Penalizzante per il comparto la decisione di abbassare la dotazione per i bovini da carne; attività per il 40% in regione
di Valeria Zanetti. Sugli aiuti accoppiati previsti dalla Pac, la Politica agricola comune della Unione Europea, ilVeneto rovescia il tavolo in Conferenza Stato-Regioni e nega il proprio via libera al piano di distribuzione delle risorse.
Il motivo è da ricercare nella decisionediabbassare la dotazione riservata all’allevamento dei bovini da carne, attività concentrata per il per il 40% inVeneto (210 mila tonnellate prodotte, circa il 25% del totale nazionale), prima regione d’Italia con 950 aziende e 420 mila capi, per un valore di oltre mezzo miliardo di euro l’anno.Tra le province,Verona è in testa con il 29% della produzione, seguita da Padova (25%), Treviso (20%), Vicenza (12%),mentreVenezia,Rovigo e Belluno si spartiscono il restante 14%.
Con la nuova Pac per ogni capo, l’allevatore riceverebbe come sostegno comunitario non più gli attuali 80-90 euro, ma la metà circa, con conseguenze sulla sostenibilità del comparto.
Le associazioni di categoria localiappoggianol’azione dell’assessore all’Agricoltura veneto Franco Manzato, che ha allertato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ed il coordinatore della commissioneministeriale,Fabrizio Nardoni, in difesa degli allevamenti.
LA LETTERA. È dell’11 giugno l’ultima lettera con la quale l’assessore evidenzia, proprio a Nardoni, le sue preoccupazioni per la «grave penalizzazione dell’ingrasso del bovino da carne». L’Italia con questa decisionenonsarà più competitiva rispetto a Francia e Spagna, che destinano rispettivamentel’87% ed il 55% degli aiuti accoppiati a questa tipologia di allevamento, rileva l’assessore.
«La decisione di votare contro il piano di assegnazione delle risorse rallenterà l’iter europeo e forse, a livello
comunitario, ci si accorgerà che i fondi non sono stati allocati, comesidovrebbe,per rendere più competitivi i settori in crisi», evidenzia Manzato. «Si è proceduto con aiuti a pioggia per accontentare un po’ tutti, senza considerare chescenderesotto il 70% di dotazione significava condannare il settorezootecnico, scegliere di non essere più sui mercati di riferimento», prosegue.
MINISTERO NOTAIO.«Il Ministero si è comportato da notaio», commenta Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura regionale. «Ha lasciato chele Regioni ragionassero e si misurassero, poi ha scelto la via del compromesso su una soluzionechenonpuòesserecondivisa. Il premio accoppiato unitario avrebbe conseguenze non solo sull’allevamento», aggiunge,«ma a monte, sulla produzione, dalla coltura di mais e seminativi, fino alla parte terminale della filiera, coinvolgendo trasformazione e agroalimentare».
«Si è cercato a lungoundifficile accordo che non scontentasse nessuno», spiegano da Coldiretti Veneto. «Ad oggi l’Italia ha deciso di destinare all’articolo 52 (aiuti accoppiati) l’11% del plafond» del primo pilastro della Pac, riguardante i pagamenti diretti agli agricoltori.
«Abbiamo chiesto che fossero accoppiati settori strategici, come olivicoltura e zootecnia», conclude Piero Piccioni, direttore regionale dell’organizzazione agricola. «Invece ogni Regione ha portato avanti le proprie istanze: a questo punto il Veneto ha votato contro la ripartizione».•
L’Arena – 30 giugno 2014