Treni fermi, aeroporti chiusi, stop anche al campionato di basket. È di nuovo allarme in Cina, tornano lockdown e tamponi per milioni di persone. Se nei giorni scorsi alcuni quartieri di Pechino sono stati sigillati e l’apertura delle scuole rimandata per l’emergere di contagi sporadici, ora la situazione nell’immenso Paese sembra di nuovo volgere a una pericolosa diffusione del virus.
Centro delle preoccupazioni delle autorità è di nuovo Wuhan, la metropoli della Cina centro-orientale dove tutto era cominciato nell’autunno del 2019. Il governo cittadino questa volta non ha perso tempo e ha ordinato di sottoporre a tampone tutti i residenti (11 milioni) dopo la segnalazione di sette casi nell’ultima settimana, i primi in dodici mesi. Ma sono oltre trecento i contagi registrati in 35 città di diciassette province cinesi (su 33 totali), tutti di variante Delta, e dunque giudicati molto pericolosi data la velocità di trasmissione del virus.
Per le autorità è una conseguenza della stagione turistica interna, con milioni di persone in viaggio, eventi in presenza e, tutto sommato, la semplice frequentazione di parenti e amici. La prima conseguenza a Wuhan, in vista della paralisi della città, è stata la corsa agli accaparramenti di viveri nei mercati e negozi che sono rimasti ben presto con gli scaffali vuoti.
Un nuovo focolaio era stato identificato nei giorni scorsi all’aeroporto di Nanchino (subito chiuso, la popolazione della città controllata tre volte). Stop degli aerei anche nella vicina Yangzhou, mentre a Pechino si sono fermati i treni ad alta velocità in 23 stazioni.
Quanto è seria la situazione? Qui i pareri divergono. Ieri i contagi segnalati erano 90. Mentre il centro della nuova diffusione da Nanchino si è spostato alla città di Zhangjiajie, nello Hunan: sarebbe stata la destinazione scelta da diversi viaggiatori arrivati attraverso lo scalo di Nanchino. Alcuni di questi poi avrebbero partecipato a una serata teatrale e ora sono 5 mila i potenziali portatori di virus stimati che, a loro volta, sarebbero in grado di moltiplicare esponenzialmente la nuova ondata. Le autorità sono all’opera per rintracciarli: ma non è detto che ci riescano in tempo, e comunque la variante Delta, per le sue caratteristiche, è abilissima a sfuggire alle reti lanciate per fermarla.
La preoccupazione di Pechino è grande. E anche quella del resto del mondo, visto che resta sempre piuttosto farraginoso ottenere notizie verificate e attendibili — e in tempo reale — quando si tratta della Repubblica Popolare. Per ora sembra che il virus per buona parte sia arrivato con viaggiatori di ritorno dal Myanmar (ex Birmania), Paese devastato dalla pandemia e sull’orlo del collasso sanitario dopo che i generali golpisti hanno provato a «usare» il virus per colpire la popolazione che continua a chiedere il ritorno della democrazia. Da settimane i birmani che non hanno agganci con i militari sono tagliati fuori da cure e assistenza. Decisione che ha provocato un’esplosione di contagi e ha spinto i lavoratori stranieri (in particolare i cinesi) a tornare velocemente a casa. Oltre ai transfrontalieri, molti uomini d’affari si sono diretti in città più a nord, come Zhengzhou (dove un’alluvione ha nel frattempo provocato danni immensi).
Nonostante le autorità sanitarie assicurino di aver somministrato, a oggi, 1,6 miliardi di dosi dei diversi vaccini cinesi, alcuni scienziati hanno tuttavia ammesso che i preparati nazionali sono meno efficaci di quelli realizzati in Occidente, peraltro comunque in difficoltà contro la variante Delta.