo). In linea generale, dallo studio emerge una “soddisfacente” applicazione delle nuove norme. Il dato nazionale relativo al punteggio trasparenza delle Asl è pari infatti all’86%. Analizzando i dati a livello regionale si scopre però che a fronte di regioni largamente adempienti – con punteggi superiori al 90%: Piemonte (97%); Friuli (96%); Toscana (95%); Abruzzo (94%); Veneto (93%); Emilia Romagna (93%); Lombardia (92%) – ci sono regioni che in materia di trasparenza lasciano a desiderare. E’ il caso della Campania (45%), della Calabria (51%) e delle Marche (60%). Secondo l’ultimo aggiornamento del monitoraggio, erano disponibili online sui siti delle aziende sanitarie 211 piani di prevenzione della corruzione e 174 programmi per la trasparenza e l’integrità, rispettivamente l’87,2% e il 71,9% del totale. Nel 93,9% dei piani è citata la presenza di un gruppo multidisciplinare a supporto del responsabile anticorruzione. E ancora. Nel 93,9% si rileva la presenza di cronoprogrammi delle diverse attività da affrontare nel breve e medio periodo. Il 91,8% dei piani prevede inoltre percorsi formativi per i dipendenti coinvolti nei vari processi, al fine di dotarli degli strumenti necessari per una giusta attenzione al fenomeno corruttivo. Nel 57,1% degli elaborati si è osservato, infine, il tentativo concreto di affrontare anche il tema della rotazione delle risorse umane coinvolte nelle posizioni lavorative a maggior rischio corruzione. L’indagine ha individuato 228 (94,2%) nomine di responsabili anticorruzione e 220 nomine di responsabili della trasparenza (90,9%). E’ stato osservato che nell’81% dei casi è possibile reperire online il curriculum del responsabile di prevenzione della corruzione; per l’81,4% il loro atto di nomina in qualità di responsabile anticorruzione e per l’84,3% i loro compensi. A febbraio 2014 in 123 aziende sanitarie il responsabile anticorruzione e quello della trasparenza risultavano essere la stessa persona
Adnkronos Salute – 14 maggio 2014