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Svolta dell’agricoltura giovane: “Macchine di qualità e green”

Una ricerca rivela che nelle 2 mila imprese italiane (In Europa siamo secondi solo alla Germania per numero di lavoratori) negli ultimi anni è aumentata l’efficienza, è diminuito l’inquinamento e sono cresciute le esportazioni. Grazie all’età media degli addetti, che si è abbassata. Ecco perché

ROMA – Il cibo è, assieme alla moda e al design, uno dei pilastri dell’export italiano. E l’export è, a sua volta, è una delle poche voci in crescita di un bilancio nazionale in profonda sofferenza. E’ normale dunque che l’attenzione si concentri sugli exploit del vino, del milione di ettari coltivati in modo biologico, dei 249 prodotti tipici. Ma se ci fermassimo qui non capiremmo perché l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa e perderemmo di vista le radici tecnico scientifiche che da secoli costituiscono l’altra faccia della creazione del bello: l’attenzione all’uso intelligente delle risorse, all’innovazione, alla ricerca. E invece, a sorpresa, salta fuori il volto di un’agricoltura che non solo vince la scommessa sulla qualità, ma cresce legandosi ad antichi saperi nel settore della meccanica e occupando così quote aggiuntive di mercato. La fotografia si ricava dalla ricerca presentata dalla Fondazione Symbola e da Coldiretti alla fiera della meccanizzazione agricola di Savigliano. Una ricerca che analizza un campo determinante non solo per i risultati diretti che permette di raggiungere ma per le ricadute in termini di immagine complessiva del paese: le macchine per produrre beni. E’ già successo con le ceramiche, settore in cui abbiamo perduto il primato della quantità ma abbiamo conservato la leadership nelle regole (estetiche e tecnologiche) di produzione.

Ora il processo si ripete per le macchine agricole: aumenta l’efficienza, diminuisce l’inquinamento, crescono le esportazioni. Con circa 2 mila imprese – precisa la ricerca – l’Italia vanta il primato europeo per numero di aziende e con oltre 31 mila addetti è seconda solo alla Germania per numero di lavoratori. Idem per il fatturato: 7,3 miliardi di euro contro i 7,6 della Germania. Risultati ottenuti grazie a un consistente sforzo in termini di innovazione: in due anni, tra il 2008 e il 2010, l’energia utilizzata per unità di prodotto si è ridotta del 40% e sono diminuiti di circa 9 mila tonnellate i rifiuti e gli scarti di lavorazione. Il risultato è un export di 3,8 miliardi di euro che traina il saldo della bilancia commerciale di settore.

Un settore, quello agricolo, su cui è rimasta attaccata un’immagine vecchia: la fuga dai campi, l’abbandono. Questo fenomeno è stato vero per decenni, ma oggi i numeri raccontano un’altra storia. In parte per il maggiore appeal dell’agricoltura di qualità, in parte per la crisi che ha chiuso altre porte, nel 2012 è stato registrato in campo agricolo il più elevato aumento nel numero di lavoratori dipendenti: un incremento del 3,6% a fronte di un andamento generale del mercato del lavoro segnato dal continuo e drammatico aumento dei livelli di disoccupazione.

Anche la tendenza all’invecchiamento si è invertita: un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura ha meno di 40 anni e ben 57 mila imprese sono condotte da giovani con meno di 35 anni (dati Coldiretti). Inoltre quasi un’azienda su tre è condotta da una donna. “Cresce anche il numero delle aziende che investono in tecnologie verdi e processi sostenibili”, aggiunge Domenico Sturabotti, direttore di Symbola. “Tra il 2009 e il 2011 il 54,9% delle imprese ha dichiarato di aver ridotto l’utilizzo di energia ed acqua e il 22% di aver ridotto sensibilmente l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti”.

(18 marzo 2013) – Repubblica

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