Più di 25.000 persone nella sola Europa muoiono ogni anno per infezioni causate dalla resistenza agli antibiotici. E la nuova minaccia arriva dagli allevamenti suini tedeschi, stando ad EFSA.
La notizia arriva da Efsa: in Germania (ma anche Belgio e Francia), ci sarebbe prova dell’ emergere di nuovi ceppi batterici (salmonella, nello specifico) in grado di sopravvivere a trattamenti bomba a base dicarbapenem. Antibiotico considerato critico e utilizzato qualora altri antibiotici dimostrino di non funzionare più, una sorta di extrema ratio nella lotta ai microorganismi nocivi, utile per salvare vite umane in casi disperati. Questo significa che non ci sono altri antibiotici più potenti da utilizzare dopo il carbapenem.
Stando ad autorevoli fonti del settore (peraltro non smentite), Efsa collegherebbe tale notizia agli allevamenti industriali del nord Europa dove le dimensioni intensive fungono da veri e propri incubatori di batteri killer. Sempre EFSA si chiede, con toni abbastanza pesanti, se “mangiare carne di maiale possa rendere le persone resistenti agli antibiotici di ultima linea”.
L’Authority avrebbe divulgato tali affermazioni entro la Piattaforma degli Stakeholders, per bocca di Ernesto Liebana Criado, a capo del panel Rischi Biologici (BIOHAZ).
E’interessante osservare come il carbapenem non dovrebbe essere ammesso come utilizzo negli allevamenti. Il suo uso infatti non è legalmente consentito entro gli allevamenti. E la resistenza acquisita dai batteri, potrebbe essere dovuta sia ad un uso apertamente illegale della sostanza, sia alla possibilità che si fosse sviluppata una resistenza crociata (ovvero, una resistenza a classi di antibiotici analoghi ed utilizzati negli allevamenti, e per i quali i batteri hanno sviluppato resistenza, trasferendola ad altri antibiotici).
Sebbene il dibattito sulle reali cause di come si sia formata la resistenza è tuttora aperto, un ruolo chiave nella propagazione della antibiotico-resistenza lo stanno giocando proprio “i maiali tedeschi allevati in modo intensivo per l’industria”, come riferito nell’incontro di EFSA.
Allevamenti intensivi e sicurezza alimentare: il ruolo delle produzioni intensive e delle filiere lunghe
Lo scorso marzo a fare notizia è stato lo studio- pubblicato sui Proceedings of National Academy of Science (USA), sulla diffusione impressionante di “superbatteri” sempre negli allevamenti suini, ma stavolta cinesi: che sarebbero assai diffusi in ragione di pratiche produttive per aumentare in modo discriminato la produzione di carne.
Ma non si pensi che il fenomeno riguardi solo “il resto del Mondo”: rimanendo alla suinicultura europea, già nel 2010 Efsa aveva messo in evidenza il fenomeno della multi-resistenza ai piu diffusi antibiotici, in particolare il temibile “Multi-Resistant-Staphylococcus Aureus” (MRSA). Al centro dell’ attenzione sempre gli allevamenti super intensivi di suini, più diffusi nei paesi del nord Europa. Tali allevamenti forniscono le condizioni ideali per fungere da laboratorio naturale nella selezione di super batteri dotati di resistenza agli antibiotici più usati negli ospedali e per il trattamento delle infezioni. Infatti EFSA riconosce che:
– la dimensione dell’allevamento influisce negativamente sui rischi di diffusione dell’MRSA. Lo studio afferma che un allevamento da riproduzione con 400 o più suini da riproduzione presenta un fattore di rischio almeno doppio rispetto ad un allevamento con 100 suini da riproduzione o meno.L’Italia presenta una dimensione media di 90 suini. Per contro il Belgio 895, la Francia 405, la Germania 341. Se la piccola dimensione veniva considerata controproducente e antieconomica, ora con una piena contabilizzazione dei costi indiretti e “nascosti” di salute pubblica, bisognerà ricredersi
– un altro importante fattore di rischio sembra essere la movimentazione degli animali. Potenziali cause di diffusione infatti sia il commercio di suini da riproduzione fra i vari Stati membri dell’UE sia lo spostamento di capi fra allevamenti da riproduzione e da produzione all’interno del medesimo Stato. Probabile che la correlazione positiva riscontrata fra la presenza della zoonosi fra i due diversi tipi di allevamento all’interno dello stesso Stato indichi un particolare rischio della mobilitazione di animali fra una tipologia di allevamento e l’altra. In tal senso bisogna rendere più stringente la tracciabilità suina andando oltre l’attuale approccio europeo, che rende visibile solo il paese di nascita e di macellazione, senza contabilizzare gli spostamenti intermedi. Anche una piena indicazione di origine in etichetta sembra allora necessaria per dare al consumatore informazioni sensibili in tal senso, considerando che le filiere lunghe sono diventate un vero e proprio fattore di rischio.
Il super-batterio è realtà: un mondo senza più antibiotici?
Nei giorni scorsi Efsa e Ecdc hanno celebrato la giornata mondiale della lotta alla resistenza microbica.
Mentre è proprio di questi giorni un’ altra notizia terribile. In Nuova Zelanda è stato ritrovato un super batterio resistente a tutti gli antibiotici disoponibili. Fenomeno tremendo, visto che i batteri non conoscono barriere geografiche e si replicano velocemente e sono in grado di trasferire la resistenza agli antibiotici in vari modi. La notizia è stata ripresa dalla rivista Wired.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 9 dicembre 2013