Un buco di 4 miliardi nella gestione dei coltivatori diretti. L’agricoltura continua a essere un settore interessato da gravi irregolarità spesso collegate ad azioni di tipo criminale e in gran parte riguardanti rapporti di lavoro fittizi, che implicano vere e proprie truffe, nella misura in cui si traducono in erogazione indebita di prestazioni previdenziali e assistenziali».
E la diagnosi della Corte dei conti che ha analizzato i dati Inps del 2011 e ha evidenziato ancora una volta la situazione di alto rischio del settore agricolo che induce, secondo la relazione a rafforzare il potenziamento di misure specifiche di contratto In particolare nel 2011 si rilevano 66.347 rapporti fittizi annullati in agricoltura per un risparmio dovuto alla mancata erogazione di prestazioni indebite pari a 199 milioni di euro. Nel 2010 il risparmio era stato di 245 milioni e dunque lo scorso anno c’è stato un calo del 18,6 per cento. Ma il dato lascia perplessa la Corte che non «legge» un miglioramento della situazione ma piuttosto un rallentamento dell’attività ispettiva considerato che l’agricoltura viene considerata tra i settori a maggior rischio di evasione. E per questo l’invito è di rafforzare l’attività ispettiva. Gli accertamenti ispettivi nelle aziende agricole sono stati 3.595 e hanno scovato 2.890 aziende irregolari con una percentuale tra aziende visitate e aziende irregolari dell’80,4 per cento. Mentre sono risultati completamente in numero 1.566 lavoratori con una mole di contributi evasi di 33 milioni. Un altro elemento che crea preoccupazione è l’aggravarsi del contenzioso proprio in materia di previdenza agricola con l’aumento del 53,2% delle vittorie della parte avversa l’Istituto di previdenza. «Il livello ancora ingente del contenzioso, pur se in contrazione nel 2011, richiede — sottolinea la relazione della Corte — un rinnovato impegno per aggredire le principali criticità regionali, soprattutto nella previdenza agricola, dando piena applicazione al più volte sollecitato esercizio dell’autotutela e rapida operatività al transitorio apporto straordinario dei legali esterni, nella prospettiva di un più adeguato assetto a regime dell’Avvocatura interna».
Se sul lavoro dipendente pende la spada di Damocle del lavoro nero e dell’irregolarità un altro elemento critico per la gestione dell’Istituto è il buco della gestione coltivatori diretti, mezzadri e coloni che continua a essere caratterizzata da «un peggiorato dissesto di natura strutturale». Dal buco di 3,5 miliardi si è passati al meno 4,1 miliardi nel 2011. Il gravoso disavanzo del settore agricolo è così salito da -61,3 a -65,4 miliardi di euro. «La tenuta dei fondi e quindi del bilancio generale dell’Istituto continuano pertanto a poggiare principalmente sugli avanzi economici della gestione dei parasubordinati e su quelli patrimoniali delle prestazioni temporanee e si fonda su un meccanismo di prestiti interni — gratuiti solo nell’area del lavoro dipendente — che rappresentano tuttavia il frutto di mere operazioni contabili e si traducono in corrispondenti iscrizioni di crediti finanziari correnti». Mentre nel lavoro autonomo si aggravano i fattori di allarme. Le cause che provocano lo sbilancio sono quelle ormai storiche e cioè il ridotto imponibile contributivo basato su valori convenzionali; l’aliquota contributiva inferiore a quella generale; la costante contrazione degli iscritti (da 469.940 a 463.903, contro i 486.450 del 2004) e il continuo aumento delle pensioni (da 1.008.673 del 2004 a 1.202.659 del 2011); l’andamento crescente del rapporto pensioni/iscritti (da 2,53 a 2,59, rispetto al 2,10 del 2006) e lo squilibrato rapporto prestazioni/contributi, che dopo il lieve miglioramento del 2009 (da 3,71 a 3,48) risale al valore più elevato del quadriennio (3,98). Il giudizio espresso dalla magistratura contabile è netto: grave dissesto e oggettiva insostenibilità. La Corte dunque ribadisce la «necessità di adeguate misure correttive, che assume crescenti profili di indilazionabili-tà, anche per le indicate dimensioni del debito accumulato nei confronti delle altre gestioni e la sua dinamica evolutiva.In proposito andrà verificata l’effettiva incidenza delle più recenti disposizioni della legge 214/2011, che hanno innalzato i requisiti pensionistici e incrementato le aliquote contributive nel periodo dal 2012 al 2018».
I rapporti di lavoro fittizi annullati in agricoltura per un risparmio dovuto alla mancata erogazione di prestazioni indebite pari a 199 milioni di euro. Nel 2010 il risparmio era stato di 245 milioni. Lo rileva la relazione della Corte dei conti sul bilancio Inps del 2011. Sottolineato anche il buco della gestione previdenziale dei lavoratori autonomi agricoli.
Agrisole – 16 novembre 2012